A tu per tu… con l’amico Carby

Questo articolo potrebbe essere riassunto con: “C’era una donna di mezza età, la sua ansia e il suo migliore amico”.

Cosa fareste per un amico?
Soprattutto: cosa fareste per un amico che non può difendersi da solo?

Io ho un amico eccezionale: si chiama Carbone, per gli amici Carby.
È sempre stato una testa calda, siamo finiti anche di fronte alla legge per le sue intolleranze, ma io l’ho sempre difeso.

Perché lui era accanto a me quando ho divorziato la prima volta ed ero a pezzi. Mi guardava coi suoi occhioni dorati e non mi giudicava, e io me ne prendevo cura con tutta me stessa.

Carby è il mio cane.

Carby sta male. Adesso ha otto anni, che per un cane ormai al giorno d’oggi non sono tanti, ma suo padre, il Grigio, è morto a dieci anni, e io sono terrorizzata all’idea di perdere un amico così prezioso, come qualsiasi Mamma Ansia che si rispetti.

Qualcuno dirà “è solo un cane” e per me questa gente può andare affanculo, perché non sa cosa vuol dire avere un cane.
Un animale che ti sta accanto quando sei disperata, quando sei arrabbiata, quando sei triste.

Lui c’è sempre stato, nella buona e nella cattiva sorte, senza giudicarmi. Darei la mia vita per lui.
Non ho avuto figli ma so cosa vuol dire prendersi cura di un essere vivente: non è il sangue, è l’anima.

Carby ha masticato indefessamente le chiappe di amici e nemici nel dubbio del suo cervellino che mi potessero fare del male.
Si butterebbe nel fuoco per me. Si merita il meglio. 

… e io, come già detto, sono Mamma Ansia, quindi se Carby sta male, in assenza del mio veterinario che è in ferie e del veterinario ortopedico che è andato in pensione, si corre all’ospedale veterinario di Treviso. A onor del vero Carby è stato bravissimo, questa volta non mi ha masticato le cinture di sicurezza (il kennel è morto con la grandinata e sì, ho fatto una cosa illegale tenendo il cane nei sedili ma, se mi avessero fermato i carabinieri, mi sarei gettata per terra supplicandoli che mi facessero strada fino all’ospedale), quindi il viaggio è stato lungo ma sereno.

Ovviamente per l’ansia mi sono scordata a casa la sua museruola e i sacchetti per la cacca. E altresì ovviamente, se vedi il tuo cane così tranquillo, ti domandi se stia per morire da un momento all’altro. Vabbè.
Arriviamo in ospedale, ci presentiamo alla reception, chiedo cortesemente di poter stare fuori col cane. Chiedo al cane se vuole una sigaretta, cosa che declina. Allora me la fumo io.

Arriva la veterinaria. La sigaretta non è finita. Chiedo se posso spegnerla su una pianta. Mi dice di no. La spengo sulla pattumiera sperando che non prenda fuoco (già successo).

Entriamo e la veterinaria è eccezionale: compila una lunga scheda mentre Carbone mi guarda con aria preoccupata e io mi astengo dal chiedere alla veterinaria un tranquillante PER ME, perché sono nel pieno di una crisi. Resisto. Resiste anche il mio piccolino a una lunga e accurata visita compresa di camminata in cui lui, mi pare logico, invece che procedere si dilunga ad annusare sasso per sasso il parcheggio della clinica. Sono terrorizzata: lui è mezzo bassotto, se sono le vertebre finisce subito sotto ai ferri, e in quell’ospedale vige la regola di separarsi dal cane fino al termine delle cure per non aumentare il suo stress. Io non mi sono MAI separata da Carby. Per dire. Attendo il verdetto, sudo abbondantemente, un po’ per l’ansia un po’ per le caldane della menopausa. La veterinaria alla fine ci rilascia su cauzione: una settimana di antinfiammatori, il primo da somministrare immediatamente, e visita di controllo tra una settimana.

Respiro. Anche Carby respira, pur non capendo un cazzo della situazione e limitandosi a zoppicare. Prendiamo su l’auto per un’altra ora di strada fino a casa. Una volta giunti, subito pastiglia. Che vomita, nonostante il würstel. Altra ansia, che stavolta ricaccio indietro ficcandogli il rimasuglio della pastiglia in gola.

Da domani spaghettata con dentro la pastiglia.  

Piccola nota a margine: il mio dolce divoratore di chiappe pesa venti chili, non crediate che sia un mostro grande come un orso.
Adesso è sul divano che sospira. E Mamma Ansia ascolta.