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A tum tum col cardiologo

Innanzitutto un aggiornamento sulla salute dell’amico Carby detto Amore di Mamma (Ansia), visto che in privato me lo avete chiesto in tanti: sta meglio, spero che rimanga con me ancora un bel po’ di anni.

Adesso torniamo a Mamma: ho fatto la visita dal cardiologo.

Da inizio estate ho la pressione alta, soprattutto la minima.

Niente disturbi particolarmente fastidiosi, l’ho scoperta con Flavio (papà di una mia paziente) che si misura sempre la pressione.
Al che ho preso la macchinetta anch’io e in effetti ho avuto la conferma che la minima è alta.

Ho tenuto il diario pressorio per un mesetto e mezzo, preso la pastiglietta consigliatami dal medico di base (con zero risultati), e poi ovviamente è arrivato il momento di andare dallo specialista.
A dire la verità avrei dovuto già andarci a fine luglio, ma l’estate è sempre molto complicata per il mio mestiere, tra colleghi in ferie e ospedale che non riceve in agosto, dunque ho fissato per metà settembre.

Arriva il  fatidico momento della visita, a cui sono arrivata preparata: esami del sangue, diario pressorio e discorsetto da fare al medico: “Dottore, se mi toglie alcol, caffè e tabacco, mi deve anche togliere la gente di merda, perché io non riesco a vivere così”.

Capirete, io soffro di ansia, ma non l’ansietta che piglia la maggior parte della gente: la mia ansia è bella cicciotta, mi toglie il fiato e mi fa sudare i palmi delle mani come il buon Fantozzi.
Tuttavia sono determinata ad arrivare in ospedale bella combattiva.

Parto molto prima per la visita, sai mai (è sempre l’ansia che parla). Vado in reparto, prendo il numerino.
Attendo.

Due persone anziane non capiscono come funzioni il totem delle prenotazioni in segreteria cardiologica, li aiuto.
Sorrido, sempre.
Sorridiamo tutti e tre allo stesso pensiero: “Se non so fare questa operazione, è perché non ci vengo spesso”.
Beati voi!
Io non ci vengo spesso, ma leggo da cima a fondo le istruzioni di quel benedetto totem che, più che un conta presenze, mi pare l’indovinello di una escape room.

Tuttavia EX Marito N. 2, che di escape room se ne intende, mi ha sempre consigliato di leggere TUTTO (indicazioni a schermo, indicazioni appiccicate al totem con lo scotch, fogli volanti sopra al totem eccetera) e se ne viene fuori.
In effetti ha ragione, grazie.

Ovviamente non vi ho raccontato che, la notte precedente, Sorella Ansia mi ha fatto fare degli incubi poltigliosi di sangue, come ogni volta che qualche pensiero mi disturba, ma andiamo avanti.

Arriva il mio turno, entro.
La cardiologa mi chiede subito tutta una serie di documenti che sciorino, l’infermiera mi chiede di stendermi sul lettino.
Sento il ticchettare continuo della specialista che segna al pc tutto quello che le dico.
L’infermiera, gentilissima, mi attacca millemila ventosine usa e getta al corpo e relativi cavi.
ECG fatto!

La pressione invece non va, nel senso che non funziona il macchinario.
Allora la santa donna va a prendere quello strumento medievale che ogni buon sanitario deve ancora sapere usare (me compresa): sfigmomanometro e stetoscopio.
Viene fuori finalmente un risultato, registrato anche quello.
Arriva infine la cardiologa a fare un controllo diretto su di me.

Fatto. Torna indietro alla scrivania.
Tic tic tic.
“Adesso sei morta” mi sussurra all’orecchio Sorella Ansia.
E invece no: devo dimagrire 4 kg e fare più movimento.
“Signora, per la minima alta è inutile prendere pastiglie, cammini di più!”

“La bicicletta va bene?”

“La bicicletta è perfetta!”

“Grazie dottoressa, grazie infermiera, arrivederci e buon lavoro!”

Se non fosse che il mio buon nutrizionista è passato a miglior vita, sarei a posto anche per aggiustare il peso, però tutto sommato l’ho sfangata anche questa volta.

Arrivo a casa e stappo una birra, accendendomi una sigaretta.

Beh, che volete? Bisogna pur festeggiare!

Anna Castelli

Laureata in arte orientale, OSS, scrittrice part-time, matta per i cani e per i tatuaggi. Sicuramente curiosa della vita.