La fattoria degli animali, Zanna Bianca e Moby Dick, Uomini e topi, La gabbianella e il gatto e Geronimo Stilton e Metamorfosi; Dumbo, Lilli e il Vagabondo, Gli Aristogatti e Il Re Leone; Furia cavallo del West, il Piccione di Povia e i quarantaquattro gatti in fila per tre col resto di due; il Passero solitario, la cavallina storna e la Farfalletta della vispa Teresa; il Braccobaldo Show, Ernesto Sparalesto e tutti i cartoni del mondo. Le tre civette sul comò. Attenti al lupo; lupo ululà e castello ululì; contare le pecore, puzzare come una capra, in bocca al lupo, in culo alla balena e a caval donato non si guarda in bocca.
E, in omaggio alle amiche autrici, i libri “Fiutando il Vento” dell’Aloisi e “Gli Insospettabili” della Savioli.
Animali ovunque.
E se il genere umano fosse osservato dagli animali come noi osserviamo loro?
Canitavecchia, gemellata con Paperopoli e Topolinia, è la città canina di Civitavecchia e tutti i suoi abitanti vivono davvero.
A farvela conoscere sarà il suo sindaco: Shagghi con la “i”, il LabraBull.
Le cronacanine di Canitavecchia
- Io sono Shagghi con la “i”, una promessa mantenuta
“In questa casa o lui o io” è stata la prima frase che il mio strano papà mi ha buttato sul muso, dopo avergli schizzato qualche goccia di pipì sulla ciabatta appena entrato a casa sua. Avevo quasi tre mesi e arrivavo dal canile di Fiumicino. Io sono Shagghi, una promessa mantenuta da Stefano, il maggiore dei tre cuccioli di Ernesto e Rossella. Shagghi con la “i”, senza ipsilon: all’italiana. Quasi all’italiana, perché scrivere sul libretto delle vaccinazioni Sciagghi con la “c” sarebbe stato poco elegante, a detta di Francesca, la mia unica sorella. A battere sul p.c. portatile non ci riuscirò mai, perciò io detto ed Ernesto scrive (se si spaccerà d’essere l’autore dei testi, assecondatelo). Ciò vuol dire che, a circa otto anni di distanza, a casa ci siamo ancora. Tutti e due. E in confidenza, non ci ringhiamo mai contro.
Enrico, il secondo dei fratelli, mi ha pure creato il profilo Instagram @shagghithesuperdog, così magari mi contatta qualche bella pelosa per un incontro e chissà, come dite voi umani?, magari da cosa nasce cosa. Sono un meticcio tra un labrador e un pitbull. Mi definiscono un LabraBull, ma un tempo mi avrebbero chiamato bastardo. Poi dici il peso delle parole… almeno io abbaio e con un semplice bau con intonazioni diverse dico tutto, senza offesa per nessuno. Tu sei bravo? BAU. Sei un deficiente? BAU. Un genio? BAU. Delinquente? BAU. Insomma, BAU è come un diamante: è per sempre.
Superata la fase in cui i miei fratelli mi portavano in giro per provare ad accoppiarsi con qualche femmina (ero bello davvero da cucciolo, n.d.a.)…
«E no, questo non posso scriverlo Shagghi: i miei figli “accoppiarsi con qualche femmina”… ma ti rendi conto? Mica posso scrivere da cane!»
«Bhaò! Erne’, almeno hai la scusa buona: e poi, se ci tieni a entrare al “Giornale delle buone notizie”, io detto e tu scrivi! Altrimenti non se ne fa niente! Siamo intesi? Intesi allora. Qua la zampa! Bau.»
Meglio essere chiari da subito, no?
Come stavo abbaiando prima dell’interruzione, Stefano ed Enrico mi hanno portato meno in giro, per fare musica (pure musicisti, porco gatto). È stato da allora che Rossella è diventata la mia compagna fissa: mentre la trascino in cerca di tracce di cagnoline in calore da annusare e angoli o fusti d’albero da marcare, spero che non cada. Fino a oggi è successo raramente. Ma è successo, perciò ogni tanto fingo preoccupazione, mi volto a guardarla per rassicurarmi, e riprendo a tirarla: «Erne’, se glielo dici vengo a svegliarti alle tre del mattino per portarmi a spasso!»
Anche se non sempre ubbidisce alle mie abbaiate, Ernesto, invece…
«Invece cosa?»
«Mi fai ridere quando mi accompagni, tutto che ti atteggi come fossi un domatore di tigri se riesci a farmi camminare stretto alla tua coscia. Lo ammetto: te lo faccio credere, così, quando rientriamo, in ascensore mi fai i grattini per essere stato bravo.»
«Ma…»
«Dai che scherzo. Bau.»
Nel vicinato mi conoscono tutti e tutti faccio felici: no, non faccio il ruffiano se ad Annamaria do la zampa in cambio dello snack; e se a Lorella lecco la guancia in cambio di un paio di biscotti, è per farla sorridere; e non mi approfitto di Manuela se s’accontenta dell’abbaio per darmi l’acqua; e mica faccio fesso Pasquale se corro un po’ a rincorrere la bottiglietta che lancia per farmi fare un grattone sotto la pancia.
Ma adesso bausta che ho voglia di accucciarmi un po’. Alla prossima, se vorrete…