La duplicità delle rose

Di rose ce ne sono una varietà che oserei definire quasi “infinita”, proprio come i corrispondenti significati, perciò verranno presi in esame, per il momento, i casi più comuni di “ieri e oggi”.

Odiernamente le rose rosse esprimono “amore” o “passione”, se ne regalano dozzine o anche una sola: a prescindere dalla quantità, sono il gesto romantico che si compie a San Valentino o quella piccola attenzione che fa piacere ricevere in qualsiasi occasione.

Se si regalano rose gialle spesso sono indice di gelosia, o possono significare tradimento, ma se il momento è specifico e soprattutto felice, allora indicano gioia. Se invece sono bianche rappresentano purezza, il colore è la discriminante perché se i fiori hanno un loro linguaggio, per i colori è lo stesso e sembra una banalità da dire, ma è per questo motivo che nella florigrafia è importante prenderlo in esame tanto quanto la varietà del fiore.

Tolta questa parentesi, un tempo il significato della rosa era ancor più complesso, per certi versi, perché una rosa comune rappresentava la bellezza, in quanto spesso lodata dai poeti per quest’attributo (era il fiore simbolo di Afrodite, dea della bellezza e della femminilità), ed era invece la rosa borraccina (centifolia muscosa) a essere l’affidataria del compito di portare un messaggio d’amore, un amore conteso alla voluttà, un amore sia carnale sia “spirituale”, dove nessuno dei due prevale sull’altro ma si equilibrano.

Eros e Agape insieme e in continua sfida e parità, come le spine e i petali che si completano a vicenda, spesso si dice che “una rosa senza spine non sia una rosa” e così, analogamente, ecco il significato: Eros e Agape che vanno di pari passo.

Una rosa bianca accompagnata da una rossa erano sinonimo di “pene d’amore”, l’amore innocente, candido, che si accosta al colore del sangue, della sofferenza.

Un mazzo di rose invitava a fare del bene, poiché la rosa è un fiore delicato, quasi effimero, come effimera è la bellezza, pertanto va coltivato il proprio interiore.

La rosa quindi ha sempre avuto un lato legato, in qualche modo, al tormento, quantomeno quelle tipologie riconducibili all’amore prevalentemente di coppia, dove la passione, che oggi ha soppiantato la voluttà nel significato del fiore ma che non ne è sinonimo nonostante abbiano somiglianze, è tanto dolorosa quanto lo scorrere del tempo e di conseguenza lo sfiorire della beltà giovanile, che ancora oggi, talvolta, viene visto come un cruccio.

La differenza principale tra la visione passata e quella presente sta nella diversa accezione che oggi si dà a Eros e Agape, nonché al diverso peso, quando un tempo, invece, avevano il medesimo valore.

Silvia Costanza Maglio