La parola “lapidario” deriva dal latino lapidari e significa colui che lavora con le pietre. Il termine ha varie accezioni e si riferisce a chi per professione intaglia le pietre preziose o si occupa del loro commercio, ma anche a un trattato che descrive le proprietà dei minerali. Nel medioevo questo termine si riferiva a un’opera didascalica sulle presunte proprietà esoteriche curative e talismaniche delle pietre in relazione con l’astronomia e l’astrologia.
L’intagliatore di pietre non veniva considerato un vero e proprio artista ma solo colui che “migliorava” l’aspetto di una pietra che già racchiudeva in sé la bellezza. Ne poteva migliorare la lucentezza e il modo in cui rifletteva e diffondeva la luce, risaltarne le venature, ma nulla più. Forse è questo il motivo per cui non sono noti i nomi dei lapidari del passato. Il loro lavoro è stato silenzioso, ma nella loro umiltà a volte hanno creato delle vere e proprie opere d’arte.
La fama del lavoro del lapidario è antica quanto il mondo. Non appena l’uomo scoprì che poteva migliorare l’aspetto delle pietre sfregandole, lucidandole e lavorandole con strumenti, non esitò a farlo. Nel corso dei secoli e in tutte le culture, i lapidari hanno eseguito il loro lavoro sulle pietre, lavorando la Giada in Cina, il diamante e la perla in India. I lapidari arabi introdussero la loro arte in Europa partendo dalla Spagna, e gli ebrei poi la diffusero in tutto il continente.
È però nel medioevo che l’arte dei lapidari raggiunge il suo apice artistico ottenendo un riconoscimento che poi iniziò a scemare nel rinascimento.
Oggi il lavoro del lapidario è quasi del tutto scomparso grazie all’introduzione di sofisticati strumenti di intaglio, resistono alcuni artigiani che continuano ad intagliare le pietre in modo tradizionale perché sostengono che le macchine “uccidono l’anima delle pietre”.
Gli antichi greci avevano raccolto una biblioteca di volumi sui minerali e sulle loro proprietà. Uno dei primi testi giunto fino a noi – “Il trattato delle pietre” – appartiene ad un discepolo e amico di Aristotele: Teofrasto (3372-287 a.C.) racconta dell’importanza medica dei talismani e dei minerali. Anche Plinio il Vecchio con la sua “Storia naturale” (23-79 d.C.) dedica gli ultimi libri di una compilazione di più di duemila opere ai minerali e alle arti che li utilizzano. Dioscoride (I sec. d.C.) nel suo “Sulla materia medica” parla delle proprietà terapeutiche dei minerali, un’opera che rappresentò un modello di ispirazione per molti atri scritti.
Gli Arabi ereditarono dai greci oltre all’uso delle pietre, anche la tradizione dei lapidari. Uno dei primi trattati di questo genere è il ” Kitab mannari’ al-ahjar“, attribuito ad un autore del IX secolo, Utarid. Nel X secolo, il filosofo e medico Abu ‘Alì al-Hussayn ibn Sina, meglio conosciuto come Avicenna, fu il primo a classificare i minerali in metalli, solfuri, pietre e sali.
Nel XIII secolo appare il “Libro delle pietre preziose“, opera di Mohamed ben Mansur basata in gran parte sulla tradizione greca.
Sull’opera redatta da un cristiano di Alessandria (il naturalista) si basa invece quasi tutta l’opera dei lapidari europei. Vi sono enumerate in greco le proprietà di cinquanta animali, piante e pietre, ricavando insegnamenti morali da ognuna di esse in relazione con l’immagine di Cristo e della Chiesa. Pertanto non è strano che una delle opere più importanti di quel periodo sia frutto della mano di un rappresentante della chiesa, e cioè “il liber lapidum sei de gemis” di Marbodo, vescovo di Rennes, scritto nel XI secolo e destinato a diventare un classico e un riferimento per tutte le opere posteriori.
Tra gli autori medioevali di lapidari abbondavano santi e religiosi: Sant’Epifanio, Anastasio Sinaita, Corrado D’Amburgo, Riccardo e Ugo di San Vittore ecc. La mistica benedettina Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179), per esempio, scrisse un trattato sulle proprietà curative delle pietre in cui indicava le sette virtù curative dell’agata: protegge dai fulmini, scaccia i demoni, scongiura dai pericoli dei veleni, difende da attacchi pericolosi, restituisce la salute ai malati, immunizza dal veleno dei serpenti e serve da scongiuro contro ogni avversità.
Maura Luperto