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Diari di Viaggio: New York City

La città più famosa al mondo. Nuova Amsterdam, così era chiamata dai coloni Olandesi, stabilitisi nel 1624 nella “lower” (bassa) odierna Manhattan.

L’isola di Manhattan fu comprata alla tribù locale, i Nativi Americani “Lenape, per un valore di 24 dollari di merce di scambio, intorno ai mille dollari odierni.

Scoperta cento anni prima dall’esploratore italiano Giovanni da Verrazzano, i primi a risiedervi furono proprio gli Olandesi.

Nuova Amsterdam divenne New York – appunto dal Duca di York – dopo la conquista inglese del 1664. Se non l’avessero conquistata, probabilmente oggi a New York si parlerebbe olandese. Capitale degli Stati Uniti dal 1785 al 1790, è sempre stata la città più popolosa: partendo da Manhattan con 300 persone si arriva oggi a otto milioni circa di abitanti. Non solo, è la città con il più alto numero di etnie al mondo. Solo nel 20mo secolo, il Queens, Bronx, Brooklyn e Staten Island si unirono a Manhattan e formarono New York come la conosciamo oggi.

L’appellativo “The Big Apple”, la Grande Mela, fu dato per la prima volta dal cronista sportivo John J. Fitz Gerald che nel 1920 sentì degli Afroamericani far riferimento alle grandi vincite, appunto the “big apples”, che si facevano alle corse di cavalli a New York. Divenne poi famoso nei primi anni Settanta, come mossa pubblicitaria, per attirare i turisti a New York. Un po’ come la Coca Cola, che vestì Babbo Natale di rosso ed è così che abbiamo imparato a conoscerlo.

La prima volta che ho messo piede a Manhattan, ho respirato immediatamente la città che non dorme mai. Altro che smog o confusione!

Manhattan, a mio avviso, non è una città per persone lente o annoiate, è la città che più di tutte, appena esci di casa o dal tuo hotel, ti succhia tutta l’energia che hai e ti ricarica con altrettanta di nuova.

A New York si cammina molto a senza rendersene conto. Manhattan è tagliata verticalmente, rispetto al fiume Hudson, in due dalla 5th Avenue che divide la città tra West ed East Manhattan. Le strade principali “avenues” si sviluppano in verticale – come la famosa 5th Avenue – mentre le secondarie “streets” in orizzontale.

Infine, Manhattan è divisa in tre zone ben distinte, molto diverse tra loro: Downtown, la parte bassa di Manhattan, dove ci sono stati i primi insediamenti; Midtown e Uptown.

Uptown con l’Upper East Side è la parte più ricca e un po’ snob della città, almeno questa è la mia esperienza. Case e abbigliamento più classici, la Signora in Chanel, i suoi splendidi palazzi con il portiere in divisa col cilindro.

Il Museo Guggenheim, il Metropolitan (Upper East Side), lo splendido Museo di Storia Naturale nell’Upper West Side e, anche, il negozio di Ralph Lauren che comunque va visto.

Se dovessi spiegare al meglio la differenza tra Uptown e Downtown Manhattan, direi che sarebbe come scegliere di uscire con Charlotte o Carrie di Sex & the City, anche se io adoravo Samantha.

Ogni volta che invece penso a Midtown, mi viene in mente il sovraffollamento, cosa che purtroppo non vediamo in questi mesi. Sei proprio nel mezzo, è il distretto degli affari, Time Square, i teatri di Broadway, l’Empire State Building, il Chrysler, il Moma, luci, colori, clacson, taxi e tanta, tanta gente.

Quando mi sono svegliato la prima mattina, la luce dei grattacieli ha fatto sì che non riuscissi a contenere l’emozione. Una mia amica del New Mexico – dove si vede un cielo stellato unico, grazie alle sue distese desertiche e all’aria pulita – mi disse che le dispiaceva molto per la gente a New York, perché non potevano vedere il cielo, le stelle, non c’era aria pulita e non c’erano piante e alberi.

Io, per l’amore che nutro per questa città, risposi che non era vero e che c’è Central Park, il suo polmone verde. Lei mi rispose: “Sì, un giardino. Per respirare e vedere un po’ di natura, puoi andare solo lì”. Io ero scioccato, perché qualcuno aveva definito Central Park un giardino, ma se ti piace vivere nella natura, nella tranquillità tra grandi spazi e infiniti cieli stellati, capisco il punto di vista.

Passeggiando i miei occhi erano rivolti verso l’alto e, a differenza della mia amica, mi sono sentito e mi sento sempre coccolato dai palazzi a Manhattan, affascinato dalle scale antincendio e attratto dai bellissimi palazzi di mattoni rossi con i gradini, come le famose “brownstones” – le case di mattoni – a Brooklyn. Il fumo che esce dai tombini, la metropolitana. Sono l’unico che, forse, riesce a chiacchierare con gli estranei in metropolitana a NY.

E poi c’è Downtown, dove sorgevano bellissime le torri gemelle, il Financial District di New York, la famosa “Borsa”. Tribeca, Soho, Little Italy.

I miei posti preferiti sono però il West Village, Washington Square, Greenwich Village “il Village” (che deriva dal “distretto verde”, dato dagli Olandesi), dove ho scelto ai tempi di andare a vivere. Greenwich, che è stato una piantagione di tabacco e sede del primo penitenziario a New York, non poteva diventare negli anni che la culla di culture alternative, degli artisti, delle visioni progressiste, delle gallerie d’arte, dei teatri off Broadway, delle idee, del design. I suoi piccoli café, la Magnolia Bakery dove mangiavo i migliori capcakes (piccoli muffins) della città, il Meat Packing District che aveva appena cominciato la sua incredibile vita notturna.

Quando si pensa a New York, Manhattan, si pensa a un posto caotico dove tutto passa troppo velocemente. Manhattan è il centro del mondo e puoi immergerti nel suo caos o sederti e ascoltare un ragazzo con la sua chitarra. Camminando, è difficile trovare qualcuno di New York, quindi, quando ci andrete per la prima volta o ci ritornerete, fate un bel respiro, tuffatevi come se lo steste facendo dalla scogliera, trattenete il respiro e poi aprite gli occhi e lasciatevi andare, perché potete essere tutto quello che volete.

Andrea Colombera