Le pietre nell’antichità

La Mesopotamia, regione il cui nome significa “paese tra i fiumi” (il Tigri e l’Eufrate), ci offre i primi esempi dell’uso magico delle pietre e dei cristalli.

Nella regione babilonese sono stati rinvenuti alcuni timbri cilindrici, su cui vi erano iscrizioni sacre e decorazioni con pietre preziose: questi timbri venivano indossati come se fossero dei gioielli oppure come amuleti quindi venivano considerati protettivi.

I popoli Assiri, invece, pensavano che i lapislazzuli potessero elevare la spiritualità fino a raggiungere Dio, mentre il diaspro verde veniva considerata una pietra di protezione. Il cristallo di rocca apportava ricchezza.

Le pietre più venerate in Mesopotamia erano i lapislazzuli, insieme alla corniola. Regalare una di queste pietre era un segno di grande valore.

Si racconta, per esempio, che il sovrano Assar-Uballit, il cui regno ebbe inizio a partire dal 1366 a.C. inviò un suo ambasciatore in Egitto “la cui visita fu addolcita dal dono di un carro e di molti gioielli in lapislazzuli“.

Stendardo di Ur, 2500 a.C. Legno intarsiato con lapislazzuli, conchiglie e calcare rosso, 20×48 cm. Londra, British Museum

Le tombe reali assire venivano decorate con grandi quantità di oro e di pietre preziose. Infatti nella camera funeraria della regina Mulisu, la sposa del re Assurbanipal II (884-859 a.C.), furono ritrovati 440 oggetti d’oro, del peso di circa 23 Kg.

Fra questi oggetti vi era una stupefacente corona molto elaborata che raffigurava un tralcio e decorata con liane, grappoli d’uva di lapislazzuli e divinità alate, a significare l’enorme fascino che le pietre hanno prodotto da sempre sull’uomo.

Maura Luperto