Una delle grandi lezioni che ho imparato nella mia vita è che il benessere deriva anche dalla libertà alimentare, ossia dalla capacità di produrre il proprio cibo evitando il più possibile prodotti preconfezionati, in particolare i cibi industriali supersofisticati come le barrette, le polverine proteiche, i beveroni vari, etc.: alla larga!
Non dobbiamo dipendere da ciò che non possiamo controllare, soprattutto se la formulazione è protetta da brevetto, come accade nel caso di prodotti a uso dietetico dagli effetti “miracolosi”.
La mia liberazione alimentare è iniziata partendo dal pane, dall’enorme soddisfazione di saper panificare in proprio, imparando a conoscere e scegliere le varie farine, a miscelarle, a lavorarle opportunamente per poi giungere a ottenere il mio nutrimento.
Da sempre amo mangiare il pane, ma da quando ho capito come prepararlo da solo non ne sono più rimasto senza un solo giorno.
Ho pure risparmiato un sacco di soldi: la spesa necessaria per rifornirmi di farine, corrente elettrica e ingredienti accessori è nettamente inferiore a quanto dovrei spendere per acquistarmi il pane dal fornaio.
E… scusate se è poco, ci ho guadagnato sicuramente in salute dato che, con la pratica, ho imparato a selezionare gli ingredienti.
Qualcuno potrebbe obiettare che il tempo profuso nella panificazione viene sottratto al lavoro o al tempo libero. In piccolissima parte è vero, ma ho il mio asso nella manica: la macchina per il pane.
Partiamo dall’inizio.
La mia passione per la panificazione cominciò nel 2001, quando mi fecero il più bel regalo di compleanno della mia vita: la mia prima macchina per il pane, piccolina, ma già perfetta per fare le mie prime panificazioni.
Ricordo le sere che preparavo il cestello con gli ingredienti (farina, olio, acqua, sale e lievito), impostavo il timer, il programma di cottura e la mattina dopo venivo svegliato dall’aroma del pane cotto alla perfezione, pronto per la colazione.
Il bello della macchina del pane, qualunque macchina del pane, è l’estrema semplicità di utilizzo: basta seguire il ricettario, difficile fare grossi sbagli, il pane viene quasi sempre bene.
Con il tempo la pratica di panificare con la macchina del pane mi dischiuse un mondo di opportunità e mi spinse a sperimentare e a conoscere meglio le farine, gli ingredienti accessori, a capire come ottenere lievitazioni più alte o a come fare panificazioni deliziose
Ricordo volentieri i primi successi:
- Il pane con la zucca cotta da mia madre
- Il pane allo zafferano
- Il pane alle olive
- Il pane alle patate
- Il pane della vergogna (con pomodoro triplo concentrato)
- Le pizze!
Questo è solo un piccolissimo elenco delle panificazioni che producevo, sperimentando, talvolta sbagliando, correggendo metodicamente e aggiustando le proporzioni indicate nelle ricette che seguivo.
Di fatto la macchina del pane ha l’enorme vantaggio che occupa poco spazio e non sporca molto, è possibile fare il pane anche senza toccare gli ingredienti, cosa che è impossibile con la lavorazione tradizionale.
Molti mi criticano perché la macchina del pane, quella da poche decine di euro, fa solo pane a cassetta: un cubo di pane da tagliare a fette.
Non è vero! È sempre possibile limitare l’uso della macchina al solo impasto e terminare la cottura in forno dove disporrò la pasta nelle teglie dopo averla suddivisa in tanti panini lavorati con la forma che più mi aggrada.
Ricordo che nel 2007, ospite provvisorio nella casa di mia suocera, preparavo il pane cucinando le pagnottine nel forno della cucina. Quando successivamente tornai ad abitare in piena indipendenza nella mia nuova casa, ripresi a fare il pane a cassetta, per me molto più pratico perché lo riponevo in freezer dopo averlo affettato e lasciato raffreddare: in questo modo avevo sempre il pane fresco strettamente necessario al bisogno del momento.
In casa mia non si buttò mai via una sola fetta di pane vecchio: tutto il pane andava consumato con conseguenti zero sprechi.
Ma la vera rivoluzione cominciò quando mi appassionai di nutrizione e capii che non tutte le farine sono buone per la nostra salute.
Imparai ad esempio che le farine 0 e 00 (doppio zero), le più comuni, sono pessime per la nostra salute perché cariche di calorie, ma estremamente povere di micronutrienti e fibre.
Appresi inoltre che il lievito di birra, ottimo per ottenere panini rapidi e fragranti, non è il massimo per valorizzare le farine di qualità, che con lo studio e la pratica, imparai a conoscere e a lavorare.
Nel 2012, grazie a una cara amica, scoprii il lievito madre e scoprii altresì che si poteva utilizzare benissimo anche con la macchina del pane, non solo, trovai anche il modo per farmi da solo il lievito da zero, partendo semplicemente da acqua e farina.
E fu così che…
Da allora la mia libertà di panificatore fu praticamente completa.
Sulla panificazione ho tantissime storie da raccontare, potrei scriverci un libro, quindi prometto che tornerò sull’argomento.
Desidero solo ribadire che qualunque macchina del pane va bene, in questi venti anni ne ho cambiate cinque o sei, più o meno tutte facevano il loro onesto lavoro di impastare e cucinare il pane.
Quello che conta, il messaggio che mi preme trasmettere, è l’importanza che in ogni casa, in ogni famiglia ci si possa riappropriare della libertà alimentare, libertà di cui la panificazione è uno splendido esempio.
Torniamo ai fornelli, riduciamo i cibi industriali precotti, surgelati, confezionati.
Ricordiamoci che la “mancanza di tempo” quasi sempre è solo una scusa accampata per mancanza di organizzazione, una forma di prigrizia che finisce per relegarci a vivere di “fast food”.
In fondo basta poco, la soddisfazione di produrre il nostro cibo è impagabile e i piccoli elettrodomestici, talvolta utili ma non necessari come la macchina del pane, sono un costo minimo che viene recuperato dal risparmio e dall’opportunità ricominciare a scegliere e a conoscere gli ingrdienti del nostro cibo: tutta salute guadagnata!
HGD