Piazza San Marco “caput mundi” della tradizione carnevalesca
È il Carnevale più bello del mondo nella città più bella del mondo. E quest’anno raccoglie i Carnevali di tutta Italia, per una kermesse che parla di tradizione, cultura e identità.
Appuntamento lunedì 20 febbraio: in Piazza San Marco le maschere della tradizione, dalla Puglia alla Sicilia, passando per il Piemonte, il Trentino Alto Adige, la Basilicata, il Molise, la Calabria e la Sardegna, sbarcano in laguna portando con sé una lunga storia popolare.
Per “Take Your Time For The Original Signs”, il Carnevale di Venezia 2023 si arricchisce con le maschere che hanno reso celebri i Carnevali d’Italia in tutta l’Europa, alla ricerca del proprio segno originale.
Sono “I Carnevali della tradizione“, individuati dall’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, “un’occasione importante per portare a Venezia e far conoscere i carnevali storici e antichi italiani nella loro valenza antropologica e nella loro diversa evoluzione – ha affermato l’assessore alla Cultura del Comune di Venezia Paola Mar. – È la tradizione nella tradizione. Piazza San Marco diventa per un giorno palcoscenico nel palcoscenico, in un gioco di continui rimandi a riti antichi sedimentati nei secoli, di cui si trova traccia oggi nei Carnevali regionali che rappresentano, per la loro storia e peculiarità, una ricchezza enorme per il nostro paese”.
Dieci i gruppi selezionati, con oltre duecento figuranti, legati dal comune denominatore di esibizioni che si tramandano da generazioni o emanano un legame storico con l’identità del territorio, giungeranno lunedì 20 febbraio da diverse regioni d’Italia ampliando l’offerta del Carnevale di Venezia. Un evento che coniuga la magia del momento più spensierato dell’anno con il patrimonio culturale immateriale delle manifestazioni antiche, ancestrali, che rimandano ai miti e alla tradizione.
“Il termine Carnevale a Venezia compare nel 1094 e per la prima volta viene organizzata come festa pubblica nel 1200, era un momento in cui si dava sfogo alla popolazione, dove ognuno poteva manifestare il proprio disappunto o sostegno anche verso i governanti, dove il doge diventava povero e viceversa – ha aggiunto il consigliere delegato Giusto – ma il Carnevale è ben altro che un solo momento di divertimento, è l’unione delle varie espressioni territoriali che esprimono ciascuna le proprie tradizioni. Il Carnevale è una grandissima, enorme forma di cultura che ancora oggi viviamo ma a volte anche inconsciamente. È fondamentale mettere in rilievo questa forma di aggregazione che va ben oltre il semplice divertimento ma significa condividere le nostre storie”.
La partecipazione dei Carnevali della tradizione si inserisce nel generale palinsesto di spettacoli diffusi e di altri gruppi carnevalizi in Piazza San Marco e nei teatrini del Carnival Street Show coordinati da Massimo Andreoli. “Sono lieto che si confermi questa collaborazione con l’Unpli, che arricchisce di contenuti anche questa edizione del Carnevale di Venezia, da sempre aperto alla valorizzazione delle diverse espressioni delle tradizioni popolari italiane”, ha aggiunto Rosa Salva, amministratore unico di Vela spa.
“I Carnevali della tradizione e le maschere antropologiche d’Italia – afferma il presidente dell’Unpli, Antonino La Spina – rappresentano un importante tassello della più ampia attività che l’Unione delle Pro Loco e la Fondazione Pro Loco portano avanti, su più e variegati fronti, per la scoperta e valorizzazione dei patrimoni immateriali culturali di cui sono ricchi i nostri territori. Vogliamo offrire un approccio diverso al Carnevale, un’ottica più votata alla valenza culturale e di scoperta dell’identità dei luoghi: le maschere rappresentano, infatti, sfilate di personaggi in costume, con la rievocazione di riti che affondano le radici nella storia e nelle tradizioni dei territori rappresentati. Esibizioni che ampliano l’offerta del Carnevale di Venezia”.
Dalla Puglia arriveranno le maschere tipiche “Domino” e l’ “Omene Curte”: il primo una maschera elegante e misteriosa che ha ispirato opere liriche, comiche e drammatiche, il secondo una maschera creata dalla povera gente che, non potendo spendere soldi nel fare abiti adatti allo scopo, la creò con gli abiti di campagna di uso giornaliero nelle famiglie. Sono simboli del Carnevale sammichelino di Bari, che è stato inserito nel 2022 nella lista dei Carnevali tipici italiani, con i suoi festini carnascialeschi ove si balla tutti i giovedì, sabato e domenica dal 17 gennaio al martedì, ultimo giorno di Carnevale. La regione Basilicata porta la sua storia con la tradizione delle maschere di Tricarico, “I Mash-kr”, personificazioni del toro e della mucca che trasformano il corpo in un elemento simbolico che ci parla attraverso i segni. Questa maschera è un sistema di segni, simboli, indizi e sintomi costruiti sulla base della conoscenza dell’uomo, sintesi della cultura del tempo e che continua, ancora oggi, a trasmettere messaggi, un misto di esperienze intellettuali e tradizioni popolari. Le forze della natura saranno protagoniste del Carnevale di Alessandria del Carretto, in Calabria, attraverso “U pohicinelle bielle” e “U pohicinelle brutte”, due maschere dai tratti particolari.
