Siamo a cavallo degli anni settanta e ottanta, quando l’informatica registrava il massimo boom d’espansione sia tecnologica che culturale, in tempi record. In meno di cinque anni tutte le macchine meccanografiche cedevano il posto ai cosiddetti elaboratori elettronici, o più semplicemente computer, non senza disagi.

Gli addetti ai lavori erano veramente strapagati, dal semplice Programmatore al Capo Progetto. Investimenti di miliardi e miliardi di lire, all’insegna della competitività, per stracciare l’avversario nei tempi di realizzazione, operare nel tempo una inverosimile sostituzione dell’uomo con la macchina, convogliando fiumi di denaro a imprese realizzatrici dei cosiddetti “Pacchetti Software” più o meno personalizzati, ma tutti drammaticamente malfunzionanti in diverse misure.

La corsa all’automazione fu una vera e propria “Febbre dell’oro”.  Le grandi aziende investivano ingenti somme di denaro per la realizzazione al proprio interno di mega-progetti a lungo termine, per automatizzare catene di produzione, servizi, industrie, magazzini, uffici e quant’altro, inseguendo una chimera chiamata “competitività”. Le piccole aziende invece compravano pacchetti di “Office Automation”, per automatizzare e velocizzare la contabilità, la fatturazione, le paghe e quant’altro possibile per ampliare il parco clienti.

Nella buona stesura di un progetto venivano poste le basi per una messa in opera di un sistema informatico adeguato alle esigenze del cliente, con il minimo dei costi per ottenere il massimo dei profitti a medio-lungo termine. I progettisti dunque  erano le persone più importanti (e più pagate) coinvolte in questa fase iniziale dell’opera, la fase più critica di tutto il progetto. “Architetti” e “Ingegneri” del Software, si adoperavano alacremente per costruire le specifiche (più o meno) corrette e (mal) ottimizzate per avviare il cantiere di lavori che avrebbe dovuto realizzare il sistema informatico finale, a partire da un modello informativo sensibile di cambiamenti in corso d’opera, esattamente come succede per l’edilizia durante la Direzione dei Lavori. Questa era almeno la teoria.

Ma la realtà era ben altra: mentre l’edilizia si basa su solidi materiali di costruzione dei quali sono note a priori le caratteristiche e le dinamiche intrinseche, l’informatica, a quei tempi, era carente proprio di quei punti di riferimento solidi su cui fondare concreti presupposti. I progetti erano ad altissimo rischio di fallimento o di mancato rientro dell’investimento iniziale. Nel migliore dei casi il prodotto finale funzionante poco aderiva al progetto iniziale e necessitava sempre e comunque di minuziosi interventi correttivi se non addirittura di pesanti ristrutturazioni.

In questo scenario si muovevano bene Analisti e Progettisti, sempre e comunque necessari per lo start di un’opera e sempre e comunque ben pagati. Il progetto veniva discusso rivisto, rifatto e messo a punto sulla carta dopo una miriade di incontri fra “luminari” dell’informatica del tempo, in questa fase limitata a chiacchiere e documenti cartacei.

E qui entra in scena Lucio Delnuovo, un professionista informatico laureatosi col massimo punteggio al CNUCE di Pisa e entrato velocemente nella scena “politica” informatica dei grandi progetti. Bravo, sì, ma anche molto furbo. In pochi anni, palleggiandosi da un’azienda all’altra, introdusse non pochi guai con le sue “soluzioni estrose” e d’avanguardia.

  • “Dobbiamo modellare il Software affinché sia riutilizzabile in altri progetti. La modularità – affermava Lucio con decisione, convinto delle sue opinioni – non è solo necessaria, ma indispensabile”
  • “Ma… Dottor Delnuovo…  “- replica un capo progetto – “così impiegheremo il doppio del tempo”
  • “Beh? E allora cominciamo subito! Raddoppiando le risorse dimezzeremo i tempi e arriveremo alla pari. Nel prossimo progetto impiegheremo la metà della metà del tempo, e nel successivo meno ancora”
  • “Ma il nostro budget non è sufficiente e…”
  • “E allora chiedete un extrabudget! “– conclude Lucio, lapidario.

