Dark Souls: un’opera geniale!

Nel 2022 è finalmente uscita l’ultima opera di Hidetaka Miyazaki: Elden Ring. Il gioco sta rubando milioni e milioni di ore a giocatori di tutto il mondo.

Ma Elden Ring altro non è che l’ultimo (forse momentaneo) capitolo della saga iniziata nel 2009 con Dark Souls, gioco per Playstation 3. Elden Ring non fa propriamente parte della saga dei Souls, è una storia a parte in un’ambientazione propria, ma di certo a un neofita l’ultima opera di FromSoftware parrebbe molto simile, se non identica, alle altre tre precedenti. Ed è questo interessante particolare che deve attrarre la nostra attenzione.

Dark Souls, il capostipite della saga, è un’opera esemplare e frutto di genialità.

Detta così vuol dire tutto e vuol dire niente, ma facciamoci dare una mano dal grande filosofo del ‘700: Immanuel Kant.

Nella Critica della Facoltà di Giudizio, la terza grande critica kantiana, il filosofo parla del rapporto soggetto-opera d’arte. Tra un paragrafo e un altro, Kant indica quali dovrebbero essere gli attributi di un’opera d’arte per essere tale.

Interessiamoci al terzo capitolo, ovvero Deduzione dei Giustizi Estetici Puri. In questa parte Kant dirà che l’opera d’arte è tale quando questa è opera del genio.

Con questo vogliamo intendere che allora Miyazaki, scrittore e regista dei Souls, sia un genio? Beh, in parte. Quello che ci interessa è però l’opera in sé, non tanto il creatore. Kant dice quindi che l’opera del genio è un’opera esemplare. È proprio questo termine il nocciolo di questa discussione.

Partendo dalla fine, dal primo Dark Souls, la reazione di tutto il mondo videoludico è stata di celebrazione del titolo, tanto che moltitudini di giochi-clone sono stati programmati e venduti al pubblico; non dei giochi che facessero il verso a Dark Souls, ma che cercassero, in maniera originale, di riproporre le stesse  meccaniche di gameplay e particolarità della narrazione della trama (la cosiddetta “lore”, ovvero quella trama che non viene servita su un piatto d’argento, ma che il giocatore deve cercare assiduamente nel mondo di gioco attraverso descrizioni di oggetti, dialoghi e deduzioni personali).

Opere del genere prendono il nome di Souls Like.

L’uscita di Dark Souls ha creato un nuovo standard videoludico. Ha creato una nuova regola.

Kant dice che l’opera del genio è esemplarità perché nello stesso momento, essa si basa su delle regole che l’uomo conosce e, nello stesso tempo, regole che l’uomo riesce solo in parte a percepire, ma in maniera non definita, non concettualizzabile.

È questo che lo spettatore deve vedere nell’arte, qualcosa che in parte sia comprensibile, ma che in parte sfugga alla ragione.

Con questo non s’intende che Dark Souls abbia delle sfumature mistiche che all’uomo sfuggono, ma che il titolo propone dinamiche certamente già viste, ma nello stesso momento, il gioco riesce a diventare “esemplare” perché è l’unico gioco che “è così”.

La quasi totalità delle volte, i Souls Like falliscono nel loro intento, perché non riescono a riprodurre quell’esemplarità della famosa saga. E poiché cercando di replicare quasi in tutto e per tutto un’opera già esistente, smarriscono il senso dell’arte, diventando mero intrattenimento.

Dark Souls è diventata una pietra miliare del videogioco moderno, ed è una grande ed evidente prova di come il mezzo videoludico esiga la sua parte nel mondo dell’arte, perché “segue” le stesse regole dell’arte.

Matteo Abozzi