Il dominio della mente

È opinione comune che la mente ha il dominio sul corpo e sulle emozioni. Un corpo conosciuto molto poco e amato pochissimo, pervaso da emozioni spesso represse a cui difficilmente ci si abbandona totalmente.

Malgrado tutto questo, le emozioni quali rabbia, paura, tristezza, spesso ci pervadono oscurando la capacità di valutare correttamente la realtà e conducendoci oltre il nostro senso etico e oltre a ciò che vorremmo ottenere dalla nostra vita.

A volte emozioni profonde come invidia, gelosia e conflitti di potere di cui non abbiamo in parte consapevolezza, ci guidano nelle scelte più infelici.

Il “corpo emozionale” è la dimensione umana più complicata e sofferta, e la nostra società non sa proporre qualcosa di diverso dalla repressione delle emozioni, attraverso la mente e i modelli di comportamento, attraverso il senso del dovere etico, religioso o politico.

E il nostro “corpo spirituale” ovvero la parte più sottile del nostro “corpo energetico”, in grado di offrirci le sensazioni più delicate, sensibili, più connesse alle profondità del cuore umano e dell’Universo intero; in questo caos del vivere, con stress, rigidità, solitudine, separazioni…. trova poca possibilità di esprimere la sua esistenza, riducendo così la nostra consapevolezza, la stessa coscienza della nostra vita.

La mente domina in modo assoluto, e usando le categorie razionali, che concatenano i fatti in modo analitico e lineare, risulta limitata, divisa dalla realtà.

Invece la realtà è un tutto in cui i fatti si svolgono insieme, sincronicamente, all’interno di un processo unico.

Per comprendere e sperimentare la realtà, oltre alla mente, occorrono intuizione, sensibilità, i sensi fisici, e il “senso dell’amore”. Difficilmente nel nostro quotidiano ci si prende una pausa per ascoltarsi, raramente sentiamo il nostro corpo, ascoltiamo il nostro stato d’animo, il ritmo, il respiro, per sentire che semplicemente esistiamo e gioire della nostra esistenza.

In noi domina lo scorrere dei pensieri perché la nostra mente non si ferma mai, e in questo continuo turbinare di pensieri, nasconde, maschera e separa il nostro sentire emozionale, il nostro profondo sentire interiore.

La nostra mente percorre i sentieri della nostra cultura e crea in noi ulteriori scissioni. Perché la nostra è la cultura della separazione, della dualità, del conflitto e della repressione. Da questa sconnessione tra mente e corpo fisico, tra mente e corpo emozionale e spirituale, nasce la sofferenza dell’umanità.

La malattia è il risultato di una profonda dissociazione fra ciò che siamo dentro, fra le grandi possibilità espressive del nostro essere fisico, mentale, spirituale ed emotivo e ciò che la società, la cultura dia questo sistema, ci suggerisce, ci permette di essere.

Quanto è importante per la nostra identità il senso di appartenenza a qualcosa di esterno: a una razza, religione, città; a una professione, un gruppo politico o culturale… a un ruolo, una squadra, al possesso di oggetti firmati… quanto la nostra vita rientra in modelli comportamentali e in formule esistenziali create da altri e che non ci appartengono?

I filosofi del novecento sostengono che il più alto prodotto della mente umana, la visione della vita, è una tragedia senza speranza.

Freud sosteneva che l’uomo di base è un essere pieno di nevrosi e aveva una visione molto pessimistica del mondo.

J. P. Sartre diceva che la vita è nauseante e angosciosa. Kierkegaard parlava di disperazione….. ecc. Un secolo in cui abbiamo assistito ai più grandi eccidi dell’umanità e che ha attraversato guerre mondiali, olocausto, focolai di guerra sparsi in tutto il mondo.

Dopo tutto questo l’uomo riuscirà a ritrovare la gioia di vivere, riuscirà a ridare alla vita il suo valore, la sua dignità perduta?

Il momento attuale che stiamo vivendo è segnato da profonde trasformazioni, molte certezze stanno crollando. I punti di riferimento si stanno sgretolando: la religione, la politica, l’economia ma ci stiamo accorgendo che siamo vivi a prescindere.

Cadono le vecchie sicurezze, e con esse cade il velo dell’ipocrisia, si aprono scenari pieni di domande, di bisogni veri, fioriscono le vere necessità interiori: il bisogno di crescita, di trasformazione profonda dell’individuo, la necessità di essere se stessi fino in fondo, di esprimere il proprio potenziale creativo, il proprio valore. Di vivere una vita sana, colorata dal mondo delle emozioni spontanee, autentica.

La felicità è una condizione energetica, un livello di intensità energetica, una qualità, una frequenza di energia del nostro essere. Possiamo far fiorire questo fiore, aumentando la quantità di energia che pulsa dentro di noi e trasformando la sua frequenza e la sua vibrazione.

Il nostro respiro è il punto di contatto fra la mente e il corpo, fra i nostri pensieri e le nostre emozioni e il nostro corpo fisico.

Il respiro esprime in ogni momento la qualità del nostro vivere. Ogni nostro stato d’animo si esprime con un suo particolare ritmo respiratorio.

Sarà forse per questo che il sistema impone un bavaglio che impedisce di respirare?…………………….

Maura Luperto