Il mega-progetto in questione andò in porto e fu consegnato in quattro anni, con oltre un anno di ritardo rispetto ai tempi di consegna concordati. Fra costi di gestione e penali venne a costare 11 miliardi di lire, contro un incasso di 4 miliardi. L’Azienda Informatica però, secondo Lucio, adesso sarebbe stata dotata di “soluzioni pacchettizzate” pronte in quanto riutilizzabili, per cui un prossimo progetto sarebbe costato la metà della metà e consegnato in tempi rapidi.

Senonché successe un fatto insolito: la tecnologia galoppante, in quattr’anni, ha reso tali moduli inutilizzabili, come succede per le monete e i gettoni fuori corso. I moduli in questione non potevano essere utilizzati sui nuovi Sistemi, più compatti, più sofisticati, che necessitavano una diversa struttura di codice software. L’azienda in questione dovette far fronte a migrazioni tra piattaforme tecnologiche obsolete a piattaforme innovative (per quel tempo), nonché costretta a dismettere completamente il software modulare non scalabile progettato quattro anni prima. Mentre faticava a recuperare le perdite doveva far fronte a nuovi investimenti e ristrutturare completamente il Data Center, oramai obsoleto, con un enorme dispendio di tempo, di lavoro e di denaro.

E Lucio? Lucio si era “dato”, un anno prima della conclusione del progetto, evitando così le ire dei suoi superiori, nonché ritorsioni contrattuali: prima di andarsene aveva designato un capro espiatorio, un successore che, allettato da uno stipendio da capogiro, avrebbe incassato i “pugni” per lui, incapace di rimediare ai danni procurati dal furbo predecessore.

  • “Vi presento Marco, un esperto informatico sulle tecnologie innovative. Lui vi seguirà fino alla fine del progetto. Io purtroppo, per problemi familiari devo andare a vivere all’estero, ma state tranquilli: Marco è più bravo di me!”

Marco, poi chiamò Lucio in disparte e gli chiese:

  • “Scusa Lucio, ma cosa sono queste “Tecnologie Innovative” delle quali mi hai venduto quale esperto?”
  • “Non lo so, Marco, ma il nuovo attira e funziona sempre. Non preoccuparti: non lo sanno neanche loro. Hai dato un occhio all’offerta?”

Marco, incentivato dall’accattivante e generosa offerta di lavoro, senza peraltro approfondire le mansioni da svolgere, si era lasciato convincere a ereditare la conduzione del progetto, accollandosi però tutti i rischi, clausola importante ben velata nel contratto d’assunzione.

  • “Sai Marco, sei fortunato!” – esulta Lucio, soddisfatto per aver passato la patata bollente – “Prendi in mano il progetto adesso che siamo oramai ad un passo dalla consegna! Tutte le rogne di questi anni le ho affrontate e risolte io mettendoci la faccia, mentre il tuo cammino è in discesa. Spero proprio che le mie fatiche non siano state inutili, facciamo tutti il tifo per te!”
  • “Grazie, Lucio, vedrai, me la saprò cavare. Però non ho capito bene una cosa: cosa devo fare esattamente io?” – chiede ingenuamente, dopo aver firmato disinvoltamente il contratto senza neppure leggerlo
  • “Niente! Il progetto oramai va avanti da solo.”
  • “Bene. Allora farò del mio meglio!” – risponde Marco scherzando, senza immaginare lontanamente cosa lo stesse aspettando.

In meno di un anno la situazione era precipitata, il povero Marco non sapeva che pesci prendere e Lucio era ben lontano, cambiato numero di telefono e nessuna risposta alle email. In poco tempo il malcapitato Marco si trovò accusato ingiustamente del fallimento del progetto. Dietro la proposta di una cospicua buonuscita, dovette firmare una lettera di dimissioni in bianco, lettera che divenne operativa dal momento in cui il cliente, furioso, aveva chiesto la testa del responsabile. La testa di Marco gli fu servita in un piatto d’argento, quale unico responsabile  del disastro recato, colpevole di aver firmato, in tempi apparentemente non sospetti,  la sua condanna.

Marco si ritrovò senza lavoro, ma non per molto: la gonfiata liquidazione gli permise di rimettersi in gioco e ben presto trovò un’occupazione, meno pagante ma più appagante dal punto di vista umano.

