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Quando il Covid bussa alla porta

Che fosse una gran brutta bestia lo avevo capito fin dagli inizi, complici i miei interrotti ma proficui studi di medicina, ma per comprendere quanto sia realmente “bastardo” il Covid-19 è stato necessario entrare in diretto contatto con lui. E subirne i suoi malefici influssi.

Dolori di schiena come se avessi scaricato tonnellate di pietre, mal di testa, spossatezza totale, febbre che dagli oltre trentotto gradi precipita improvvisamente a poco più di trentacinque per poi risalire, dolori che passano e sembra di star meglio per poi ripiombare nell’angoscia della bassa saturazione di Ossigeno. E quel totale, assoluto, angosciante isolamento durante il quale ho dovuto apprezzare la grande utilità delle piattaforme streaming con le quali ho fatto la più pantagruelica scorpacciata di documentari sugli animali e sulla natura. Nei quattro/cinque giorni di totale isolamento cui sono stato costretto la mia cultura ne ha senza dubbio tratto giovamento e il tempo è passato, lentamente certo, ma non così tanto da schiantarti il sistema nervoso.

Quattro/cinque giorni di isolamento totale, perché così pochi? Ma perché poi questo simpaticone di virus ha avuto modo di incontrare il resto della famiglia e sistemarci tutti nella stessa barca, almeno abbiamo potuto ricominciare a fare quattro chiacchiere tutti insieme guardandoci negli occhi, anche se rispettando la distanza. Non si sa mai. (Un consiglio utile: per pochi euro vale la pena comprare un saturimetro, ma non diventatene “schiavi” controllando ogni dieci secondi! Tre volte al giorno sono più che sufficienti per tenere la situazione sotto controllo).

E poi, improvvisa, arriva la svolta: niente dolori alle ossa, meno facile affaticarsi, odori e sapori ricominciano ad affacciarsi e la fame è una sensazione gradevole che ti fa capire una cosa importante: l’organismo ha reagito e richiede carburante. Ti mangeresti un bue grigliato, intero.

Insomma, alla fine o quasi dei giochi si tirano le somme e il risultato che ne viene fuori è decisamente particolare e ti fa capire quanto la libertà sia un bene assoluto che non può accettare compromessi, ma che se è costretta a farlo per motivi superiori (e una pandemia lo è senza alcun dubbio) il suo rispetto deve essere totale. Ma che sia ben chiara una cosa: nessuno può privarci della libertà senza dare la certezza che questa dovrà tornare a ogni costo. La libertà non può e non deve essere sottoposta ad alcun altro interesse che non sia quello superiore della salute e della reale salvaguardia della popolazione!

Cos’altro possono insegnare giorni e giorni di isolamento? A permettere a chi ne sia stato costretto di poter dare un consiglio che non ha tema di smentita o di critica: Non fidatevi di Internet! Non cercate soluzioni nel WEB! Non vi fidate del “me l’ha detto un amico che l’ha avuto”!  

L’unico che può dare i consigli giusti è il vostro medico di fiducia. Questo Virus ha molteplici sfaccettature e non presenta sempre le stesse a tutti coloro che infetta ma varia, si adegua, è “schizofrenico” nei suoi comportamenti.

Analizzate bene i vostri sintomi e spiegateli nel modo più chiaro possibile al vostro medico, sarà il modo più saggio per indirizzarlo verso la terapia giusta per voi.

Internet è senza dubbio un aiuto incredibilmente valido per farvi passare più agevolmente il tempo di un’eventuale quarantena, ma il bombardamento di informazioni che è in grado di veicolare può risultare quanto mai negativo e gettarci nella più totale confusione, scatenando quella che è forse la peggiore reazione nell’affrontare il Covid: l’ansia. E l’ansia ovatta il cervello, non lo fa agire e lo manda in cortocircuito.

Ettore Collini