Domani è San Valentino, il giorno in cui si regalano cioccolatini e rose, ma di queste ultime abbiamo già parlato ne “La duplicità delle rose”, quindi oggi trattiamo un’alternativa: l’anturio.
L’anturio, o anthurium, è una pianta composita dove la foglia, a cuore, richiama la sessualità femminile, e l’inflorescenza centrale, allungata, quella maschile.
Fin qui è evidente il collegamento al lato erotico, più che a quello romantico, ma come nelle rose così anche nell’anturio c’è il binomio Eros e Agape, con la differenza che in questo caso a supportarci arriva uno dei personaggi più considerati durante il 14 febbraio: Cupido.
Nell’immaginario moderno Cupido ha la forma di un puttino, con ali, arco, frecce e una sfrenata passione per centrare a caso i bersagli; in sostanza è un angioletto un po’ dispettoso.
Nell’antichità la questione era più seria, intanto Cupido aveva diversi nomi, oltre a questo – di derivazione latina –, tra i quali Eros – greco – e Amore – di nuovo latino –, nonché una bella serie di miti che lo vedono protagonista, in alcuni si parla delle sue origini, in altri delle sue gesta – non sempre di benefattore, ed ecco il lato “dispettoso”, ma ogni azione degli dei nei confronti dei mortali è sempre prevista dalle Moire, o Parche, e sicuramente non c’è niente di casuale.
Ciò che è indicativo per il collegamento con l’anturio è il dualismo “Eros/Amore”, perché se da un lato Cupido è il dio dell’erotismo, dall’altro lo è anche dell’amore “divino”, ma ancora manca un tassello, che si trova nelle sue frecce: a forma di cuore.
Secondo una leggenda, anticamente si riteneva che l’anturio fosse la pianta che Cupido usava per le proprie frecce, che per questo hanno assunto oggi la forma con cui spesso le vediamo rappresentate nel periodo di San Valentino, e sempre per questo l’anturio è una valida alternativa alle rose.
Silvia Costanza Maglio