Terraformazione

Dice il dizionario : Conformazione alle condizioni di vita sulla Terra, per rendere un pianeta abitabile da esseri umani.

L’orrendo neologismo paventa un ipotetico processo attraverso il quale il clima, la superficie e le caratteristiche conosciute di un pianeta verrebbero modificate con lo scopo di renderlo abitabile da esseri umani e altre forme di vita terrestri, fornendo in questo modo la possibilità di una sicura e sostenibile colonizzazione di vaste aree del pianeta stesso.

Nel corso del Novecento l’accrescersi delle conoscenze scientifiche su Marte ha comportato il progressivo abbandono delle precedenti aspettative sull’esistenza di vita marziana intelligente. Inoltre l’atterraggio di varie sonde interplanetarie sul pianeta rosso, a partire dal 1965, non confermò neanche l’esistenza di vita primitiva. Niente Marziani dunque. Questo provocò una diminuzione, ma non la scomparsa totale, delle storie di fantascienza ambientate sul pianeta Marte abitato, portando gli scrittori a considerare il pianeta soprattutto come base di future colonie terrestri.

Anche su Venere, in passato, a partire dal XIX secolo, sono state proferite congetture di vita intelligente e potenziale abitabilità. Grande come la Terra, luminosissimo, già visibile ad occhio nudo già dal tramonto, ha alimentato la fantasia di scrittori del ‘900, ma il progresso tecnologico ha azzerato ogni più remota aspettativa: su Venere la temperatura raggiunge i 475oC (più alta di quella di Mercurio), a causa del forte effetto serra, una temperatura così alta da poter fondere il piombo. Inoltre l’atmosfera è composta da elementi “pesanti”, quindi la pressione atmosferica è molto alta. Essa raggiunge le 92 atmosfere al suolo, pari alla pressione che c’è a 90 metri di profondità in mare. Non ci sono progetti di Terraformazione su questo pianeta, apparentemente inesplorabile. Marte sembra l’unica possibilità di “Salvation” futuribile.

“Possiamo terraformare Marte e forse anche Venere”

A dichiararlo è stato Jim Green, audace direttore della divisione di scienze planetarie della NASA per 12 anni, capo scienziato per 3 anni e attualmente appena andato in pensione.

Da quando è entrato a far parte della NASA nel 1980, Jim Green ha visto di tutto. Ha aiutato l’agenzia spaziale a comprendere il campo magnetico terrestre, esplorare il sistema solare esterno e cercare la vita su Marte. Nel 2017 ha pubblicato un lavoro che suggerisce – in maniera prettamente ipotetica e non attualmente realizzabile – come potremmo terraformare Marte, o renderlo abitabile per gli umani, usando un gigantesco scudo magnetico per impedire al Sole di spogliare il Pianeta Rosso della sua atmosfera, aumentando la temperatura sulla superficie.

“Il Sistema Solare è nostro, prendiamolo”

Ha detto Green. “E questo, ovviamente, include Marte, ma affinché gli esseri umani possano esplorare Marte, insieme a noi che ci occupiamo di scienze, abbiamo bisogno di un ambiente migliore.” La scienza ci ha abituato a veder realizzare cose che sembravano impossibili. Una di queste potrebbe essere, in futuro, la terraformazione di Marte: rendere vivibile il Pianeta Rosso favorendo la crescita di vegetazione, l’introduzione di microrganismi e il portare ad un aumento della temperatura consentendo la formazione di laghi e fiumi.

Un anno su Marte ha una durata di 687 giorni, un giorno dura 24 ore e 37 min, coincidendo quasi con la durata di un giorno terrestre. Il suo diametro però è decisamente inferiore, con circa 6.800 km, è circa la metà di quello della Terra. Tre quinti della superficie di Marte sono coperti da un deserto di polvere rossastra e con una temperatura media del pianeta di -60 C. La sua atmosfera è estremamente rarefatta, circa l’1% rispetto a quella terrestre, ed è composta per il 96% da anidride carbonica.

“Quello che dovremmo fare per rendere Marte abitabile, per terraformarlo, sarebbe innanzitutto cambiare l’atmosfera. Di sicuro la composizione e la pressione atmosferica sono i fattori più importanti che contribuirebbero a cambiare il clima di Marte e a renderlo più vicino a quello che potrebbe essere adatto alla nostra sopravvivenza“, ha dichiarato Amedeo Balbi, professore di astronomia e astrofisica all’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, come riportato dall’Agi.  “In teoria” – continua Balbi – “quello che si dovrebbe fare è chiaro. Aumentare la concentrazione di CO2 nell’atmosfera, rendere l’atmosfera più densa, quindi aumentare l’effetto serra e portare a un innalzamento progressivo delle temperature. Questa cosa consentirebbe all’acqua di restare allo stato liquido sulla superficie marziana.”

