Le ossa della Gran Madre

Continuando il nostro viaggio attraverso il percorso delle pietre nella storia e nei miti approdiamo in Grecia.

Nella mitologia greca, Deucalion, figlio di Prometeo, è il progenitore del popolo ellenico.
Zeus, irritato con “gli uomini viziosi dell’età del bronzo” decise di distruggere la Terra inondandola. Tuttavia permise a Deucalion e alla sua sposa Pirra, “gli unici sufficientemente giusti”, di sfuggire al castigo.

In una scena che ricorda Noè e il Diluvio Universale. Deucalione costruì un’arca, grazie alla quale il patriarca e sua moglie galleggiarono per nove giorni e nove notti sopra le acque, fino a posarsi sulla cima di un monte della Tessaglia. Là consultarono l’oracolo, il quale spiegò loro che dovevano ripopolare la Terra gettandosi dietro le spalle “le ossa della loro madre”. Deucalion capì subito: la madre era la Terra, e le ossa le sue pietre. Infatti, ciascuna delle pietre lanciate da Deucalion si trasformò in un uomo, così come da ogni sasso lanciato da Pirra nacque una donna.

È evidente che, secondo questo mito, per i Greci, le pietre erano le ossa della Gran Madre, simbolo della realtà assoluta, della matrice di tutte le cose, della vita e di tutto ciò che è sacro.

Le Ciranidi, un testo nato all’interno della scuola di Alessandria, tratta dell’uso delle pietre per scopi medicinali e propiziatori. Questa scuola fu un centro di studi teologici e biblici che, a partire dal IV secolo a.C., si formò attorno al museo di Alessandria. Nel testo si legge:
– “Incidi sopra lo smeraldo un’arpìa, sotto le sue zampe una murena, metti sotto la pietra una radice di salsapariglia e tienila vicino per allontanare le visioni deliranti, i timori e tutto ciò che affligge i lunatici; essa cura anche le coliche. Il suo effetto migliorerà se la si unge con il grasso di murena. È un amuleto divino.”
– “Il rinocero è una pietra che si trova sopra il naso del rinoceronte e ha l’aspetto di un corno. Si inciderà sopra di essa la figura di un pipistrello, e sotto le sue zampe, un’aguglia; sotto al pietra si collocherà un pezzetto di radice di pruno selvatico, e i demoni fuggiranno da colui che possederà questo amuleto. Se lo si nasconde sotto al testata del letto di qualcuno, egli sarà incapace di dormire”.
– ” Incidi su di uno zaffiro uno struzzo che tiene nel becco il pesce chiamato merluzzo; uniscilo a un sassolino trovato nello stomaco di uno struzzo e tienili entrambi addosso. Queste pietre servono per la buona digestione, la virilità e i reciproci desideri d’amore; soprattutto favoriscono la vigoria sessuale in coloro che sono già vecchi e in chi vuol dedicarsi con frequenza ai piaceri amorosi; inoltre, colui che le porta con sé risulta gradevole e apprezzato dal suo prossimo.”

Un’altra testimonianza dell’uso delle pietre nell’antichità la troviamo nella “Storia Naturale” di Plinio il Vecchio, in cui sono descritti non solo gli usi che la civiltà romana fece delle diverse pietre, ma cita anche i procedimenti da loro utilizzati per falsificare rubini e altre pietre preziose con il vetro. Allo stesso tempo, spiega come creassero artificialmente le agate facendo bollire per sette giorni un miscuglio composto di sabbia d’Arabia e miele. Inoltre, racconta anche come sia possibile scoprire le falsificazioni sfregando le pietre con smeriglio, ” perché la materia delle imitazioni è più tenera e fragile di quella naturale”.

Maura Luperto