Flash Gordon o Baùscia?
Santocan, me ne stavo ancora afflosciato sul divano quando il rumore delle ruote dei trolley mi hanno svegliato. Dal lucernario non vedevo il sole e le CANpane non le avevo ancora sentite suonare. “Parte qualcuno” ho subito pensato, preoccupato, con l’angoscia che fosse Rossella a lasciarmi: quelle rare volte che è capitato, mi si è chiuso lo stomaco e mi è passato l’appetito.
«Shagghi andiamo a trovare i fratellini» ha sussurrato Rossella con voce infantile. I “fratellini” sono Stefano, Enrico e Francesca. E vivono a Milano. E di lì a poco, il viaggio sarebbe iniziato.
Ho lasciato l’ascensore come un tappo di CHANpagne alla mezzanotte di capodanno, per quanto ero compresso in mezzo ai bagagli. Il tempo di due pipì, contate, e poi «Forza, sali, su» con Ernesto che mi tirava dal guinzaglio e Rossella che mi spingeva dal sedere. Il sedile era coperto da un vecchio lenzuolo ed era l’unico spazio libero nell’automobile: ovunque, sacchetti, borsetta borsone e borsa frigo, trolley, barattoli, ciotole e, soprattutto, il mio tappetino.
Nessun amico a salutarmi mentre lasciavo Canitavecchia. In effetti, per evitare il caldo estivo, eravamo partiti molto presto. Imboccata l’autostrada fissavo dritto davanti a me, tra Ernesto alla guida e Rossella a lato. Fantastico!, mi vedevo correre a 130 all’ora senza stancarmi, ero più veloce delle macchine che superavo e, più che il vento, in faccia solo un refolo di aria condizionata.
Ogni tanto mi sdraiavo e mi godevo le vibrazioni delle ruote in corsa sull’asfalto: che massaggio delizioso! Quando mi svegliavo, per qualche buca, ritornavo a correre fermo: assai meglio di Flash Gordon.
La prima sosta, il sole era alto da un pezzo. L’impatto con la CANicola estiva che avvolgeva il distriBAUtore di carBAUrante, mi aveva tolto la voglia di passeggiare, così, all’ombra di una tettoia, vicino a un tavolo con tre persone che parlavano con l’accento tosCANo, mi sono lasciato andare a una interminabile bevuta di acqua fresca.
Al nostro arrivo a MiCANo, i miei “fratellini” mi aspettavano fuori dal portone. Quando me la sono fatta sotto, non ho capito se fosse per l’emozione di rivederli tutti e tre in una volta, o per tutta l’acqua che avevo bevuto.
La prima passeggiata è stata in un parchetto dove ho conosciuto Stella e Alpina, due sorelle barboncine che se la tiravano molto. «Sei un BAUscia?» mi abbaiavano, ma io che non capivo il significato, non rispondevo, divenendogli in fretta antipatico.
A MiCANo preferivo evitare i tram, ne ero terrorizzato. Così camminavo per strade larghe e poi, signori miei, sono arrivato in un posto bellissimo dove i boschi sono appesi ai palazzi e i grattacieli attorno a me li guardavo come fossero una corona: Shagghi the king, mi sarei fatto chiamare. E i miei “fratellini”, i miei cavalieri.
BAHO’, però, adesso BAUsta che se penso di essere stato chiamato BAUscia, mi agito di nuovo. Ora dormo un po’.
Alla prossima, se vorrete…
Ernesto Berretti (sotto dettatura di Shagghi)