L’intelligenza artificiale? È come quel collega che sa tutto (ma non si vanta)

Hai presente quello che sa dove hai messo le chiavi? Ecco, adesso è digitale!
E così, cari lettori, vi siete finalmente liberati di quella vecchia enciclopedia che occupava mezzo salotto (e che usavate principalmente come fermaporta). Ma ora che Google risponde a tutto, vi sentite un po’ persi tra termini come “intelligenza artificiale”, “machine learning” e “algoritmi”. Tranquilli! È un po’ come quando provate a capire cosa dice vostro nipote di 15 anni: sembra un’altra lingua, ma alla fine sta solo parlando del suo videogioco preferito.
Partiamo dalle basi: l’intelligenza artificiale è come quel collega che ricorda tutto, sa risolvere i problemi e non si lamenta mai. Pensate a Giulia dell’ufficio contabilità, quella che sa a memoria tutte le scadenze fiscali degli ultimi dieci anni. Ecco, l’AI è come Giulia, ma senza l’irritante tendenza a ricordarvi anche quella figuraccia alla cena aziendale del 2018. E soprattutto, non chiede mai un aumento.
Ma come funziona davvero questa “intelligenza” che di artificiale ha solo il nome? In realtà, è più semplice di quanto pensiate. Immaginate di insegnare a un bambino cosa sia un gatto. Gli mostrate mille foto di gatti – gatti neri, gatti bianchi, gatti grassi, gatti magri – e alla fine il bambino capisce l’idea generale di “gattità”. L’AI funziona esattamente così, solo che invece di mille foto, ne vede milioni. E invece di capire solo i gatti, può imparare praticamente qualsiasi cosa: dalle ricette di cucina alle diagnosi mediche, dalle previsioni di vendita alle traduzioni in giapponese.
Naturalmente, c’è chi teme che queste intelligenze artificiali stiano complottando per rubarci il lavoro… beh, non ancora almeno! È un po’ come temere che la lavatrice complotti per rubare il lavoro alla lavandaia. Certo, alcune mansioni cambiano, ma ne nascono di nuove. E diciamocelo: chi di noi rimpiange davvero di lavare i panni a mano nel fiume?
L’AI di oggi è come un assistente super efficiente ma un po’ ottuso. Può aiutarvi a scrivere una lettera perfetta, ma non capirà mai veramente perché state lasciando il vostro capo insopportabile. Può suggerirvi la ricetta ideale per impressionare la suocera, ma non assaggerà mai il vostro soufflé al cioccolato (e forse è meglio così, vista la vostra ultima performance ai fornelli).
“Ma io ho sentito che l’AI scrive poesie e dipinge quadri!” direte voi. È vero! Ma non è creativa nel senso umano. È più come un cuoco che ha memorizzato alla perfezione migliaia di ricette e sa combinarle in modi interessanti. Può creare una pasta alla carbonara con un tocco di lime che risulta sorprendentemente buona, ma non sta provando emozioni mentre lo fa. Non sta pensando “Oh, questo lime cambierà per sempre la storia della carbonara!” È solo un esperto di pattern, di schemi.
Per capire meglio, facciamo un piccolo gioco: “È un’AI o è mio cugino Gennaro?”. Ecco alcune caratteristiche:
Sa rispondere a domande di cultura generale in modo impeccabile, ma non ricorda mai il compleanno di sua moglie. È Gennaro o un’AI? Ebbene, potrebbe essere entrambi, ma l’AI almeno ha la scusa di non avere una moglie!
Può tradurre istantaneamente una frase dal finlandese al portoghese, ma non capisce perché la battuta sulla suocera al pranzo di Natale ha creato venti minuti di silenzio imbarazzato. Questo è decisamente il comportamento di un’AI. Gennaro non sa nemmeno che in Finlandia non si parla russo.
Sa sempre qual è la strada più veloce per arrivare ovunque, considerando traffico, lavori in corso e condizioni meteo, ma continua a indossare calzini con sandali. Mi spiace, questo è sicuramente Gennaro. Un’AI non ha i piedi (per fortuna).
Ma torniamo seri per un momento. L’intelligenza artificiale sta già cambiando il nostro mondo in modi che forse non notate. Quando Netflix vi suggerisce una serie che poi divora il vostro weekend intero, è un’AI che ha capito i vostri gusti meglio di quanto facciate voi stessi. Quando Google Maps vi fa evitare quella coda chilometrica, è un’AI che analizza i dati del traffico in tempo reale. Quando prenotate un viaggio e il prezzo cambia improvvisamente (sempre in salita, guarda caso), è un’AI che ha deciso che siete disposti a pagare di più.
E le applicazioni più utili devono ancora arrivare. Immaginate un’AI che analizza i risultati delle analisi del sangue e trova pattern che nessun medico potrebbe notare. O un’AI che aiuta gli agricoltori a usare meno pesticidi prevedendo esattamente quando e dove serviranno. O ancora, un’AI che traduce istantaneamente qualsiasi lingua, rendendo le barriere linguistiche un ricordo del passato come i modem 56k.
La verità è che l’intelligenza artificiale è solo uno strumento, come un martello o un computer. Non è né buona né cattiva di per sé – dipende da come la usiamo. E proprio come non daremmo la colpa al martello se ci schiacciamo un dito (anche se in quel momento particolare vorremmo lanciarlo dalla finestra), non dovremmo né temere né idolatrare troppo l’AI.
Quello che dovremmo fare, invece, è imparare a conviverci, come con quel collega che sa tutto: sfruttarne i punti di forza, accettarne i limiti e ricordarci che, nonostante tutta la sua “intelligenza”, non sa ancora cosa significhi gustare un buon gelato in una calda serata estiva. E finché sarà così, noi umani avremo sempre un vantaggio.
Nel prossimo articolo scopriremo come l’AI sta già frugando nei cassetti della vostra azienda… ma con il vostro permesso e per una buona causa! Vi parleremo di questa cosa chiamata RAG, che non è un tipo di musica ma potrebbe far ballare di gioia il vostro bilancio aziendale.
HGD
PS. in Kromeidon stiamo già impazzendo con AI… se voi saperne di più contattaci.