Escludendo scenari surreali, come quello ipotizzato qualche anno fa da Elon Musk di bombardare con testate nucleari le calotte polari di Marte per estrarre così l’anidride carbonica presente, alcuni dei progetti pensati a questo scopo, riguarderebbero la costruzione di reattori nucleari su Marte. Un aumento della temperatura media del pianeta consentirebbe all’azoto, l’acqua e l’ossido di carbonio presenti nel terreno, di iniziare a filtrare e consentire la coltivazione delle prime piante. Una volta riusciti ad introdurre piante e microrganismi, sarebbe la loro interazione stessa ad innescare un ulteriore aumento di temperatura.

Ancora più difficile diventerebbe il superamento di questa prima fase, già di per sé estremamente complessa e laboriosa. Già dal 1991 un articolo pubblicato su Nature, nato da una collaborazione tra il NASA Ames Research Center e la Pennsylvania State University, aveva affrontato la fattibilità scientifica del “rendere abitabile Marte”.

“Si ritiene che Marte sia senza vita, ma potrebbe essere possibile trasformarlo in un pianeta adatto all’abitazione di piante e possibilmente umani” – hanno scritto gli autori dello studio – “il successo di un’impresa del genere dipenderebbe dall’abbondanza, dalla distribuzione e dalla forma dei materiali sul pianeta che potrebbero fornire anidride carbonica, acqua e azoto.”

Nell’articolo si arriva alla conclusione che una “terraformazione debole”, cioè raggiungere questa prima fase con introduzione di piante e microrganismi, sarebbe fattibile. Stiamo parlando però di tempi scala molto lunghi, fino a decine di migliaia di anni, mentre diviene virtualmente impossibile raggiungere un’abitabilità per gli esseri umani per le tecnologie attuali o che sia possibile raggiungere nell’immediato futuro.

Marte non è stato in grado, nel corso della sua storia, di mantenere la presenza di una densa atmosfera attorno al pianeta e questo principalmente per due motivi:

  1. la sua massa ridotta : gli permette di avere una gravità pari a circa un terzo di quella terrestre
  2. L’assenza di un campo magnetico apprezzabile attorno al pianeta : non gli ha permesso di avere uno scudo dall’implacabile vento solare, che ha man mano spazzato via il gas attorno al pianeta nel corso di milioni di anni.

Molti dei progetti di terraformazione di Marte si basano sull’innalzamento della temperatura tramite l’estrazione dell’anidride carbonica già presente sul pianeta. Questa CO2 però è in una quantità decisamente minore rispetto a quanto si possa pensare. Gli autori di uno studio, pubblicato su “Nature Astronomy” nel 2018, e condotto dall’Università del Colorado e dalla Northern Arizona University hanno dichiarato: “I risultati suggeriscono che non c’è abbastanza CO2 rimanente su Marte per fornire un significativo riscaldamento dell’effetto serra se il gas fosse immesso nell’atmosfera; inoltre, la maggior parte del gas CO2 in questi giacimenti non è accessibile e quindi non può essere facilmente mobilitato. Di conseguenza, concludiamo che la terraformazione di Marte non è possibile utilizzando la tecnologia odierna.”

Il parere di Balbi : “Non c’è nulla che impedisca ad una tecnologia incredibilmente più avanzata della nostra di mettere in campo tutte queste azioni e di rendere effettivamente Marte abitabile, di terraformare Marte. Non c’è una ragione fondamentale per cui non si possa fare e in teoria conosciamo tutti gli ingredienti che servirebbero. Il problema però non è immaginare questa cosa in un lontanissimo futuro che non ci riguarda direttamente. È provare a capire se è possibile farla in tempi ragionevoli e questa cosa decisamente non è possibile con le tecnologie attuali.” – ha concluso Balbi –  “Anche se fossimo in grado di terraformare Marte, dovremmo farlo davvero? Se avessimo le tecnologie adatte a cambiare globalmente il clima di un altro pianeta, perché non utilizzarle per il pianeta che già abbiamo e che è già molto adatto alla nostra presenza?”.

“È proprio necessario terraformare un altro pianeta? Perché? E perché Marte?”

Sulla base dell’esperienza della Terra, l’ambiente di un pianeta può essere mutato (magari senza doverlo necessariamente inquinare!), anche se il processo di creazione di una biosfera a livello planetario è ancora da determinare. L’obiettivo della terraformazione di un pianeta è quello di preparare l’habitat alternativo a quello terrestre sufficientemente in tempo da scongiurare l’estinzione della razza umana. Il nostro pianeta dovrà fronteggiare un cataclisma climatico irreversibile causato per esempio da un asteroide, o quando (e non “se“) non sarà comunque più abitabile.