Tra gli altri costumi importanti ci sono anche “l’Uerse”, maschera bestiale con grandi corna, che nella festa tradizionale attraversava il paese in catene, in una rappresentazione simbolica della potenza della natura che veniva domata e tenuta a bada e “a Coremme” che simboleggia la Quaresima e il suo ruolo è quello di chiudere la festività. Dalla Sicilia arrivano i “Giardinieri” di Salemi, una maschera che risale all’età tardo-ottocentesca dell’antica maschera dello “Scalittaro”, caratterizzata da una scaletta, attrezzo estensibile, attraverso cui è possibile offrire caramelle o biglietti alle amate o ai passanti durante il periodo di Carnevale. Ancora dalla Sicilia arriva il Carnevale di Misterbianco con i Costumi più belli di Sicilia e che, allo stesso tempo, non è soltanto uno dei più longevi e celebri dell’Isola, ma rappresenta anche un patrimonio inestimabile riconosciuto a livello Nazionale essendo iscritto al REIS (Registro Eredità Immateriali della Sicilia). Il carnevale di Fonni, in Sardegna, arriva a Venezia con le antiche maschere de “s’urthu” e “sos buttudos” le antiche maschere rappresentano la lotta quotidiana dell’uomo contro gli elementi della natura. Altre maschere sono le “Sas Mascheras Limpias” che rappresentano l’eleganza, la bellezza, il bene. Accompagnate spesso dai suonatori di organetto, di solito invadono le vie del paese al ritmo dei balli e canti tradizionali, eseguendo in particolare la danza fonnese.
Sempre dalla Sardegna e più esattamente da Samugheo arrivano i “Mamutzones” che rappresentano a un tempo la passione e la morte di Dioniso, dio della vegetazione, le cui feste si celebravano in quasi tutte le antiche società agrarie. Dioniso, il dio che ogni anno moriva e rinasceva, come la vegetazione, è rappresentato dalla maschera zoomorfa de “S’Urtzu”, che indossa una intera pelle di capro, con la testa attaccata. Il “Bataru” e la “Maribela” maschere tipiche di Agnona, in Piemonte, arrivano a Venezia portando con loro una storia una storia legata alla dominazione francese. Il Bataru prende vita da una tradizione popolare che definisce gli abitanti come batari. Si narra che per la troppa foga del sagrestano nel suonare le campane in un giorno di festa, il battacchio di una di queste si sia staccato mettendo a rischio i fedeli raccolti all’esterno della chiesa. La compagna, la Maribela, partecipa al Carnevale borgosesiano e a tutti quelli vicini portando amicizia e simpatia. Dal Molise arriva “il Diavolo di Tufara”, espressione simbolica del contrasto tra la vita e la morte, tra il bene e il male. La gente assisterà alle acrobazie del Diavolo, che salta e si rotola in terra, agitando e battendo ripetutamente il tridente sulle pietre delle strade e sugli usci delle case, mentre le altre maschere tentano di prendere in ostaggio con le catene chiunque capiti sul loro percorso. La lunga corsa del Diavolo ha fine verso sera quando, dinanzi si compirà il processo e la condanna a morte di Carnevale.
“I Carnevali della tradizione”, individuati dall’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, hanno debuttato nella piazza veneziana a febbraio del 2018 portando alla ribalta in piazza San Marco, nell’ambito del Carnevale di Venezia, una parte di quel patrimonio culturale immateriale che rappresenta la storia della nostra penisola – afferma il vicepresidente nazionale e responsabile del dipartimento nazionale Patrimonio Culturale-Ambiente-Paesaggio dell’Unpli, Fernando Tomasello – il successo è stato bissato nel 2019, purtroppo le ultime edizioni sono state annullate a causa dell’emergenza Covid. Nelle ultime edizioni, oltre 300 figuranti giunti da tutta Italia hanno regalato uno spaccato della nostra storia al pubblico del Carnevale di Venezia”.
L’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia (Unpli) con 6300 associazioni Pro Loco iscritte costituisce l’unico punto di riferimento a livello nazionale di queste associazioni (la prima è nata nel 1881) che vantano un totale di circa 600mila volontari. Grazie all’accredito UNESCO come consulente del Comitato intergovernativo previsto per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale e alla proficua e costante azione avviata su più ambiti, dai progetti alle iniziative editoriali, l’Unpli ha consolidato il suo ruolo di salvaguardia e tutela del patrimonio culturale, diventando riferimento istituzionale. In tutto il mondo sono 217 le organizzazioni accreditate.