Lucio nel frattempo, si era rivenduto altrove quale collezionista di successi  incredibili nel campo informatico, e aveva arricchito il suo CV con quest’ultima esperienza, da lui spacciata quale grande obiettivo raggiunto a pieni voti. A chi gli avesse chiesto: “Ma come mai quel progetto poi è fallito?” poteva rispondere tranquillamente:  “Questo non lo so, per tre anni andava a gonfie vele, poi sicuramente è stato ceduto alla persona sbagliata che ha vanificato tutto il mio lavoro, il mio impegno e i miei sacrifici”, alzando notevolmente l’indice di gradimento dinanzi al suo interlocutore di turno.

Lucio si trovò ad operare presto in un’altra azienda di grosso taglio, quale Capocentro del CED. Nel Centro Elaborazione Dati in questione era stata installata una potente macchina con Hardware e Sistema Operativo di ultima generazione, di cui nessuno conosceva le caratteristiche: lui naturalmente si era spacciato quale esperto, ed era stato assunto sulla fiducia dietro notevole compenso mensile.

Non c’era molto da fare, tutto sommato, aveva molto tempo libero, tempo che impiegò per studiare il nuovissimo sistema. Dotato di ottima memoria imparò le caratteristiche più importanti, sicuro del fatto che fossero ignote a chiunque. Scommise ancora una volta sulla propria faccia tosta, posta in gioco: la carriera. Tre mesi dopo arrivò un team di specialisti a installare un nuovo Software Applicativo ritagliato sulle caratteristiche di quella macchina, che avrebbe dovuto automatizzare i processi aziendali nella gestione del Magazzino. Lucio aveva una discreta esperienza su tale tematica e, in poco tempo, riuscì a padroneggiare il pacchetto software. Naturalmente non mancò di farsi la dovuta pubblicità con i vertici dell’Azienda, per lavorare già da subito al suo primo e precoce avanzamento di grado.

In poco tempo Lucio ha il controllo totale della Contabilità Magazzino, polmone dell’azienda, veicolo di business, ed ha imparato a destreggiarsi con il pacchetto software installato. Ha apportato le dovute personalizzazioni  per ottemperare al meglio gli obiettivi aziendali e per avere delle buone argomentazioni sul tavolo della trattativa contrattuale.

Nell’ultima riunione, presenti il CEO, ovvero l’Amministratore Delegato, il CTO, ovvero il Direttore Tecnico, l’IT Manager, ovvero il Responsabile dei Sistemi Informativi e il suo staff di tecnici informatici, Lucio deve giocare bene le sue carte.

  • “Perché utilizzare un pacchetto software di una ditta esterna” – esordisce il CTO – “per poi dedicare una risorsa interna a tempo pieno, qual è Lucio Delnuovo? Abbiamo già il nostro software installato sui nostri sistemi locali, potremmo migrarlo sulla nuova piattaforma hardware, che adesso conosciamo un po’ meglio tutti quanti! Dovremmo anche sbrigarci, fra un mese scade il periodo di prova del nuovo pacchetto software.”
  • “Concordo con il CTO” – prende la parola l’IT Manager – “abbiamo uno staff  di esperti informatici che hanno studiato a fondo il nuovo sistema e potrebbero già da subito analizzare i requisiti della nuova piattaforma per l’upgrade, un mese dovrebbe bastare.”
  • “L’importante è che venga presa una decisione in questa stessa sede” – tuona il CEO – “questa è la decima riunione in quest’anno e ancora siamo alle chiacchiere. Dottor Delnuovo, qual è la sua opinione in proposito, dal momento che lei è il responsabile del CED e dovrà gestire in ogni caso l’operatività del Magazzino?”

Lucio non risponde subito, aggrotta la fronte, guarda negli occhi l’IT Manager e i colleghi informatici per saggiarne la reattività. Poi, con nonchalance, esprime la sua opinione:

  • “Concordo su tutta la linea dei colleghi. Possiamo dismettere il nuovo pacchetto software, anche se funziona a meraviglia, e adattare il nostro software oramai obsoleto alla nuova piattaforma. Ma pongo subito una questione della massima importanza: qualcuno sa come gestire i “Event Flags” del nuovo sistema operativo? È un requisito fondamentale per qualunque software venga installato su questa piattaforma, altrimenti non funzionerà mai. Suppongo che i colleghi informatici sappiano di cosa sto parlando, vero?”

