Recentemente ho conosciuto un medico omeopata molto bravo che mi ha fatto scoprire il mondo dei rimedi omeopatici. Gli ho posto alcune domande:
– Che cos’è l’omeopatia? Quali sono i principi su cui si basa? Sono realmente efficaci i rimedi omeopatici?
La mia curiosità ha trovato soddisfazione nelle sue risposte. Il Dottor Salvatore Rainò mi ha risposto che le mie sono tutte domande lecite e che spesso gli vengono poste da varie persone, questo dimostra quanto viva sia la curiosità per questa “scienza” centenaria. Sostiene che è un nostro diritto il conoscere “come” e “con che cosa” curarci. Eppure è molto difficile ottenere risposte dalla medicina ufficiale o dagli organi di informazione.
Salvatore mi ha chiarito in modo semplice alcuni di queste domande, partendo dalla definizione etimologica: “Il termine omeopatia deriva da due vocaboli greci, “opeos“, che vuol dire “simile” e “pathos” che significa “sofferenza patologica”. Mentre Allopatia (o medicina tradizionale) deriva invece da “o àllos pàatos” che significa, letteralmente “l’altra sofferenza”. Ma allora cosa vuol dire? Che esistono due tipi di sofferenza? Una “simile” e una “altra”? Che le malattie non sono tutte uguali? Che una è migliore e una è peggiore? Che una può essere trattata con una medicina e l’altra no? Che le nostre sono diverse da quelle degli altri? No le malattie sono tutte uguali, le nostre e quelle degli altri.
I due termini “òmeos” e “àllos” (simile ed altro) si riferiscono semplicemente ai due principi ispiratori delle due medicine. L’omeopatia si basa sulla “legge dei simili“, l’allopatia sulla “legge dei contrari“. Che in latino prendono il nome di “similia similibus curentur” e di “contraria contrariis curentur“. Il significato delle due frasi latine è: “il simile può curare il simile” e “il contrario può curare il contrario”. Non è facile spiegarne il significato.
L’esempio che il dottore mi ha fatto per spiegarmi questo principio è il seguente: ” prendiamo per esempio un eczema, e cioè una zona cutanea localizzata, arrossata, che si presenta gonfia e un po’ sollevata, molto pruriginosa. Il medico allopatico pensa – “questo arrossamento è l’espressione di un infiammazione, l’istamina che è causa di alcuni dei sintomi, può essere liberata dal contatto con un allergene. Il paziente è allergico a qualcosa, quindi diagnostica un eczema su base allergica, come lo curo? Darò un antinfiammatorio per l’infiammazione, esempio una pomata al cortisone se è localizzato e antistaminico per bocca”. Abbiamo quindi assistito ad una sequenza logica che porta ad una prescrizione farmacologica. Cioè il medico agisce con degli “anti” (antistaminico, antinfiammatorio). “Anti” in greco significa contro. Agisco “contro” qualcosa. Contro la malattia, a volte anche contro le difese e contro la vita (il termine antibiotico deriva dal greco “anti-bios” che significa, appunto, contro la vita). Ed ecco il significato di “contraria contrario cutentur”. Io curo una manifestazione patologica tramite il suo contrario.
E un medico omeopata invece come pensa?
“Cè un eczema”. Il ragionamento è comune: manifestazione clinica, causa, diagnosi. Come lo curo?
Si utilizza lo stesso farmaco (diluito e dinamizzato) che è in grado di causare questa manifestazione. L’allopatia usa il farmaco concentrato, l’omeopatia lo usa diluito. Scegliendolo fra quelli in grado di produrre, in dose ponderale, l’effetto, la patologia che si vuole curare.
Il ragionamento è il seguente: – Ho una sostanza, l’Istamina che mi provoca rossore, dolore , edema e prurito. Si diluisce questa sostanza che provoca questi sintomi tante volte, fino a che nella soluzione che si somministra al paziente non ve ne sia più nemmeno una molecola. Con questo metodo, si cura il paziente con la stessa sostanza che provoca la sofferenza. Cioè l’istamina diluita e dinamizzata è in grado di curare le manifestazioni cliniche che l’istamina concentrata (cioè non diluita) è in grado di causare.
E siamo alla legge dei simili definita come “similia similibus curentur”. Un simile è in grado di curare manifestazioni simili.
La differenza tra le due medicine sta quindi proprio nel modo di trattare di trasformare una sostanza da concentrata (lesiva per l’organismo) a diluita (curativa per lo stesso). Quindi immaginiamo di ragionare così: Una sostanza concentrata causa una certa malattia, la stessa sostanza diluita costituisce la terapia con la quale curarla.
Come si produce un rimedio omeopatico?
Diluendo e dinamizzando una sostanza. La diluizione 1:100 viene detta 1 CH centesimale. Le diluizione più usate sono la 5 CH centesimale, la 7CH, la 9 CH, la 30 CH, la 200, la 1000 e persino la 10.000 CH (MXK).
Ma allora cosa rimane della sostanza di partenza? Assolutamente nulla perché la tintura madre è composta dal 50% di sostanza e dal 50% di soluzione.
Allora come può una sostanza esercitare il suo effetto benefico se, semplicemente, non c’è più?
“Ogni volta si verifica una sfida al principio della ragione. Sarà in grado quell’acqua, o quello zucchero omeopatizzati, a dare sollievo alle sofferenze fisiche e psichiche del paziente? Certo che sì, quantomeno non gli agiranno contro. E il metodo generalmente funziona. Sia su patologie psichiche (ansia, depressione, attacchi di panico, insicurezza) che fisiche (cefalea, eczemi… ecc).”
Associare la psicoterapia all’omeopatia è caldamente consigliato perché più che nei farmaci il segreto della guarigione sta da ricercarsi nella nostra psiche. Se la nostra psiche può farci ammalare, avrà certamente anche le energie, i mezzi e le potenzialità per farci guarire”.
Maura Luperto