L’avvento è iniziato da un po’ e l’8 dicembre è già passato, riempiendo le case dei colori del Natale, tra l’albero decorato a tema, o seguendo l’istinto, e il presepe rimpinguato degli elementi che, spesso, si perdono da un anno all’altro.
Le pubblicità, con canzoni tradizionali del periodo, risuonano in loop per invogliare l’acquisto dei regali, tra una scena e l’altra di qualche film natalizio dove la neve è sempre la benvenuta, con una buona dose di magia, quella magia del Natale che non per forza è sovrannaturale, ma ha un che di misterioso.
L’inverno ancora non è arrivato, ma se ne sente l’aria sferzante in ogni dove, anche solo a casa, con la voglia di festeggiare nonostante tutto. In qualche regione i fiocchi di neve sono già comparsi, ricordando i sogni di quando si era bambini ed essere felici era più semplice.
Bastava un pupazzo di neve, anche stortignaccolo e con il naso a carota pendente, una battaglia a palle di neve, o solamente un guizzo della lingua per catturare un fiocco gelido e sentirlo sciogliersi sul palato, mentre la voce di una madre avvertiva del freddo e dei possibili malanni di cui non ci s’interessava, perché c’era la neve e niente poteva andare storto.
E quando si rientrava a casa, con le guance arrossate e lo sguardo spiritato, si pensava ai festeggiamenti, al calore della famiglia, alla letterina da scrivere a Babbo Natale, alla Befana o a Santa Lucia, con un po’ di timore che potesse arrivarci del carbone, pensando alle marachelle dell’anno che stava per finire, e allo stesso tempo con tanta speranza per quello che era un evento unico, speciale.
E poi, al fatidico giorno, c’era il gusto semplice dell’aprire il pandoro e riempirlo di zucchero, o assaporare i canditi del panettone, per poi attendere la mezzanotte con quella meraviglia che solo i bambini riescono a provare.
Poco importava che l’inverno portasse con sé una notte più lunga, o svuotasse i rami degli alberi non sempreverdi, perché c’era quel desiderio costante di scoperta, incoraggiato dalla curiosità verso quello strano periodo che manda in letargo gli animali e non li risveglia fino al suo termine.
Crescendo il gusto per il Natale può restare, o disperdersi, le cose che da piccoli ci apparivano come sensazionali, perdono di fascino, divengono scontate e banali, eppure c’è una piccola scintilla che non si spegne mai e in questo periodo divampa, quella della speranza che le cose prima o poi miglioreranno.
L’inverno non dura per sempre e il Natale lo ricorda.
Silvia Costanza Maglio