Il teschio di quarzo

Tra i popoli amerindi, la scoperta più sorprendente per quanto riguarda i cristalli è un teschio di cristallo di rocca che è stato rinvenuto nell’America centrale: un pezzo che ha creato disorientamento tra gli scienziati e anche nella gente comune che si è recata ad ammirarlo.

Questo teschio di quarzo ialino è una delle opere d’arte più belle che ci siano state tramandate dalle culture precolombiane. Conosciuto con il nome di Mitchell-Hedges, in onore della donna che lo ha ritrovato, è l’unico pezzo di questa tipologia oggi conservato, ma considerate le tradizioni orali e le incisioni rupestri, è probabile che ne esistessero anche altri esemplari.

L’origine precisa del teschio di quarzo non si conosce, anche se le ipotesi più verosimili lo fanno risalire all’arte Maya. Tagliato in un solo blocco di quarzo, è di grandezza naturale ed è vuoto. Riproduce fedelmente tutte le ossa del cranio umano, anche se le suture craniche pare siano state volutamente omesse, verosimilmente per non sciupare la trasparenza della sua parte superiore. Nel tempo sono state fatte molte congetture sulle sue proprietà magiche, e naturalmente ne sono nate molte leggende.

Secondo una di queste, il teschio sarebbe stato intagliato da uno scultore proveniente da una civiltà extraterrestre, mentre un’altra leggenda racconta che sarebbe il frutto del paziente lavoro di generazioni e generazioni di sacerdoti che andarono componendone a poco a poco i tratti fino conferirgli il suo aspetto finale. Il parere di molti esperti è concorde nel ritenere che il teschio riproduca la testa di una donna, pertanto si suppone che possa essere la rappresentazione in cristallo della Dea Madre, creatrice di tutte le cose.

Ciò che è certo, è che la realizzazione del teschio di quarzo dovette richiedere innumerevoli ore di lavoro esperto, accurato e paziente.

La mandibola inferiore è separata da quella superiore e possiede un’articolazione identica a quella umana grazie a una bacchetta di cristallo: questo probabilmente aveva la funzione di simulare la parola, permettendo il movimento della mandibola.

Esponendo il teschio alla luce si ottengono degli effetti sorprendenti, le orbite degli occhi – che sono di forma concava – gli conferiscono un aspetto che appare magico perché i raggi luminosi provenienti dalla parte inferiore del teschio, per riflessione, si proiettano verso la parte superiore come se gli occhi brillassero.

Le ossa mandibolari interne formano una specie di prisma che fa rifrangere la luce in modo particolare: una persona che guarda il teschio dall’alto e da dietro, vede riflesso tutto ciò che si trova riflesso al di sotto delle stesso e che risulta invisibile da qualsiasi altro punto. Inoltre, illuminando il teschio da diversi angoli, si ottengono ulteriori effetti ottici straordinari, quasi ipnotici.

Tutte queste proprietà fanno supporre che il teschio venisse usato dagli sciamani, ma lo scopo è ancora sconosciuto. Tante le teorie che sono state elaborate in proposito, soprattutto legate alla sua appartenenza al sesso femminile.

Inoltre è bene ricordare che il quarzo è un cristallo che possiede proprietà energetiche, il teschio è a grandezza naturale, e gli studi sui cristalli rivelano sempre nuovi dettagli. Pertanto è possibile che si possano scoprire ancora molte cose sul teschio di quarzo.

Gli sciamani delle tribù indiane del Nord America hanno sempre utilizzato i cristalli di quarzo in alcuni dei loro rituali e consideravano i cristalli come la più preziosa delle cose da conservare e proteggere. Alcuni sciamani affermavano che, osservando l’interno delle pietre, capivano tutto ciò che interessava loro sapere.

LE MISTERIOSE TRACCE DEGLI ANASAZI

Tra le culture indigene nel sud ovest degli Stati Uniti, una delle più antiche è quella degli Anasazi. Le sue enigmatiche tracce sopravvivono ancora e i resti trovati negli scavi più recenti hanno dato dei risultati sorprendenti.

Circa un migliaio di anni fa, nei territori desertici degli attuali Nuovo Messico e Arizona, si sviluppò una delle civiltà precolombiane più progredite di tutta l’America del Nord. Gli antenati dei popoli che oggi vivono in questa zona arida e povera sono conosciuti come “Anasazi”, termine navajo che significa “antico”, o anche come indiani “pueblo”, perché costruirono stupefacenti villaggi di mattoni, legno e pietra, alcuni dei quali, come Pueblo Bonito, ospitavano più di mille persone.

Gli Anasazi avevano un rapporto molto stretto con alcuni cristalli, fra i quali il quarzo ialino, l’ossidiana, il giaietto e, soprattutto, la turchese. Negli scavi effettuati in questi villaggi si sono trovati più di 60mila pietre di turchese e nelle pareti delle sale rituali di questi insediamenti, sotterranee e segrete, sono emerse nicchie ricolme di pietre cerimoniali, il cui uso rimane ancora un mistero.

Maura Luperto