Netflix, la nostra piattaforma di streaming online amata… ma anche odiata. Se guardassimo con sguardo critico le proposte originali di Netflix, lo getteremmo nell’immondizia: il novanta percento delle sue produzioni non superano la decenza della sufficienza.
A volte ci propone perle rare come “Stranger Things”, per poi proporci prodotti tra serie tv o film che nelle sale cinema sarebbero, anche solo in nuce, rifiutate. Per i cineasti, Netflix è una grande risorsa, ma anche un gran cestino. Ma gli intenditori sanno che tra i meandri del sito della “N rossa”, c’è un grande angolino segreto: quello dei documentari. I migliori prodotti di Netflix sono i documentari. Perché? Non si sa.
Di qualità essi superano qualsiasi prodotto sul catalogo online, ed anche un documentario su come si raccoglie la seta riesce a invitarti alla visione. In questa sede c’è una docu-serie in particolare sulla quale rivolgere la nostra attenzione: High Score. Suddivisa in sei episodi nei quali ognuno affronta un tema diverso, accomunati però da un filo rosso: i videogiochi ai loro albori.
La serie ci parlerà delle origini di Pac-Man, Super Mario vs. Sonic, dei giochi di ruolo… Insomma, di tutto il mondo virtuale nato dagli anni ’80/’90. Dai cabinati e dai primi computer da gaming, quelli senza mouse per intenderci. Molto apprezzato è il modo in cui High Score è impostato. A esempio, l’episodio più “piccante” è quello riguardante la violenza nei videogiochi, tema già in voga dagli anni ’90. High Score decide di non dare un connotato morale al tutto, dicendo cosa sia giusto o sbagliato, ma rimane imparziale. limitandosi a mostrarci il viaggio storico del videogioco in questione.
High Score è una perla rara per le interviste di qualità che troviamo al suo interno. I gamer possono vedere in faccia i creatori del loro passatempo preferito e saranno proprio loro, i creatori, che guideranno la narrazione nel suo svolgimento. Riusciremo quindi ad avere una visione dall’interno del mondo videoludico, proprio dai padri fondatori, ai quali ci affezioneremo!
La serie decide di farci affezionare ai programmatori in questione, raccontandoci i loro punti di forza, ma anche le loro debolezze. La serie targata Netflix racconta come dei semplici ragazzi sono riusciti ad arrivare alla realizzazione delle loro visioni futuristiche… e anche con pochi soldi!
In più High Score decide di usare, come transazioni tra una scena e l’altra, o spezzoni tratti da video dell’epoca, per esempio per tutti i tornei videoludici, oppure di creare da zero un mini cartone animato in 8-Bit per narrarci ciò che non poteva essere mostrato per mancanza video. E va ammesso, questi momenti 8-Bit sono la ciliegina sulla torta. Animati alla perfezione, aggiungono quel lato artistico che un prodotto deve avere.
La visione di High Score è ovviamente consigliata a tutti i gamer, ma anche a chi non sa nulla del mondo del videogioco. È una serie che difficilmente annoia: riesce sempre a tenere alta l’attenzione, riuscendo a farti appassionare a titoli dei quali non sapevi neanche l’esistenza. Inoltre è importante avere una visione basica dello sviluppo dei videogiochi, visto che sono uno specchio della nostra epoca. L’avanzare delle tecnologie è indiscutibilmente legato alla creazione di videogiochi nuovi e. se l’avanzare delle tecnologie corrisponde alla necessità di un cambiamento mentale del mondo, allora i videogiochi sono la rappresentazione del pensiero che si evolve.
Conoscere il perché dei videogiochi, vuol dire conoscere il perché delle nostre scelte quotidiane.
Matteo Abozzi