Sono giorni strani. Non ho mai amato particolarmente le feste, sarà che nella mia famiglia si iniziava a festeggiare il 30 novembre con Sant’Andrea (il Sior Pare), il primo dicembre compleanno di mia nonna materna e il 17 il compleanno di Siora Mare. Poi ci metti il Natale, il mio compleanno e infine capodanno. Un susseguirsi di festività che mi hanno sempre messo tristezza.
Passano gli anni e festeggiamo comunque. Per San Sior Pare abbiamo cucinato il pesce e preparato un dolce, la buonissima torta Brownies al cacao ( leggi qui la ricetta), il giorno dopo ho preso (come ogni anno) una stella di Natale per mia nonna e le abbiamo dedicato un po’ di brindisi. Messo fuori le lucine di Natale e intanto aspettavamo lo scorrere dei giorni fino al 17.
Normalmente per i compleanni e gli onomastici siamo sempre usciti a mangiare fuori. O del buon pesce nell’osteria sotto casa o semplicemente in pizzeria. Ovviamente in questi giorni la cosa non è fattibile, ma non c’era nemmeno la voglia. Più si avvicinava il giorno fatale e più cercavamo di parlare d’altro.
Ero lì, a rimuginare su cosa potessi fare per rendere la giornata un po’ meno triste al Sior Pare. Così, ho chiamato la casa di riposo dove è ricoverata la Siora Mare da quasi due anni e ci siamo accordati per una video chiamata a sorpresa tra le 14 e le 15. Per la serata invece mega ordine di Sushi a domicilio visto che a lui piace un sacco e non lo mangiava da prima del Lockdown.
Più si avvicina il 17 e più lui è triste, non lo dà a vedere, ma lo sguardo un po’ perso, il parlare più spesso di vecchi ricordi, il continuare a chiedere “Ma ancùo, che giorno xe? (Ma oggi che giorno è?)” denotano questo suo cercare di far finta di niente ma di pensarci costantemente. Io muoio dalla voglia di dirglielo ma gli rovinerei la sorpresa. In mio soccorso arriva ancora la casa di riposo, lunedì potranno vedersi anche se lui fuori e lei dentro. Divisi da una vetrata ma uniti come da 57 anni a questa parte.
Arriva finalmente giovedì, scendo come al solito per pranzare. Io non dico nulla, lui nemmeno. Spengo Alexa e l’ennesima aria d’opera e accendo la tv su Studio Sport, la sera prima ha giocato la Juve, almeno si distrae un po’. Il pranzo prosegue come fosse un giorno qualsiasi. Si parla del più e del meno. Nessun accenno a Siora Mare. Intanto i minuti passano e la casa di riposo non chiama, io alle 15. 30 ho un appuntamento, non so più che inventarmi per prendere tempo.
Sono le 15. 05. Penso a un contrattempo, magari non sono riusciti a chiamare in tempo, boh! Il Sior Pare va in bagno, dentro di me inizio a pregare “Ti prego, non chiamare ora, non chiamare ora…” e ovviamente il telefono squilla. Corro a chiamare il Sior Pare:
– “Papà muoviti, c’è una videochiamata per teeee!”
– “Eeeeee, so drio XXXX, ti speti! ( Eeeeee, sto espletando i miei bisogni corporali, aspetti!)”
– “Ma è Siora Mare!!!“
– ” Ciò, casso, rivo! (Eh, cazzo, arrivo!)”
Vederla anche solo per pochi minuti, poterle parlare. Gli occhi ancora innamorati mentre le cantava “tanti auguri”. A fine chiamata era di nuovo il buon tempone di sempre.
- “E quindi cossa magnemo stasera? (E quindi cosa mangiamo questa sera?)”