Da giovani con Tigre non ci accAntentavamo di correre.
Da quando avevamo scoperto quello spiazzo vicino al Forte Michelangelo le nostre passeggiate avevano un unico scopo: divertirci come solo noi cani riusciamo a fare.
Tigre è un levriero galgo.
Il giorno che ci siamo cAnosciuti era insieme alle buonanime di Fito e Lucky. Sembravano gemelli, il portamento aristocratico, i musi lunghi, le giacchette sulla schiena e la sciarpetta attorno al collo. Camminavano come modelli di Pulce & Cagnara, due stilisti celebri nel mondo canino.
«Chi?»
«Erne’, che vuoi capire di moda?»
«Ma…»
«Ma niente, bahò, non farmi perdere il filo.»
Insomma, stavo abbaiando che i galgo camminavano come modelli. Porco gatto quanto se la tirano, ho pensato di primo acchito. Poi, però, quando siamo arrivati allo spiazzo, i nostri umani ci hanno tolto i collari e… altro che modelli! Hanno cominciato a correre come gatti che scappano quando vedono un cane. E io potevo stare a guardare? Correvamo tutti, ma loro, i tre galgo, sembravano marCANI arrivati dalla palla bianca nel cielo nero in mezzo a tanti puntini bianchi.
«Arrivati dalla luna.»
«Dalla luna? Sì, dalla luna è più semplice.»
Così veloci avrebbero vinto le Canimpiadi di Canletica Leggera. Quando ci siamo fermati mi hanno abbaiato un po’ di loro: non immaginavo che i levrieri galgo che vediamo in giro sono stati salvati a morte certa!
«Lo so: vengono addestrati con crudeltà per le gare clandestine e poi, quando non sono più buoni…»
«Bauuuuu.»
«Hai ragione Shagghi. È una brutta storia. Sei stato bravo a giocare con loro.»
Se solo avessi potuto, avrei fatto un bel grattino a ognuno, sotto il collo. Quel giorno, dopo alcAni momenti di serietà, abbiamo ripreso a correre e a lasciare il suolo con tutte le zampe per un tempo particolarmente lungo.
«Stai dicendo che stavate volando?»
«Precisamente» correvamo e volavamo come SuperCan.
«Vuoi dire Superman…»
«Per voi umani, Superman; per noi SuperCan.»
Solo che a vederci volare sono stati Stefano, Enrico e Francesca e, da quel giorno, per loro sono diventato “Shagghi the Superdog” con tanto di profilo su Instagram.
«Ma figurati…»
«Bahò, e guarda questa foto! L’hai pure messa sul canputer.»
Ernesto ha messo talmente tante fotografie sul canputer che un giorno, guardandole, se n’è uscito con una frase epica: “Civitavecchia è una città di cani: non c’è famiglia che non ne abbia uno.”
Inizialmente ho puntato le orecchie, orgoglioso, ascoltandolo ancora mentre continuava: “È una città per cani!”
Lo guardavo inorridito, fingendomi distratto mentre stavo immobile, sdraiato sul divano con le zampe incrociate: “La città canina di Civitavecchia: CANITAVECCHIA…”
Cominciavo a preoccuparmi, “…e sarà gemellata con Paperopoli e Topolinia.”
Ernesto vaneggiava, latravo a immaginare cosa potesse dire ancora: “E Shagghi ne sarà il sindaco!”
Ecco, l’aveva detto!
Avete presente i personaggi folli e cattivi contro cui combatte James Baund, il Cangente 007? Ecco, Ernesto mi stava diventando folle come Candfingher o il Dottor KANanga o Kamal KHAN.
È vero, Ernesto è un po’ strano, ma non cattivo. Dunque BAU fu la sola cosa che riuscii ad abbaiare. Ero fiero di essere il sindaco di Canitavecchia. Ed emozionato al pensare che DA GRANDI POTERI DERIVANO GRANDI RESPONSABILITÀ. Lo so, non è una frase che ho dettato a Ernesto, ma lui ha insistito per scriverla. Non voglio farlo arrabbiare, non si sa mai che non mi porti a correre con i galgo.
Fatto sta che da quel giorno, grandi poteri o meno, Canitavecchia è entrata a casa nostra.
Ma adesso bausta che ho voglia di accucciarmi un po’.
Alla prossima, se vorrete…
Ernesto Berretti (sotto dettatura di Shagghi)