Migreranno tutti in un pianeta tre volte più piccolo? Certo che no. La migrazione sarà graduale e… selettiva. E quali saranno i criteri di selezione? In una bellissima serie TV di fantascienza, titolata Salvation, una commissione, paventando un simile scenario, sancisce i criteri di selezione dei soggetti “più importanti, più utili e più forti” che avranno diritto a migrare: prima gli scienziati, poi i botanici, poi i tecnici specialisti (costruzioni, infrastrutture, tecnologie, etc.), non più di un centinaio di persone, quante ne ospita l’astronave progettata dallo scienziato miliardario Darius Tanz, interpretato da un magnifico Santiago Cabrera. Ma la scrittrice di romanzi fantascientifici Jillian Hayes, interpretata da una bravissima Jacqueline Byers, contesta i criteri adottati e vorrebbe includere anche gli artisti: “Non c’è vita senza svago, una nuova umanità non può prescindere dall’arte: dovete includere gli artisti”, proposta bocciata dalla commissione.

La Natura di per sé opera una selezione naturale, del tipo “i più forti hanno più possibilità di sopravvivere”. Dura Lex, sed Lex, inesorabile, ma efficace: mamma pesce rincorre i figliuoli appena partoriti per mangiarli. Solo i più agili e furbi riusciranno a sfuggirle. Orribile? No. La Natura non ha schemi umani. L’istinto suggerisce a mamma pesce che i più deboli non avranno chance con i predatori. Se tutti i pesci partoriti sopravvivessero, il sovraffollamento ittico comporterebbe il collasso delle specie viventi marine, sia animali che vegetali, cui seguirebbero catastrofi ambientali a catena, anche in superficie. Vale anche per la catena alimentare: i predatori rallentano il sovraffollamento animale nel globo terrestre, e un leoncino nato zoppo viene soppresso da mamma leonessa. Solo l’uomo salva i più deboli e, malgrado guerre, calamità e pandemie oggi si trova a dover fronteggiare l’eccessivo incremento demografico.

Ecco già la prima risposta al quesito: piuttosto che operare una soppressione di più deboli “come Natura comanda”, preferisce agire come Etica e Morale gli comandano. Ma come si comporterà quando dovrà operare necessariamente una selezione simile a quella naturale in futuro? Cadranno questi schemi etici e morali? Sappiamo già che, come succede oggi e da secoli, che qualunque decisione governativa verrà contestata, e non saranno esclusi pesanti conflitti d’opinione e non solo, ma sortiranno le immancabili correnti di pensiero estremiste che remano contro. Come si chiameranno? i “No Exodus”? Scherzi a parte, vediamo perché pensare adesso ad una colonizzazione extra-terrestre (i veri alieni saremo noi) in un altro pianeta, e perché proprio su Marte.

Marte è il più vicino e, allo stesso tempo, il pianeta più simile alla Terra. Con l’approssimarsi di un “vicino futuro”, che paventa un collasso globale fra non molte decine di anni,  l’inevitabile aumento della popolazione e la crescente richiesta di risorse favoriranno la necessità di colonizzare nuovi habitat, come per esempio la superficie degli oceani terrestri, il fondo dei mari, lo spazio intorno alla Terra o la Luna e gli altri pianeti del sistema solare, perfino gli asteroidi, magari come sedi di miniere per l’estrazione di metalli. Le materie prime cominciano già a scarseggiare e, già da un decennio a questa parte, molte aziende sfornano progetti concreti per estrarre materie prime dagli asteroidi. Ne cito solo alcune, le più importanti e tecnologicamente più avanzate:

Avanzando invece con il pensiero nel “remoto futuro”, nell’ordine di centinaia di milioni di anni, gli scienziati ritengono che il Sole diventerà troppo caldo per mantenere la vita sul nostro pianeta, ancor prima che la nostra stella attraversi lo stadio di Gigante Rossa, dal momento che tutte le stelle della Sequenza Principale emettono gradualmente sempre più energia nel corso della loro esistenza. Quando questo succederà, sarà imperativo per gli esseri umani (ammesso che esistano ancora) migrare verso aree più lontane dal Sole per avere una possibilità di sopravvivere.

Attraverso la terraformazione di Marte, che nel frattempo si troverebbe nella fascia di pianeti abitabili, si potrebbe consentire alla specie umana di guadagnare qualche altro milione di anni, in modo da avere il tempo di sviluppare una nuova tecnologia per il viaggio spaziale e colonizzare il bordo più esterno del sistema solare quando anche Marte sarà diventato inospitale per via delle mutazioni del Sole.

La maggior parte del suolo marziano è costituito da minerali utili per il processo di terraformazione. Recenti ricerche scientifiche hanno rivelato che ci sono grandi quantità di acqua sotto forma di ghiaccio al di sotto della superficie del pianeta fino alla latitudine 60, proprio come nei due poli dove l’acqua è miscelata con ghiaccio secco (CO2 solido). È persino possibile che vi siano enormi quantità di ghiaccio d’acqua nella crosta marziana più profonda.

