Philip Dick, Isaac Asimov, Anne McCaffrey, Ray Bradbury, Arthur C. Clarke. A parte Isaac Asimov, che se non lo conoscete o siete troppo giovani o poco avvezzi alla Scienza, gli altri e ancora altre decine come loro sono tra i migliori scrittori che la letteratura della Fantascienza abbia mai avuto.
(La letteratura fantascientifica, attenzione a questo, ha tre branche principali: Fiction che traspone quanto c’è di reale verso il suo sviluppo “a venire”; Science-Fiction che si basa su reali fondamenti scientifici e li sviluppa legandoli a quello che potrà essere il futuro; Fantasy dove i draghi sono ben vivi e parlano!)
Sono cresciuto anche con loro, ho viaggiato verso mondi sconosciuti con astronavi a propulsione fotonica, ho conosciuto civiltà aliene, ho combattuto contro sconosciute minacce provenienti dallo spazio profondo ma, soprattutto, ho vissuto nelle città avamposto costruite su pianeti lontani anni e anni luce dalla Terra. Grazie a questi splendidi scrittori ho scoperto Internet prima ancora che Zuckerberg venisse soltanto immaginato da quelli che sarebbero stati i suoi genitori, i telefoni cellulari prima ancora che fossero forse solo immaginati. Tutta la tecnologia più moderna altro non è, per chiunque sia stato o sia ancora appassionato di Fantascienza, che la realizzazione di cose già “conosciute” e soprattutto attese: non sapevamo quando, ma sapevamo che sarebbero arrivate.
E poi le città sulla Luna e da qui gli spazioporti per il salto verso Marte. Si, ho viaggiato tanto con la Fantascienza in tutti gli angoli più remoti dell’Universo, ho conosciuto civiltà superiori e civiltà in corso d’opera. Ma ho conosciuto anche la malinconia di un ritorno con i piedi per Terra, con l’improvviso schiaffo della realtà in cui viviamo.
Astronavi e propulsioni varie possono aspettare (anche quella con motore a ”Improbabilità infinita”, se vi capita leggete la trilogia Galattica di Douglas Adams è una meravigliosa follia di pura Fiction), la Luna può attendere e Marte anche, ma qualcosa di notevolmente interessate si sta muovendo sempre più rapidamente nell’universo dedicato all’esplorazione e colonizzazione dello spazio, un clamoroso salto in avanti che da qualche decennio a questa parte ha trovato il suo motore a propulsione intellettiva.
E per quelli che erano i sogni al di là da venire, qualcosa li sta spingendo verso una realtà sempre più vicina. Progetti in via di esecuzione per il primo avamposto umano sulla luna sembra siano ormai in via di realizzazione e poi il grande salto, Marte ci sta aspettando e per la prima volta è stato prodotto ossigeno su questo pianeta così simile e allo stesso tempo così diverso dalla Terra.
Ossigeno, quindi vita. Prodotto da uno degli strumenti del rover Perseverance della Nasa, il Moxie (Mars Oxygen In-Situ Resource Utilization Experiment) a partire dall’atmosfera del pianeta composta al 96 percento da anidride carbonica. Pochissimo Ossigeno, più o meno cinque grammi, cioè il quantitativo necessario a un essere umano per respirare dieci minuti. L’obiettivo è quello di arrivare a produrre fino a 10 grammi di ossigeno l’ora.
Nel frattempo si raccolgono indizi sul passato di Marte: non solo le tracce dell’acqua che un tempo scorreva sulla superficie ma le molecole organiche che sono i principali ingredienti della vita: zolfo, azoto, ossigeno, fosforo e carbonio tra le prime.
E la mia Fantascienza è sempre più Scienza, i miei sogni stanno lentamente prendendo forma.
E un brivido lungo, una commozione assoluta che porta alle lacrime mi assale e mi fa sentire vivo.
Ettore Collini