Negli ultimi anni c’è stato un aumento del mercato dei dischi in vinile, anche se questo fenomeno è ancora relativamente di nicchia rispetto alle vendite di musica digitale. Una delle ragioni principali di questo fenomeno è l’aspetto nostalgico e il fascino del suono “caldo” e “analogico” del vinile. Ma c’è di più. Riavvolgiamo il nastro della nostra macchina del tempo, fino ai giorni nostri.

Un po’ di storia

La storia del vinile ha inizio nel 1948, quando la Columbia Records rilasciò il primo disco in vinile a 33 giri, rivoluzionando così l’industria musicale. In precedenza, la musica veniva registrata su dischi in gommalacca a 78 giri, ma questi avevano una durata limitata e una qualità audio scadente.

Con l’arrivo dei di dischi in vinile, invece, c’è stato un netto miglioramento della qualità: suono più nitido, durata maggiore, inoltre erano anche più facili da produrre e distribuire. Questo li rese molto popolari tra gli appassionati di musica, e in poco tempo i dischi in vinile divennero il formato principale per l’ascolto della musica.

Negli anni ’50 e ’60, il vinile divenne ancora più popolare grazie all’esplosione del rock ‘n’ roll e alla diffusione dei giradischi e mangiadischi. I giovani di tutto il mondo acquistavano i loro dischi preferiti e li ascoltavano insieme ai loro amici, creando così una cultura musicale globale.

Negli anni ’70, i dischi in vinile raggiunsero il loro apice, con artisti come Led Zeppelin, Pink Floyd e The Rolling Stones che pubblicavano album iconici che ancora oggi sono considerati dei Classici. Tuttavia, l’avvento del Compact Disc (CD) negli anni ’80 e ’90 portò alla graduale scomparsa del vinile come formato principale per l’ascolto della musica.

Nonostante ciò, negli ultimi anni, il vinile ha visto una sorta di rinascita, con molti appassionati di musica che preferiscono ancora il suono caldo e naturale dei dischi in vinile, rispetto al freddo suono digitale. Inoltre, molti artisti continuano a pubblicare la loro musica su vinile, creando una nicchia di mercato per i collezionisti e gli appassionati di questo formato musicale storico.

La Rinascita del Vinile

Il vinile ha avuto il suo momento di massimo splendore negli anni ’60 e ’70, ma è stato poi soppiantato dal CD e dal formato digitale, che hanno offerto una maggiore comodità d’uso e una “migliore” qualità in generale: riduzione del fruscio, rapporto segnale/disturbo molto più alto, zero “rumble“, maggiore espansione della dinamica del suono, durata nettamente superiore, usura quasi inesistente. Tuttavia, negli ultimi anni il vinile ha conosciuto una vera e propria rinascita, tanto da superare in vendite il CD e da diventare un simbolo di fascino e di status per molte persone.

Le ragioni di questo revival sono molteplici. In primo luogo, il vinile ha un suono caldo e naturale, che molti appassionati di musica considerano superiore a quello dei formati digitali. Inoltre, il vinile ha un valore simbolico e collezionistico, in quanto rappresenta una forma di nostalgia per un’epoca passata e un’esperienza fisica e tattile che manca nei formati digitali. Infine, il vinile ha un impatto visivo notevole, grazie alle copertine artistiche e ai colori vivaci che lo caratterizzano.

Le differenze tra i vecchi e i nuovi vinili

I nuovi dischi in vinile non sono esattamente gli stessi di quelli prodotti negli anni ’60 e ’70. Infatti, l’industria discografica ha dovuto affrontare alcune sfide tecnologiche e logistiche per soddisfare la crescente domanda di vinili, che ha portato a una serie di innovazioni e miglioramenti.

In primo luogo, la tecnologia di produzione dei vinili è stata notevolmente migliorata, grazie all’uso di macchinari più precisi e alla sperimentazione di nuovi materiali. Questo ha permesso di ottenere un suono migliore e più stabile, con una maggiore fedeltà rispetto ai vecchi vinili.

In secondo luogo, i nuovi vinili sono spesso prodotti con materiali ecologici e sostenibili, come il PVC riciclato e il Polimero biodegradabile, al fine di ridurre l’impatto ambientale della produzione.

I nuovi dischi in vinile sono fatti di policarbonato o di policloruro di vinile (PVC). Il PVC è un tipo di plastica che viene utilizzato da molti produttori di dischi in vinile perché è economico, resistente e relativamente facile da lavorare.

Tuttavia, ci sono anche dischi in vinile di alta qualità prodotti con materiali diversi dal PVC, come il Polistirene ad alto impatto (HIPS), che è noto per la sua rigidità e la sua capacità di produrre suoni nitidi e chiari. Altri produttori utilizzano una miscela di materiali diversi per produrre dischi in vinile di alta qualità.

In ogni caso, la scelta del materiale utilizzato per produrre i dischi in vinile dipende dalle preferenze del produttore, dalle esigenze del mercato e dalla disponibilità dei materiali.

Infine, i nuovi vinili spesso includono anche “bonus tracks“, registrazioni inedite e materiale extra, che li rendono ancora più interessanti e appetibili per i collezionisti.

Motivi Commerciali

Il disco in Vinile è un forte deterrente contro la pirateria: duplicare un vinile non è impossibile, ma, come si suol dire, il gioco non vale la candela, costi troppo alti. Si può duplicare il contenuto (ripping), ma in tempi lunghi, mediante software appositi, come si fa con i DVD, ma va da sé che non ne vale la pena. La duplicazione di un CD, invece, è un’operazione che viene realizzata in pochi minuti.

La Qualità del suono?

Molti appassionati di musica sostengono che il suono dei dischi in vinile sia più ricco e dettagliato rispetto alla musica digitale compressa, che utilizza algoritmi di compressione audio per ridurre la dimensione dei file. Inoltre, i dischi in vinile offrono un’esperienza fisica e tattile, dove si può osservare l’artwork e le copertine degli album mentre si ascolta la musica. Ma c’è anche un motivo di carattere prettamente tecnico: la riproduzione del CD ha il limite invalicabile dei 16 bit, ovverosia circa 65.535 livelli di volume (l’orecchio umano ne percepisce oltre 2 milioni), mentre l’analogico va ben oltre. I nuovi materiali per la fabbricazione dei dischi sono di gran lunga superiori, e offrono un livello qualitativo molto più alto: oltre 16 milioni di livelli di dinamica, qualità che non potrebbe essere mai riprodotta in un CD o, peggio, con un formato compresso, come l’MP3. Ce la farebbe un DVD con la sua risoluzione audio a 24 bit, ma i costi e lieviterebbero comunque. Così… bentornato Vinile, non più vinile, ma sempre LP 33 e 45.

Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico

Fonti: Focus TV e il mio amico AI GPT-3, sempre ben informato