L’alchimia non nasce nell’Europa medievale, ma si tratta di una pratica molto più antica. Infatti può essere fatta risalire intorno al I secolo della nostra era nell’Oriente ellenistico. L’obiettivo iniziale dell’alchimia era la trasformazione dei metalli in oro, a partire dagli esperimenti condotti dagli orafi della Mesopotamia e da quelli egiziani, i quali erano riusciti a creare delle leghe molto simili all’oro. La base della teoria alchemica era la concezione aristotelica della “materia” e della “forma“. Diceva Aristotele: “la trasmutazione dei metalli non è altro che il passaggio a una nuova forma“.
L’Alchimia medievale prese le mosse dagli alchimisti greci che introdussero degli strumenti indispensabili come l’alambicco e i processi fondamentali della distillazione e della sublimazione.
L’impero bizantino li bandì e così furono costretti a spostarsi in Siria e in Persia, da dove trasmisero le loro conoscenze agli Arabi e fu proprio attraverso questi ultimi che l’alchimia approdò in Europa, unitamente a tanti altri saperi.
In Europa l’Alchimia si affinò, assunse profonde implicazioni spirituali e acquistò quelle caratteristiche di ermetismo che la contraddistinguono. In quel periodo fu nominata “Ars magna” (la Grande Opera) e filosofi del calibro di Ruggero Bacone e Tommaso d’Aquino credettero fortemente nella trasmutazione. Purtroppo come in tutte le cose anche numerosi impostori comparvero sulla scena e, per causa loro, venne screditata un’arte che nel tempo ha stimolato il progresso di molte scienze.
L’alchimia presentò implicazioni mistiche che si svilupparono in particolare nel Medioevo, trasformandola in una scienza cabalistica che finì per attrarre l’attenzione e soprattutto le ire dell’inquisizione. Però la “Grande Opera” aveva come obiettivo la realizzazione della favolosa pietra filosofale, il mitico minerale capace di trasformare qualunque altro metallo in oro: la pietra per eccellenza, la madre di tutte le pietre.
Ci sono stati alchimisti che hanno affermato di aver ottenuto la pietra filosofale, alcune cronache pervenute fino a noi raccontano di trasmutazioni effettuate in presenza di testimoni scettici e in grado di smascherare qualsiasi imbroglio. Purtroppo nessun risultato ci è poi pervenuto se non appunto sotto forma di racconto e tutti questi alchimisti sono morti in povertà non certamente circondati da quelle favolose ricchezze che le loro scoperte avrebbero dovuto apportare.
Naturalmente, il processo di realizzazione della pietra filosofale era il segreto più prezioso di ogni alchimista, per il quale ognuno aveva una propria formula. Infatti i libri che ci parlano del processo alchilico lo descrivono in mille modi diversi, contengono nomi a volte incomprensibili, sempre altisonanti ed evocatori: Spirito universale, Spirito astrale, Mercurio filosofale, Mestruo del mondo, Acqua del Ponto, Smeraldo dei filosofi, Mercurio vivo, Carbonchio dei saggi, e così via.
La regola fondamentale degli alchimisti “Sciogli e Coagula” è il processo alchilico che prevede poche operazioni: sciogliere ripetutamente i diversi materiali in sali, acque o solventi, purificando senza interruzione; utilizzare il crogiolo per fondere e ridurre; triturare i diversi materiali riducendoli a una polvere finissima; calcinare, fondere, mescolare e amalgamare, nella speranza che un giorno o l’altro all’interno del crogiolo o dell’alambicco, si produca il miracolo di un cristallo nuovo e meraviglioso, felice risultato di centinaia di migliaia di tentativi falliti. La stupefacente mescolanza che darà un senso a tutti gli sforzi degli alchimisti, “l’oro della millesima mattina”, come viene chiamato. Il premio a tutta una vita di continui sforzi.
Naturalmente ci sono altre regole: il procedimento deve avere inizio in un momento preciso, ossia in primavera, periodo dell’anno in cui, come affermano gli alchimisti, il sole scende sulla terra con il massimo d’intensità vivificante; hanno grande importanza anche le fasi della luna e della posizione degli astri nel cielo, giacché la loro luce non è altro che il riflesso della luce del sole.
Maura Luperto