Quando sublima nell’atmosfera durante le estati marziane, l’anidride carbonica lascia una piccola quantità di acqua residua che si sposta rapidamente dai poli ad una velocità stimata di circa 400 km/h. Questi eventi stagionali fanno sì che vengano trasportate grandi quantità di polvere e vapore acqueo come quelle che hanno permesso la formazione dei cirri (formazioni nuvolose) sulla Terra.

Conclusioni

Ma è necessario tutto questo? Quanto vale la pena spendere miliardi di dollari? Ci sono alternative? Possiamo invece salvare il nostro prezioso Pianeta? Forse sì, ma il prezzo da pagare sarebbe troppo alto, molto più alto delle ricerche scientifiche passate presenti e future. Un’affermazione quale “Le stragi del passato hanno salvato il pianeta dal collasso dovuto al sovraffollamento” non può che suscitare sgomento, orrore, e non è civilmente accettabile.  Una domanda proferita a un esame di giornalismo è stata: “Secondo lei Hitler è andato in Paradiso?”, domanda che presuppone una risposta scontata, dall’etica umana e un’altra altrettanto scontata dalle leggi della Natura. Ebbene, una risposta negativa significa una ristrettezza di vedute non compatibile con la professione di Giornalista. Ma dittatori quali Hitler, Stalin, Mao, e tanti altri, le pandemie (ops!), nonché un Medioevo in cui le aspettative di vita maschile difficilmente superavano i trent’anni, hanno contribuito a rallentare l’incremento demografico planetario.

Superato il limite di nove miliardi di abitanti le risorse del pianeta saranno insufficienti per tutti e la Terra affronterà un graduale declino, non esente da stragi e conflitti estremi, prima locali e poi globali, come peraltro già paventato con largo anticipo da molti documentari, romanzi, film e perfino dal racconto n. 16 titolato “16 – NIBIRU La leggenda del Pianeta Immortale” del mio terzo libro “La Rosa dei 20”.  E abbiamo varcato da poco la soglia degli 8 miliardi.  Alternative? Serge Latouche, filosofo e scienziato contemporaneo, propone il modello de “La Regressione Sostenibile”, che è il titolo di uno dei suoi libri: arrestare il progresso tecnologico e ritornare gradualmente alla meccanica (esempio, la “lavatrice a pedali” utilizzata in Bolivia), decrementare le nascite, allungare la vita oltre i cento anni. Ma riusciamo a immaginare un mondo senza smartphone, senza TV, senza automobili e mezzi a combustione interna?, o, peggio, un mondo con le comunicazioni limitate al telefono di Antonio Meucci? Certo che no. Proviamo a staccare la corrente a tutto il mondo per più di tre giorni? New Orleans verrebbe sommersa dall’acqua già dopo il primo giorno e i frigoriferi puzzeranno. Ma è la realtà per 5 abitanti su sette del nostro pianeta, maggioranza a cui le macchie solari (che ogni 11 anni fanno saltare trasformatori e satelliti artificiali) non recano alcun disturbo nelle comunicazioni (in Bolivia l’80% degli abitanti vive senza corrente elettrica). Se oggi 8 miliardi di persone vivessero come un americano medio, non basterebbero 7 pianeti come la Terra (altro che Marte!).

Altre alternative proposte da menti “illuminate”: “diminuire drasticamente le nascite”. Idea a suo tempo praticata da Mao Tse Tung. Ma non basta, specialmente se la tendenza è di allungare la vita: il pianeta sarebbe sostenuto da vecchi. Lasciar dunque morire i vecchi dopo i settant’anni? Idea a suo tempo accolta e praticata (ahimè) dal dittatore serbo Slobodan Milosevic. Ovvio orrore, disgusto. “Incoraggiare suicidi eutanasie volontarie a chi è stanco della vita”. Ma per favore! Ultima alternativa : “Non fare niente”, condannando così la specie umana.

Alla domanda “Secondo lei, dottor Einstein, come si combatterà la Terza Guerra Mondiale?”, Albert Einstein rispose: “La terza non lo so, ma la quarta si combatterà con la fionda”.

Che dire? Dopo tutti questi spaventosi scenari apocalittici, da qualche decennio a questa parte guardo Marte col telescopio con molto più entusiasmo. Vedo una luce (quella di Marte) in fondo al tunnel, e penso che l’uomo, se non riuscirà a evitarlo, riuscirà certamente a rimandare il Giudizio Universale.

Vincent

Scrittore, Informatico, Musicista

Fonti: Rainews.it, Focus TV, Wikipedia