Come vi raccontavo qualche settimana fa, dopo due anni sono riuscita a portare il Sior Pare a farsi un weekend al mare. Dopo un primo giorno di assestamento, il sabato mattino ci si alza presto, ho prenotato l’ombrellone in prima fila (cosa mai successa prima), dobbiamo goderci la giornata!
Tra le tante cose che abbiamo in comune, c’è sicuramente quella di godersi il letto il più possibile di mattina. Un po’ perché ci svegliamo centomila volte di notte, un po’ perché comunque non abbiamo molto da fare, un po’ (soprattutto) per pigrizia.
Ma siamo al mare!
- “Sior Pare, domani ce la fai a svegliarti presto, far tutte le tue cose e esser pronto per le 9:30?“
- “El tempo de avarme, farme ea barba e far coeassion… mi so pronto! (Il tempo di lavarmi, farmi la barba e far colazione… io sono pronto!)”
Come volevasi dimostrare, in spiaggia ci arriviamo per le 10 30, ma è già qualcosa dai! Ci piazziamo nei nostri lettini, io tiro fuori il mio libro e ciao. Relax finalmente! Lui è sempre un po’ così, capace di star fermo non lo è mai stato, leggere non può, per cui è un continuo girarsi e rigirarsi.
- ” ‘Ndemo in acqua?“
- “Papà, penso sia fredda… ma andiamo.“
Il tempo di metterci un piede e torna indietro subito
- ” Xe ingeeada! Come i fa questi a farse el bagno vorìa saver! ‘Ndemo a farse ‘na caminada? (È congelata! Come fanno questi a farsi il bagno vorrei sapere! Andiamo a farci una camminata?)”
Io non sono una grande amante delle passeggiate, al mare preferisco leggere per giornate intere senza pause, ma tant’è, con tutto quello che hanno cambiato meglio se lo accompagno, anche perché poi, come farebbe a ritrovare l’ombrellone giusto?
- “Ma cossa i ga fatto qua co e dighette? Certo che ghe voeva proprio… (Ma cosa hanno fatto qui con le dighette? Certo che ci voleva proprio…)”
È ora di pranzo, decidiamo di recarci al chiosco della spiaggia, in fondo ho preso lì l’ombrellone perchè so quanto buono sia il loro Hamburger.
- “Ma cossa i fa da magnar qua? No ghe xe ‘na pasta? Intanto tome ‘na bira… (Ma cosa fanno da mangiare qui? Non c’è una pasta? Intanto prendimi una birra…)”
- “Hanno anche i primi, ma sono surgelati. Fanno panini, bruschette, toast, hamburger…“
- “Eora tome un toast… no eo magno da ‘na vita! Co gerimo morosi, co to mare andavimo sempre a magnarse un toast e ‘na biretta in qualche baretto. Se scoltavimo ea musica, ciacoeavimo… sì sì, tome un toast! (Allora prendimi un toast… non lo mangio da una vita! Quando eravamo fidanzati, con tua madre andavamo sempre a mangiarci un toast e una birretta in qualche baretto. Ci ascoltavamo la musica, chiaccheravamo… sì sì, prendimi un toast!)
Il pranzo passa veloce, dopo un bel caffè è ora di tornare al nostro ombrellone. Io riprendo la mia lettura, per fortuna dopo un po’ lui si addormenta. Non è semplice per una persona così dinamica dover sempre dipendere da qualcun’altro quando si trova in ambienti non conosciuti. Tant’è che al pomeriggio mi tocca portarlo a fare un’altra passeggiata.
- “Ma ti te ricordi co ti geri picoea che andavimo fino aea diga e tornavimo? Stavimo via un’ora come minimo! (Ma ti ricordi quando eri piccola che andavamo fino alla diga e tornavamo? Stavamo via un’ora come minimo!)”
- “Sì papà, ma te lo puoi scordare ora! Con questo sole e tutto il resto meglio di no!“
- “Ma dopo andemo a berse un spriss? Per che ora? E cossa magnemo stasera? (Ma dopo andiamo a berci uno Spritz? Per che ora? E cosa mangiamo stasera?)”
- “Direi che possiamo berci lo spritz per le 7 e poi ci fermiamo a prendere la pizza e ce la mangiamo a casa che c’è la finale dell’europeo di Volley femminile!“
- “Boh… mi me so già rotto de star quà… no posso gnanca farme e paroe crociate come ‘na volta.. (Boh… io mi sono già rotto di stare quà… non posso nemmeno fare le parole crociate come una volta…)”
Lo accompagno fino a quasi casa e io me ne torno a godermi quella bellissima giornata di sole e mare. Alle 6:30 mi chiama:
- “Eora, ‘ndemo a berse ‘sto Spriss? Mi so già eavà, cambià e petenà! (Allora, andiamo a berci questo Spritz? Io sono già lavato, cambiato e pettinato!)”
Ormai inizia a far freddino, quindi torno a prenderlo e ci troviamo con una mia amica per l’aperitivo. Ormai è quasi un rito quando arrivo lì vederci per uno spritz al volo e raccontarci un po’ le ultime e il Sior Pare di certo non disdegna potesi straviare un po’ e vedere persone diverse dal solito.
Ma il tempo stringe, tra poco c’è la finale da vedere!
- “A che ora e zoga e fie? E come fazemo a vedarla che qua ea tv no ciapa niente? Ne toca andar in bar? E ea pissa dove ea toemo? (A che ora giocano le ragazze? E come facciamo a vederla qua che la tv non prende niente? E la pizza dove la prendiamo?)”
- “Papà, ho portato il computer appositamente, non ti preoccupare, in piccolo ma la vedrai! In pizzeria andiamo qui di fronte!“
E anche questo sabato lo finiamo con una vittoria, il Sior Pare se ne va a letto tutto felice e abbronzato.
- “Ah che ben… se ea gavemo proprio spassada in sti do giorni! Ghe voeva proprio! Ma doman quando partimo? (Ah che bene… ce la siamo proprio spassata in questi due giorni! Ci voleva proprio! Ma domani quando partiamo?)”
- “Pranziamo e torniamo a casa che ci sono i gattoni da soli che ci aspettano!“
- “Ma andemo in spiaggia doman de mattina? Ti ga tolto l’ombreon? (Ma andiamo in spiaggia domani mattina? Hai preso l’ombrellone?)”
- “No papà, non ha senso per 2 ore… quando ti svegli andiamo in riva, mangiamo un boccone e poi torniamo a casa“
- “Ah, va ben…”
Il giorno dopo riusciamo a rispettare il programma. Ore 10 in spiaggia come a volerci godere gli ultimi attimi godibili del mare, 12.30 ritorno a casa, pranzo, caffè e per le 14.30 siamo già in auto.
Passa il viaggio molto silenzioso, arriviamo a casa e mentre scarichiamo l’auto esclama:
- “Ciò, se ea gavemo proprio spassada, vero?“