Una passeggiata per Londra, Chapter 2

La Monarchia e la presenza dei “Reali”, tra i più conosciuti al mondo, si respirano costantemente. Passeggiando per gli splendidi giardini di Hyde Park, si arriva ai giardini di Kensington, una volta privati, ora parchi pubblici dei Giardini Reali di Londra.

In questa passeggiata – che se avete fiato, può comprendere ben quattro parchi collegati nel centro di Londra – si rilassano mente e spirito, si guardano quegli splendidi prati all’inglese, i laghetti, le anatre (io sono uno di quelli che si ferma a guardare le anatre che nuotano e le fontane nei laghetti), la gente seduta sull’erba che ride, bambini che corrono e lì, a un certo punto, si vede un palazzo: “Il Kensington Palace”.

È proprio lì, di fronte al parco pubblico, quasi indifeso, che sorge il palazzo dove viveva Lady Diana, attuale abitazione di William e Kate e molti altri membri della Famiglia Reale.

Uscendo dal parco si può anche vedere l’entrata del Palazzo, che sembra poco protetta, sembra.

Il quartiere di Kensington e Chelsea è uno dei quartieri residenziali più belli di Londra. Non a caso, poco distante il palazzo di Kensington, troviamo un “edificio” tra i più conosciuti al mondo, che per chi ama la musica e i concerti è un sogno che si avvera: “Royal Albert Hall“.

Mi dimenticavo, per noi comuni mortali, un po’ di shopping: “un salto da Harrods”?

Andiamo alla National Gallery, a Trafalgar Square

Quando mi hanno detto che questa piazza ospitava le stalle reali di Buckingham Palace, ho fatto fatica a immaginarla come una scuderia. Poco lontano, raggiungibile a piedi, c’è l’indirizzo più famoso di Westminster Londra: “10 Downing Street”. La residenza del Primo Ministro Inglese e del Governo. Mi ha sempre fatto impazzire quella porta a pannelli nera, lucida, col numero 10 dipinto di bianco (e lo zero un po’ strano), il telaio crema, sul palazzo nero o grigio (non si può vederlo da vicino, sempre che non siate un Capo di Stato, in caso fatemi sapere) di mattoni a vista con le finestre bianche. La classe della semplicità, vorrei una porta così anche a casa mia.

Il British Museum, in Russel Square, l’ho visitato la prima volta da “giovincello”, troppo per apprezzarne i lavori e il prestigio. Negli anni l’ho apprezzato in modo diverso. Ci sarà qualcosa di buono con la “maturità”.

La Tower of London (Torre di Londra) è la fortezza nel centro di Londra, proprio sulla riva del Tamigi, di fronte al Tower Bridge, il ponte sul Tamigi più famoso. Questa fortezza ha “ospitato” nelle sue prigioni personaggi come Elisabetta I (prima che diventasse Regina) e Anna Bolena, moglie di Enrico VIII, mamma di Elisabetta e cui si deve la prima donna sul Trono d’Inghilterra, appunto Elisabetta I.

Senza di lei e la sua tenacia, credo che l’Inghilterra che vediamo oggi avrebbe un’altra faccia.

Anna Bolena fu tra le poche persone giustiziate al suo interno e se andate a visitare la Torre, c’è una targa dove si presume sia stato eretto il patibolo. La leggenda narra del suo fantasma apparso più volte nella fortezza con la testa tra le mani. Quando alti esponenti venivano incarcerati, c’era il detto: ”Inviati alla Torre”. Alla Torre, ai giorni nostri, sono stati inviati e sono ospitati, non prigionieri ma i Gioielli della Corona. Dentro una stanza buia, si passeggia senza potersi fermare, davanti a corone, scettri, tiare, collier poggiati su velluti pregiati che ti fanno quasi arrabbiare da quanto sono unici. Toccarli almeno, non dico indossarli.

La luce, la grandezza, la sfacciataggine dei riflessi. Un gioielliere inglese mi disse come la Regina Elisabetta fosse una delle due persone al mondo a possedere il diamante nero. Chissà chi possiede l’altro.

