CANcordo con voi umani, quando dite che è più madre colei che cresce un figlio piuttosto di chi lo fa solo nascere. Così, tra Sally e Rossella, non avrei dubbi su chi invitare al ristorante per la Festa della Mamma.
La porterei a mangiare giapponese, in quel posto che voi chiamate “Oll iù CAN it”. Anzi, meglio ancora, la porterei in un locale con un menù tipo: trittico di CANnelloni al sugo, CANederli alla Tirolese e BAUcatini all’AmatriCANa, come primi piatti; per secondo un bell’abBAUcchio al forno; in chiusura, CANtucci tosCANi; vino, naturalmente, CANnonau di BAUnei.
E non sarebbe mai abBAUstanza, visto quello che fa per me ogni giorno.
Rossella non CANosce pioggia, vento o freddo che la faccia rinunciare a portarmi a spasso, ogni giorno, mattina-pomeriggio-e-sera. In CANpagnia o da soli, non è importante: facciamo delle belle passeggiate anche se, un paio di volte, l’ho tirata troppo facendola cadere sul prato. Quella volta ero preoccupato per la sua reazione, ma dopo un po’ di sceneggiata, mi ha accarezzato come se non fosse successo nulla.
Lei è capace di fare CAGNAra per proteggermi da chi mi offende: un giorno si è parata davanti a un signore che si lamentava che non potevo camminare senza museruola. Apriti cielo!
Quando mi prepara da mangiare sembra che stia arrivando un ospite importante, per tutte le cose buone che mette nella mia scodella. Ernesto dice che ci sono giorni che io mangio meglio di lui. BAH! SeCANdo me, è solo geloso!
La gente sostiene, e non a torto, che Rossella mi vizia. Bahò, ma che è colpa mia se sono così amabile? Vorrei far provare cosa succede a stare un po’ con me: non per niente mi hanno fatto il profilo Instagram “Shagghi the superdog”.
Le giornate che precedevano il Flash Dog, CANtinuava a fare telefonate per invitare amici, per invogliare il passaparola e per raccomandarsi di non fare troppa CANfusione per non innervosire me e i miei amici.
Insomma, in ogni suo pensiero ci sono io.
E Rossella non lo sa, ma io, la notte, quando sto stravaccato sul divano, sogno di correrle incontro, sulla spiaggia, a rallentatore, con le orecchie che mi sbattono sulle guance al ritmo dei successi di Chaka KHAN o della Kool and the CANg.
Non mangio se lei non c’è, la leccherei in continuazione e la sua ciabatta è il mio scudo quando ho paura di rimanere solo a casa!
Ora, io vedo bambini che alle mamme recitano poesie imparate a scuola, giovani che gli regalano cioccolatini, adulti che gli portano azalee comprate in piazza o mazzi di fiori. Io non posso farlo, ma una leccata in più, uno sguardo in più, un BAU in più, questo sì che mi riesce bene.
«Tutto questo è amore, Shagghi».
«Cosa?».
«A MO RE».
«Amore! Che BAUllissima parola: come la mamma».
Ma adesso bausta che mi emoziono. E poi, ho voglia di accucciarmi un po’.
Alla prossima, se vorrete…
Ernesto Berretti (sotto dettatura di Shagghi)