Shagghi al Milano Design Week: chi ha detto che con un cane non si può?
Santocan, son tornato a MiCANo, ovvero: “andiamo-a-trovare-i-fratellini”; “corro-veloce-senza-muovermi”; “le-pause-quelle-belle-in-autogrill”.
Stavolta, mentre Rossella si è coccolata i figli, io ed Ernesto siamo andati un po’ a spasso per il quartiere Isola, ché già il nome è tutto un programma.
Tutte strade con odori nuovi e parchetti quanti ne vuoi, ma tutti affollati dei soliti spacconi che è stato meglio che non sono entrato, sennò chissà come finiva. Per farmi calmare, Ernesto ha proposto di seguire un nuovo percorso, quello che fino al 10 settembre ha dato vita alla Milano Design Week. Guarda caso tutto si è svolto nell’Isola Design District, con 23 spazi dedicati a esposizioni, mostre e installazioni dell’artigianato che, nello specifico, diventa design, quindi: messaggio (attenzione, sappiate che queste quattro righe le ha scritte Lui, di sana pianta…).
Lì per lì, con la scusa di curiosare da fuori, ho mollato qualche schizzo di pipì con la prosopopea del “gladiatore arivato da Roma”; poi, un opuscolo ci ha informato che ci sono oltre 100 tra designer, studi, ceramisti, fotografi, sarti e aziende che hanno aderito al festival avente per tema “We Are What We Design” e che un’attenzione speciale è data all’ambiente e alle forme più varie di comunicazione visiva (attenzione, le parole in inglese le ha copiate dal volantino, Lui, anche se gli sono seduto al fianco).
All’altezza del numero 17 (sì, proprio quello che vi fa grattare sotto manco aveste le pulci come quello zotico di Sponky, al Pirgo di Canitavecchia), un grazioso cortiletto ospita un laboratorio di ceramiche. Entriamo va, mi dice Lui.
Ci accoglie Francesca Rodolfi, una dei designer del collettivo: «Io ho fatto questi» e ci mostra dei deliziosi quadretti di intrecci di fili che prendono forme astratte e liberano la fantasia: io, in uno ci ho visto una montagna di ossi di prosciutto, in un altro un tappeto di corna di cervo da rosicchiare; Lui, le ha detto che sono bellissimi e ha parlato di galassie, oceani e dune infinite! Bhau…
All’interno del laboratorio, un angolo è stato dedicato alle illustrazioni speciali di Sonia Diab che, oltre a illustrazioni molto originali, s’è inventata un modo speciale per raccontare le fiabe con le sue creazioni, uniche nel genere: io ci ho provato a capire come fare, ma Lui ha detto che sono cose per uomini. Aribhau…
Un altro spazio è stato riempito con gli acquarelli disegnati da Lavinia Fagiuoli con colori tenui e forme delicate che mettono in pace con il mondo, ha detto Lui: io non ero d’accordo dopo la cagnara fatta prima di entrare con un barboncino. Preferivo un biscottino, altro che acquarelli…
Una tavola piena di stampe, di tazze, di carte e di altre diavolerie realizzate da Thomas J Clerici con una vecchia pressa tipografica scovata per mercatini e rigattieri. Bellissimo, tutto, si è limitato a dire Lui. Io, devo dire la verità, sono rimasto offeso perché in mezzo ai suoi animaletti stampati, non c’è neanche un cane: che diamine!
Hai visto che bello, Shagghi? Potrai dire ai tuoi amici di Canitavecchia che hai visto il Festival Design, mi ha detto quando abbiamo salutato per tornare verso casa.
Certo, bello poteva esserlo ancora di più: in questa “Isola” non ci ho trovato una pozza d’acqua per sguazzarci un po’ e poi, diciamolo… la prossima edizione, mettetelo un biscottino o un pezzetto di wurstel per noi pelosi, porco gatto…
BAHO’, però, adesso BAUsta che se penso di essere stato in giro per posti “culturali” mi agito. Ora dormo un po’, che ancora fa caldo.
Alla prossima, se vorrete…
Ernesto Berretti (sotto “parziale” dettatura di Shagghi)