Sono trascorsi i primi due mesi e mezzo di questo 2021, nel quale, diciamo la verità, non abbiamo riposto grandi aspettative. Ci basterebbe recuperare una parvenza di normalità, non dico ricominciare a programmare viaggi all’estero, ma almeno avere la certezza di lavorare tutti i giorni, tutto l’anno, senza la paura di un DPCM che ci colpisca come una falce tra capo e collo, e avere la possibilità di muoverci il giusto, non sentirci come animali in gabbia.
Queste riflessioni, che facciamo tutti, mi hanno riportato alla memoria la teoria della piramide di Maslow, ideata dall’omonimo psicologo statunitense e divulgata nel testo Motivation and Personality del 1954.
Questa teoria, che gli studiosi di psicologia e filosofia conoscono bene, nasce in un periodo storico particolare: si è appena conclusa la Seconda Guerra Mondiale e senza dubbio risente dello stato d’animo conseguente alle vicende trascorse.
Secondo Maslow, i bisogni dell’uomo possono essere distinti in cinque macro-aree: alla base della piramide troviamo i bisogni fisiologici e via via, salendo, incontriamo quelli non indispensabili alla sopravvivenza ma la cui soddisfazione garantisce una migliore qualità della vita. Il passaggio da un gradino della piramide a quelli successivi è possibile solo se le esigenze di tutti i livelli intermedi vengono realizzate.
Vi faccio vedere la piramide di Maslow e poi vi spiego perché mi è venuta in mente.
Guardate i primi tre gradini, a partire dal basso. Cosa notate?
A me ha fatto uno strano effetto constatare che la pandemia ha messo in dubbio la realizzazione dei bisogni primari.
Sono stati persi numerosi posti di lavoro, molti lavoratori autonomi sono rimasti fermi e hanno dovuto licenziare o mettere in cassa integrazione i propri dipendenti, le file di volti nuovi ˗e smarriti˗ ai vari centri di sostegno e volontariato si sono ingrossate: il diritto primario ad avere un tetto sopra la testa e sostentamento non è più così scontato.
A cascata, così come ci spiega Maslow, i desideri più complessi e meno indispensabili diventano difficili da concretizzare: secondo una ricerca condotta da Eumetra MR nell’aprile dello scorso anno, le priorità degli italiani in questo momento sono due, ovvero il diritto alla salute e alle relazioni sociali. Siamo sul secondo e sul terzo gradino della piramide e già queste condizioni, che fino all’inizio del 2020 consideravamo ovvie, all’improvviso diventano baluardi da difendere. A questo punto, il quarto e il quinto gradino non lo guardiamo proprio.
Ora, quello che voglio dire è che noi ˗parlo dei quarantenni come me, ma anche della generazione precedente, quella dei nostri genitori, e a maggior ragione di quelle successive ˗ non abbiamo vissuto periodi storici critici, per lo meno non sulla nostra pelle. L’Europa occidentale, dal secondo dopoguerra in poi, ha conosciuto la pace e non è stata colpita da crisi particolari ˗okay, non entriamo nella discussione sull’aumento del divario tra poveri e ricchi o sull’immigrazione, sapete che non sto parlando di questo˗ e questa pandemia è la prima situazione che ci coinvolge direttamente e che stravolge la nostra quotidianità, facendoci perdere certezze che credevamo assodate.
Direte che questo argomento non è pertinente con l’angolo del farmacista, ma vi sbagliate di grosso.
Nell’ultimo anno noi farmacisti siamo rimasti al nostro posto e, va bene, non saremo eroi come i medici e gli infermieri, ma abbiamo fatto il nostro lavoro dando valore anche alla straordinaria possibilità che abbiamo avuto, quella di poter dedicare del tempo ad ascoltare le vostre paure, a spiegarvi quello che stava succedendo. Vi garantisco che questo aspetto rientra nella nostra missione quotidiana e che lo facciamo con piacere, perché sentiamo addosso la responsabilità della fiducia che riponete in noi, giorno dopo giorno, e questa riflessione nasce proprio dall’ascolto dei vostri timori.
Quello che voglio dire oggi, che mi sento più filosofica che scientifica, è che la storia dell’umanità conosce dei cicli (corsi e ricorsi storici, come dice Benedetto Croce) e che lo stordimento che viviamo oggi ci servirà per non dare nulla per scontato quando tutto sarà passato.
La piramide di Maslow, riadattata agli anni ’20 del XXI secolo, docet.
Arrivederci alla prossima settimana,
Dr.ssa Claudia Cocuzza