Il London Eye è un figata per chi ama vedere il centro di Londra dall’alto, chiuso dentro un uovo, che oscilla con il vento. Qui ci sono andato qualche anno fa. Non amo molto la sensazione di non sentirmi libero. “In alto” non è un problema, è più l’uovo, che oscilla a quell’altezza, che non mi diverte. Poi, a un certo punto, si ferma quando il tuo ovetto (non è così piccolo comunque) è in cima. Ho pensato subito: “Ecco, cosa succede”. Come quando sei in seggiovia o ovovia e ti fermano nel mezzo della vallata e dondoli.

La mia testa ha cominciato a guardare intorno, con scatti nervosi, cercando di intravedere qualche segno, da parte degli altri compagni di uovo. Niente, tutti tranquilli. Anzi felici perché eravamo i primi, più in alto di tutti. A me veniva in mente la pubblicità: ”sempre più in altooo” e cercavo di capire se l’Uovo, in caso di rotolamento, si sarebbe rotto. Finalmente il “manovratore dell’occhio” ha cominciato la discesa e una volta a terra ho fatto una bellissima foto dell’occhio. Fateci un giro, comunque, merita.

Notting Hill

Chi, ditemi, chi non ha visto il film “Notting Hill”. Dolce? Melenso? Una bella storia d’amore nella Londra più romantica. A quanti librai squattrinati o uomini “normali”, è successo nella vita, di sposare una mega star? Pochi, pochissimi. La Portobello Road, le sue case, le porte colorate, l’atmosfera, i suoi negozi vintage, il famosissimo carnevale Caraibico di Notting Hill, il mio bar dove andavamo a berci il Bloody Mary. Uno dei miei drink preferiti e anche famoso per essere un buon rimedio dopo la sbornia. L’origine (più conosciuta) del nome, associata alla Queen Mary, Mary la Sanguinaria (Bloody Mary), lo rende ancora più intrigante.

A proposito di Vintage, se siete degli appassionati come me, il quartiere che da qualche anno è diventato il centro dei giovani hipster, (anticonformisti, indipendenti, alternativi) del vintage, dei nuovi trend e delle idee creative è Shoreditch. Non da meno è il suo coloratissimo mercato dei fiori nella Columbia Road, nel week end.

Lo trovate nell’East End di Londra, che negli ultimi anni, con Brick Lane (famosa per le case del Curry) e Hoxton, sono entrati a far parte dei distretti trendy di Londra. In questi distretti, la street art, lo street food non mancano mai, e poi i boutique hotels, locali e bar. Come dicono gli inglesi, molto “cool”.

Londra è sinonimo di musica e arte innovativa. Mi vengono in mente gli anni Sessanta e la Swinging London. Quando penso agli artisti e alla musica, io, penso a quello che hanno dato a noi, generazioni future, queste leggende.

Arrivando a St. John’s Wood, si pensa a una cosa soltanto: ”Abbey Road” e il passaggio pedonale dei Beatles (Beatles Crosswalk) e la copertina del loro album.

E poi ti trovi lì, davanti agli Studi di Abbey Road, ad attraversare quelle strisce, con fan di tutte le età. Come biasimarci. Quante scritte sul muro adiacente al cancello. La mia amica è nata e viveva lì, a due passi e non poteva fregargliene di meno. D’altra parte, noi Italiani, proprio perché cresciamo e viviamo in mezzo a opere d’arte, ci scordiamo spesso di ammirarle.

Londra, per me, è la congiunzione tra il vecchio e il nuovo mondo. Reali e plebei che si uniscono in una città ribelle e piena di splendidi contrasti. La sanguinaria Regina Mary e Mary Quent, che “scoprì” la minigonna, i fantasmi dei suoi castelli ed Harry Potter col binario 9 3/4 a Kings Cross. Reali dal sangue blu, Sir Elthon John e l’unico Duca Bianco, David Bowie. Il rito del tea alle cinque e la musica dei Rolling Stones. 

A volte sento dire: “Londra, non è più quella di un tempo, è diventata troppo commerciale”. Sorrido e cammino. A me piaceva un tempo e piace anche oggi.

Cambiamo noi, non le città.

E così, quasi per scherzo, come in un film, una musica mi arriva alle orecchie e mi porta, a quegli anni “più belli” che non ho mai vissuto: “All you need is love, tatatatata – All you need is love, tatatatata – All you need is love, love – Love is all you need“. 

Andrea Colombera