L’ultimo lavoro della Sony è campione nelle vendite, ed è una cosa positiva. Il 19 giugno ha finalmente visto la luce l’ultima fatica della Sony: “The Last of Us parte 2”. La multinazionale giapponese, madre di molti successi sia in campo elettronico che in quello video-ludico, ha accontentato i videogiocatori con il sequel di uno dei più importanti videogiochi di questi anni: “The Last of Us”. Il pubblico, già in delirio dalle prime presentazioni delle sequenze di gioco, ha dovuto aspettare il prodotto per mesi, a causa dei molti rinvii della data di uscita, tanto che i server e i negozi fisici sono stati sovraccaricati di preordini. Si prospetta infatti che il gioco in questione prenderà il titolo di videogioco più venduto della casa giapponese.
“The Last of Us parte 2” narra le vicende di Ellie, ragazza nata in un futuro distopico, dove l’incontro ravvicinato con i non-morti è all’ordine del giorno. Ellie porta con sé un segreto che lo spettatore conosce solamente se ha portato a conclusione il capitolo precedente. La ragazza però non è sola, viene accompagnata nei suoi viaggi da Joel, anche lui personaggio già noto, e da nuove alleanze che troverà lungo la strada per la sopravvivenza. Nella fase di lockdown, molte case video-ludiche hanno deciso di sfruttare il momento per intrattenere i videogiocatori durante le lunghe ore passate in casa. Come mai “The Last of Us parte 2” è riuscito a battere i suoi competitor nonostante la recente uscita? La risposta è semplice: arte. L’ultimo prodotto di Sony, per quanto riguarda il gameplay (l’immersione del giocatore), confeziona in modo egregio un prodotto che racchiude le migliori tecniche videoludiche viste da cinquanta anni a questa parte, così da farlo risultare oltremisura scorrevole e avvincente.
“The Last of Us parte 2” non si ferma qui. Decide di creare non solo un mondo di gioco realistico, ma anche di dedicare la maggior parte dell’attenzione all’aspetto emotivo e artistico. In questo periodo storico, dove anche nel mondo dei videogiochi comanda la frenesia totale (guardare per esempio i vari spara-tutto in prima persona), i gamers decidono di sedersi, accendere la propria console e godersi uno spettacolo immersivo, che combina fasi action strategiche alla calma narrazione di una trama resa importante dai propri protagonisti. Questo è il suo punto di forza. I creatori si sono impegnati a dare vita e spessore ai personaggi del gioco e, per quanto la trama possa sembrare semplice, è grazie alle scelte e ai dialoghi dei protagonisti che si crea quell’effetto “catartico” nello spettatore.
L’arte del videogioco è la più potente tra quelle esistenti. Comprare un videogioco può essere comparato a comprare un biglietto per il teatro: assistiamo all’azione sulla scena dalla nostra poltrona ma, nel videogioco, ci sentiamo più responsabili di ciò che avviene ai personaggi, dato che il comando dell’azione stessa viene lasciata a noi e non agli attori fatti di pixel. “The Last of Us parte 2” vince su tutti gli altri rivali per l’umanità presente alla sua base. Il gioco non si accontenta di donare al giocatore un mondo sconosciuto e di lasciarglielo esplorare, ma decide di farlo entrare in sintonia con il suo alter ego virtuale. Se Ellie sarà ferita e piangerà, il giocatore non potrà fare altro che piangere insieme con lei. I videogiochi diventeranno la forma d’arte più pura ed è quindi un bene che le vendite dell’ultimo prodotto Sony siano alle stelle, nonostante il rifiuto generale da parte delle generazioni sopra i quarant’anni nei confronti dei videogiochi, che vengono visti come una perdita di tempo e di diottrie.
È infatti facile constatare come le accuse siano false e basate su nessun presupposto logico, in quanto i giocatori sono muniti di senso critico e sono riusciti a riconoscere l’importanza culturale di quest’opera. Invece di basarsi su pregiudizi, sarebbe utile riuscire a sfruttare i videogiochi in tutte le loro sfaccettature, come una sorta di ponte tra vecchio e nuovo. Alcune case di produzione hanno capito l’importanza di sviluppare giochi improntati all’apprendimento e all’accrescimento di cultura. Essendo i videogiochi di per sé immersivi, l’apprendimento attraverso di essi sarà più immediato. Non si può accusare inoltre che l’attuale generazione perda troppo tempo con i videogiochi ma è responsabilità dei genitori aiutare i figli a regolarizzare gli orari di svago. In secondo luogo il videogioco non può essere visto solo come una perdita di tempo fine a sé stessa, perché, come già abbiamo constatato, il videogiocare è un’esperienza a trecentosessanta gradi, che riesce a superare l’impatto che potrebbe altresì dare un film visto al cinema o in televisione. “The Last of Us parte 2” è un buon auspicio. Dostoevskij diceva: “La bellezza salverà il mondo”.
Molti di noi in questi anni hanno iniziato a gettare la spugna e a pensare che la bellezza non esista più, ma l’ultima perla di casa Sony dimostra il contrario. “Non si è mai fregati veramente finché si ha una buona storia da raccontare”, scriveva Alessandro Baricco, e la storia di Ellie dimostra di essere un’ottima storia, ricca di azione, zombie, amore e odio. La catarsi è totale. Il giocatore riesce a sfogarsi, ad apprendere e ad emozionarsi grazie ad una televisione ed un buon gioco.
Matteo Abozzi