Immaginazione culinaria

La cucina, oltre una necessità, può essere un luogo dove nascono tante emozioni.
Sia per chi prepara che per chi mangia.

In meditazione culinaria abbiamo parlato di come la cucina possa essere un luogo che ci accoglie e raccoglie dentro una dimensione meditativa e sospesa dell’essere.
Ma cosa avviene prima di quel processo?

Ogni ricetta, ogni piatto ha una storia pregressa rispetto alla sua messa in pentola. Esiste un altro luogo in cui tutto nasce, si sviluppa e trova solo nella fase finale la sua prova e la messa in pratica.
Ogni piatto è frutto non solo di un atto creativo, che è di per sé un’azione atta a creare, ma nasce da una fase di immaginazione.

Quel guizzo, quel pensiero che ci balena nella testa e ci dice “e se provassi a…”, e il nostro pensiero inizia a navigare le acque dell’immaginazione, dell’assaporare, del sentire quel profumo di quell’idea ancora prima di aver provato a farla.

L’immaginazione culinaria è quell’atto che ci porta a pensare come abbinare certi sapori, come risaltare certi ingredienti e creare quel giusto mix per rendere il piatto un’armonia di cose.
Non è un atto creativo di per sé, è proprio un esercizio di immaginazione che possiamo fare tutti.

Non serve nulla di particolare. Ognuno ha una conoscenza di base degli strumenti della cucina, di alcune tecniche di cottura, degli ingredienti e dei condimenti.
Si tratta solo di immaginare la sinfonia che ne possa uscire, il quadro dipinto in quel piatto che possa farlo pregustare ancora prima di assaporarlo con il gusto.

Come vedere una nuvola in cielo e rivederci un coniglio, una tartaruga o un pulcino.

Si tratta di immaginare soluzioni diverse con gli stessi ingredienti, perché ognuno si immagina quegli ingredienti dentro di sé prima ancora di mangiarli o di crearli.

L’atto creativo nasce sempre da un’idea, ma l’idea è sempre il risultato di un atto di immaginazione del reale.
Quei famosi “e se ci aggiungessi un po’ di spezie la prossima volta?”, o leggendo una ricetta quei “potrei metterci questo invece che quell’ingrediente che a me non piace”.

L’immaginazione culinaria è quella fase precedente a tutto, la pregustazione mentale dell’insieme degli ingredienti e della ricetta che vorremmo fare.
Appare sotto forma di profumi, di ricordi di sapori mescolati insieme o accompagnata da immagini di quegli ingredienti, che ci appaiono in testa e provano, in questo atto immaginativo, a comporre quel piatto dentro di noi. Vedi un limone e pensi al suo profumo, a quanto sta bene grattugiato dentro una crema catalana che potremmo mettere in una frolla leggera. E perché no, con un pizzico di sale.
Si tratta della nostra nuvola che prende forma, e noi siamo il vento che cambia le forme per farci vedere la cosa che stiamo immaginando.

Se ci sentiamo poco creativi in cucina, o pecchiamo di poca fantasia per la creazione dei piatti, possiamo stare tranquilli: l’immaginazione non è un talento che si ha o non si ha, l’immaginazione è una qualità che tutti abbiamo.

Se sviluppiamo piatti nuovi che ci balenano nella mente quando guardiamo degli ingredienti o se iniziamo a mettere giù delle ipotesi su cosa mangiare guardando nella nostra dispensa o frigorifero, siamo in piena immaginazione culinaria.

E se cucinare è bello perché permette di esprimere queste immagini che si formano dentro di noi, è sicuramente più bello custodire quei profumi, quei gusti che ci prefiguriamo in bocca e che restano dentro di noi finché non ci mettiamo ai fornelli, per condividerli finalmente con qualcuno.

Alessandra Collodel