La tecnologia per viaggiare nello spazio continua a progredire, e tra le idee più audaci, c’è senz’altro quella che si propone di riuscire portare gli esseri umani su Marte in soli 45 giorni. Un miglioramento impressionante se paragonato alla sonda Perseverance, che ha impiegato 7 mesi per raggiungere il pianeta rosso.
Fra l’altro si può andare su Marte solo ogni 26 mesi, quando i due pianeti sono nel punto più vicino tra loro. Le distanze, anche quando parliamo del nostro vicinato spaziale, sono cruciali per noi. Per arrivare sul pianeta rosso ci vogliono tra i 7 e i 9 mesi e tantissimo carburante, limitando il più possibile sprechi di tempo e di energia.
Idea n. 1
Tuttavia, un team di ricercatori della McGill University di Montreal ha valutato il potenziale di un sistema di propulsione laser-termica. Secondo il loro studio, un veicolo spaziale, che si basa su un nuovo sistema di propulsione (in cui i laser vengono utilizzati per riscaldare il combustibile a idrogeno), potrebbe ridurre i tempi di transito verso Marte a soli 45 giorni! Un cambio di prospettiva che cambierebbe totalmente il nostro rapporto con quel mondo.
“La camera di riscaldamento laser è probabilmente la sfida più significativa. La domanda è: possiamo contenere idrogeno, il nostro propellente, riscaldato dal raggio laser a temperature superiori a 10.000 K, mantenendo allo stesso tempo fresche le pareti della camera? I nostri modelli dicono che questo è fattibile, ma al momento non sono possibili test sperimentali su vasta scala, perché non abbiamo ancora costruito i laser da 100 MW necessari”, così hanno spiegato Emmanuel Duplay e il suo team.
L’altro aspetto, che è in fase di studio, è un luogo per atterrare senza far schiantare le navicelle, visto che questo sistema ha bisogno di un sistema per decelerare che si trovi nel punto di arrivo.
Una volta sviluppata questa tecnologia potremmo cominciare a costruire basi marziane molto più facilmente: il recupero di materiale sarebbe molto più semplice e soprattutto, da un punto di vista sanitario e di sicurezza, gli astronauti sarebbero molto più vicini a casa.
Idea n. 2
Un’altra idea è stata proposta alla NASA attraverso il suo programma “Innovative Advanced Concepts“, che fornisce fondi per progetti che potrebbero rivelarsi estremamente significativi se funzionassero, ma sono di difficile realizzazione.
Dopo aver visto il nuovo metodo di volo spaziale proposto, che prende ispirazione da un animale, questo va in tutt’altra direzione: il professor Ryan Gosse, dell’Università della Florida, ha basato il suo progetto sulla propulsione termo-nucleare ed elettrica (due idee già precedentemente considerate per il viaggio spaziale).
L’utilizzo di energia nucleare piuttosto che di reazioni chimiche, per ottenere una propulsione, porterebbe enormi vantaggi per i viaggi spaziali, partendo dalla riduzione del carico di carburante. Una propulsione termo-nucleare potrebbe riscaldare un propellente come l’idrogeno finché non si trasforma in plasma, espellendolo e permettendo al razzo di decollare.
La propulsione nucleare elettrica, invece, sfrutterebbe l’energia del reattore per alimentare un propulsore a ioni.
L’idea del professor Gosse non è di usare uno di questi due metodi, bensì di combinarli entrambi in unico reattore. Secondo gli studi iniziali, il propulsore sarebbe in grado di generare 1.800-4.000 secondi di impulso specifico (Isp, unità di misura per l’efficienza di un razzo). A confronto, un normale razzo a propulsione chimica genera circa 450 secondi di Isp. Se fattibile, il progetto di Gosse sarebbe realmente rivoluzionario.
Per le missioni robotiche, i tempi di arrivo per raggiungere Marte sono di minore importanza, ma è ben diverso quando si tratta di esseri umani. Sono molte (troppe) le terribili conseguenze del viaggio spaziale a cui vanno incontro gli astronauti. Ridurre il tempo speso nello spazio sarà fondamentale per le prossime missioni spaziali.
Considerazioni Finali
Due idee, un comune denominatore: il riscaldamento dell’idrogeno per la propulsione. Risultato: sempre 45 giorni di viaggio. Maggior propulsione, minor consumo, tempi di viaggio notevolmente ridotti. Eh già. Non è da molto che, malgrado le buone (quanto audaci) intenzioni di inviare l’uomo su Marte, tale intento è stato congelato, proprio perché è pregiudicativo per la salute di un essere umano: mesi e mesi nello spazio indeboliscono notevolmente l’uomo, al punto che, una volta tornato alla gravità abituale, non è in grado di rialzarsi, se non dopo qualche giorno. Lo abbiamo visto con Samantha Cristoforetti, dopo la lunga permanenza nella stazione ISS, e con altri astronauti.
Sebbene il record di permanenza nello spazio superi il doppio della durata attuale del viaggio su Marte (record appartenente al cosmonauta e medico russo Valeri Polyakov, consumato il 22 marzo 1995, più di 14 mesi nella Mir), ciò non vuol dire che l’uomo sia in grado di “ammartare” in buone condizioni di salute dopo “soli” sette mesi, tali da poter essere subito operativo nella sua missione. Sebbene la gravità marziana sia circa 1/3 di quella terrestre, una permanenza nello spazio così lunga comporta una “perdita di ossa” (non letteralmente) tale che l’essere umano, una volta giunto a destinazione, non è un grado di stare in piedi malgrado il suo peso scenda da 75 a 30 kg (per non parlare dell’esposizione a radiazioni per un periodo prolungato). Inoltre, mentre sulla Terra l’astronauta rientrante viene soccorso immediatamente e deve subito seguire un programma di recupero, su Marte non c’è nessuno che lo aspetti, nessuno che possa aiutarlo, nessun programma di recupero predisposto (su Marte non ci sono palestre, tantomeno nel veicolo viaggiante): in una parola, lui e i suoi colleghi sarebbero soli, non possono neppure aiutarsi a vicenda: dovrebbero, come si suol dire, “arrangiarsi da soli”. Una missione potenzialmente suicida.
Ben venga dunque la notizia di una drastica riduzione dei tempi di viaggio, a favore della salute e dell’efficienza dei pionieri del (forse) 2030, che avranno l’onore, nonché il piacere, di fare “il primo grande passo per l’uomo e secondo grande passo per l’umanità”.
Purtroppo, quando ciò avverrà (e avverrà, è solo questione di tempo, credici), ci sarà un esercito di complottisti che da Terra già da oggi sta già scaldando i pennoni per sbandierare la “montatura cinematografica” e ad avanzare prove sulla falsità di immagini e video ad alta definizione che giungeranno a Terra: nessun problema. Quando fra una decina di generazioni o più, a “Marteformazione” ultimata (passatemi il neologismo, ndr), inizierà la migrazione dell’uomo su Marte, i complottisti li lasceremo volentieri a Terra… Senza rancore. Ma, come concludo quasi sempre i miei racconti, “Questa è un’altra Storia”.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
Fonti :
Articolo di Giacomo Gianni del 20 Gennaio 2023, pubblicato su everyeye.it, titolo “Raggiungere Marte in soli 45 giorni? Ecco il nuovo sistema di propulsione della Nasa”
Articolo “Colpo di scena, possiamo andare su Marte in 45 giorni grazie a un nuovo motore laser”, pubblicato su esquire.com