C’è qualcosa che non va quando un considerevole numero di persone si ammalano tutte della stessa malattia? Non c’è qualcosa di psicologico forse a livello collettivo?
Milioni di individui manifestano gli stessi sintomi, l’emergenza di questi ultimi due anni, per altro non ancora finita, le complicazioni, le conseguenze a volte fatali, un sistema sanitario nazionale chiamato in causa e del tutto inadeguato… Cosa manca a tutto questo? Manca un altro punto di vista. Molti studi riguardanti le risposte del nostro sistema immunitario hanno da sempre messo in luce che affetti, emozioni, sentimenti influiscono in una considerevole percentuale sul sistema immunitario stesso. Il nostro ipotalamo, il cervello antico, influenza costantemente il mondo ormonale e da li abbiamo ripercussioni continue sulla capacità del nostro organismo di difendersi dagli assalti del mondo esterno.
Forse non sono i virus i nostri nemici, ma le nostre difese immunitarie più deboli, rese meno efficaci dallo stress, dalla vita carica d’ansia di tutti i giorni, dalla depressione, dalla tristezza sempre in agguato, dalla identificazione nei valori più frivoli, più vuoti dell’esistenza. Si corre, costantemente verso che cosa? I virus, come ad esempio quello dell’AIDS, hanno convissuto con noi milioni di anni e sono diventati “virulenti” quando il terreno si è indebolito. Si ammalano di più le persone depresse, quelle che si sentono abbandonate, quelle che subiscono un lutto. Questo è un dato di fatto pertanto le prime risorse devono essere trovate dentro la nostra energia vitale. La gioia, il relax esaltano, rinforzano e potenziano il nostro sistema immunitario.
Non nego certo l’esistenza del virus, e quando milioni di persone si ammalano contemporaneamente bisogna porre una riflessione anche sul nostro “terreno”.
Una cosa è certa: siamo sempre più indeboliti da uno stile di vita innaturale, lontano dai ritmi scanditi dall’Universo, pronti a riempirci di farmaci anche quando non è necessario, a ricorrere allo psicofarmaco non appena sentiamo qualche disagio.
I sintomi dovrebbero indurci a fermarci, ad ascoltare cosa il nostro corpo ci sta dicendo.
Quando abbiamo per esempio un po’ di febbre il corpo ci parla di un fuoco riparatore e rigeneratore, è il segno che l’organismo sta combattendo, sta reagendo. Bloccarlo vuol dire indebolire il sistema immunitario.
La salute è un bene prezioso che non dipende dalla scienza, ma prima di tutto da noi stessi. Il nostro cervello è in grado di produrre gli anticorpi, le sostanze che ci possono difendere dai malanni. Sta a noi aiutarlo.
Maura Luperto