Schizofrenia

La schizofrenia (dal greco “schizo” che significa scindere, e “frenos“, cervello) è una grave malattia psichiatrica, caratterizzata dalla dissociazione tra le varie attività psichiche. In sintesi, una perdita di contatto con la realtà, che può avere carattere acuto e/o cronico e può manifestarsi anche in una stessa persona, con sintomi molto diversi.

I principali sintomi che caratterizzano la schizofrenia sono i DELIRI (pensieri scollegati dalla realtà, tra cui spesso manie di persecuzione).
Le ALLUCINAZIONI (disturbi della percezione sensoriale come per esempio immagini e suoni che non esistono).
AGITAZIONE (crisi ansiose anche molto intense).
DIFFICOLTÀ AFFETTIVA (difficoltà ad esprimere e controllare emozioni e sentimenti).
Il disturbo schizofrenico colpisce sia gli uomini che le donne, in media sono colpiti i maschi tra i 17 e i 30 anni e le femmine tra i 30 e i 40.

In Italia si contano 17mila casi in più all’anno. La casistica mondiale conta 50 milioni di soggetti schizofrenici, di cui 33 milioni nei paesi sviluppati. In Italia attualmente i casi sono più di 600mila.

Le associazioni dei pazienti “Aiutiamoli” – “Arap“- “Diapsigra” – e “Usanam“, periodicamente presentano indagini sulla qualità della vita dei pazienti schizofrenici da cui si evidenzia che i casi sono in aumento. Solo il 25% dei malati guarisce completamente in pochi mesi, mentre il 50%, se pur dichiarato guarito, soffre per tutta la vita di episodi ciclici e addirittura il 25% resta invalido in modo permanente. Il problema principale riguarda la diagnosi, che spesso avviene in ritardo rispetto all’insorgenza dei sintomi. Poi inizia l’odissea nei vari centri psichiatrici in cui generalmente non viene assicurata un’assistenza adeguata. (Le strutture pubbliche spesso non offrono un trattamento efficace). Ci sono però alcune associazioni di volontariato che spesso offrono supporti molto apprezzabili. Non bisogna dimenticare che il disagio colpisce direttamente anche le dinamiche affettive ed emotive dei familiari oltre che a gravare economicamente. Spesso alcuni volontari denunciano che si continuano a somministrare i farmaci tradizionali che sedano ma non aiutano a tornare alla normalità.

Ma la domanda è: “Conviene alle case farmaceutiche e alle “Aziende” ospedaliere avere utenti guariti che non necessitano quindi di cure oppure conviene tenere i “consumatori” in un costante stato di malattia”?

Maura Luperto