Il silenzio cade timoroso intorno al lungo tavolo. I tecnici informatici si guardano l’un l’altro cercando conforto o taciti assensi. Ma nessuno avanza alcuna seppur vaga risposta.

  • “E il nuovo pacchetto software che stiamo per comprare li gestisce, dottor Delnuovo?”  – chiede rassegnato il CEO, rompendo il silenzio
  • “Certamente, altrimenti come avrei fatto a gestire la Contabilità di Magazzino fino ad oggi? Il nuovo pacchetto software non ha avuto alcun intoppo fino ad oggi e, essendo full-customizable, può adattarsi in breve tempo alle normative gestionali e fiscali che verranno via via introdotte, senza toccare un byte di codice software. La gestione degli Event Flags è risolta a cura delle primitive base invocate dal software stesso.”

Un’altra pausa di silenzio. Le altisonanti e competenti parole di Lucio risuonano come profezie e ricadono sul tavolo come una coltre di nebbia che nessuno è in grado di dissolvere. Nessuno osa obiettare alcunché, poiché  nessuno conosce questi dannati “Event Flags”.

  • “Bene!” – rompe il silenzio il CEO – “stanti così le cose, certi di imboccare la strada giusta, il nuovo pacchetto software ha superato la prova, lo acquistiamo e dismetteremo i sistemi obsoleti e il software esistente. Dottor Delnuovo, da questo momento lei è il nuovo Responsabile Organizzativo di tutte le attività che transitano per il CED, dovrà istruire tutto il personale informatico sulla nuova piattaforma e sovrintendere la Gestione del Magazzino in toto. Tutti gli addetti risponderanno a lei personalmente. Riceverà la lettera d’incarico unitamente all’adeguamento professionale stasera stessa, al massimo domattina. Buon lavoro a tutti e grazie. La riunione è aggiornata.”

Ognuno torna al proprio posto senza proferir parola, ciascuno con in mente due parole: Event Flags. Lucio non riesce a nascondere una smorfia di soddisfazione, si compiace con se stesso, evita gli sguardi increduli dei colleghi. Quando la sera rientra a casa:

  • “Cara? Stasera andiamo al ristorante a mangiare pesce, dobbiamo festeggiare!”
  • “Oh, Lucio! Davvero? È arrivata la promozione? Li hai infinocchiati bene, anche questi?”
  • “Certo, amore, e questa volta durerà più a lungo!  Questi sapientoni sono stati più allocchi degli altri, è stato facilissimo.”

Lucio aveva inquadrato bene i suoi colleghi e, in pochi mesi, aveva studiato le loro forze, le loro debolezze, le loro ambizioni e, soprattutto, la loro superficialità. Gli “Event Flags” esistevano, sì, ma erano una peculiarità del sistema operativo, che nulla avevano a che vedere con il software applicativo, ma valeva la pena metterli in gioco: nessuno avrebbe mai azzardato chiedere delucidazioni, per non fare la figura dell’ignorante davanti agli altri, come il popolo che applaudiva i vestiti invisibili del Re, nella favola danese del geniale Hans Christian Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore”, pubblicata per la prima volta nel 1837 nel volume Eventyr, Fortalte for Børn (“Fiabe, raccontate per i bambini”), titolo originale Keiserens Nye Klæder. Una fiaba per bambini, una delle tante, rivolta agli adulti, come era nello stile di Andersen, una favola più attuale che mai, dopo quasi due secoli.

Nel mondo del lavoro, specie nel campo delle tecnologie informatiche, ancora oggi ognuno opera per sé tirando acqua al proprio mulino. Il Lucio di turno troverà sempre il modo di trarne vantaggio senza grandi sforzi né sacrifici. Recita un noto proverbio: “Colui che sorride quando le cose vanno male, ha trovato qualcuno a cui dare la colpa”.

Lucio sorride ancora .

Vincent

Scrittore, Musicista, Informatico

Tratto da una storia vera, una delle tante