Le pietre fantastiche

Nel XXXVII libro della Storia Naturale di Plinio il Vecchio, dedicato alla mineralogia, si parla di minerali fantastici. Alcuni di questi sono davvero straordinari.

Vediamone alcuni esempi:
La “Pietra afrodisiaca“, di colore rosso biancastro, ha proprietà che non necessitano di spiegazioni. La “dionisias“, dura, nera con macchie rosse, conferisce all’acqua il sapore del vino e previene l’ubriachezza. La “brontea” è una pietra che può essere estratta dalla testa di una tartaruga colpita da un fulmine e, di conseguenza, spegne il fuoco da questo provocato. La “Hermu aedoeon” (Il sesso di Hermes) deve il proprio nome alle parti virili che la pietra esibisce, circondate da un cerchio dorato, su fondo bianco o a volte nero, e non è necessario spiegare in dettaglio le sue virtù.

Poi ancora la “aspitaitis” originaria dell’Arabia, se indossata fissandola con un pelo di cammello può alleviare gli ingorghi della milza. La “antipathes“, nera e opaca, sviluppa il suo potere quando la si mette a cuocere nel latte, allora diffonde un intenso odore di mirto e contrasta gli incantesimi e le fatture. La “chalcòfona” è nera, e se colpita risuona come fosse bronzo, assicura il successo agli attori tragici che la indossano. La “denutriti“, bianca, interrata sotto a un albero prima di procedere al taglio, impedisce che l’ascia perda il filo. La “anacintis” serve nell’idromanzia per suscitare apparizioni divine, mentre la “synochitis” tiene a distanza le ombre infernali dopo averle evocate. Al contrario la “baroptena” è un antiamuleto ideale, perché genera mostri. La “hefesistis“, originaria della Cilicia, una regione della Turchia, grazie all’intenso colore rosso ha la proprietà di riflettere le immagini come fosse uno specchio.

Troviamo esempi di pietre fantastiche anche nella Bibbia. Per esempio nel libro di Ester, si menziona una pietra denominata “dar“, che è stata convertita dai cabalisti in un simbolo: estratta dal mare, quando era presentata nel corso di una festa brillava con tutto lo splendore del sole a mezzogiorno. Considerata simbolo di saggezza questa pietra era molto ricercata, tanto che i re concedevano la libertà agli schiavi che la trovavano e grandi ricchezza se a trovarla era un uomo libero.

Esiste anche un testo “Il trattato dei fiumi” del III secolo d.C. che presenta una serie di favolose pietre fluviali.
Esempio: nel Nilo si trova una pietra dalla forma di fava e quando un cane la vede è incapace di latrare, questa pietra è anche efficace contro gli spiriti maligni; se la si avvicina al viso di un indemoniato, lo spirito maligno fuggirà immediatamente. La pietra chiamata “autoglifo” si trova nel fiume Sagaris, vi è raffigurata l’immagine della madre di Dio. Se un sacerdote di Cibele si imbatte in questa pietra, egli accetterà come una cosa naturale la propria castrazione. (I sacerdoti di Cibele sono tutti eunuchi). Una pietra simile all’alga marina si trova nel fiume Inachus, diventa nera se toccata da qualcuno intenzionato a dire il falso. Invece nel fiume Eurotas si trova la “thrasydila” che è simile a un elmo, galleggia nel fiume al suono di una tromba, ma affonda completamente se sente pronunciare il nome degli ateniesi.

Nel “Trattato dei fiumi” si legge che nel fiume Caique cresce una specie di papavero che invece di frutti produce piccole pietre. Alcune sono nere e simili al grano, gettate su un terreno da arare, restano immobili se l’anno non sarà fertile, saltano invece come cavallette se il raccolto sarà abbondante. La pietra-uomo del fiume Tanais, a forma d’uomo, ha una funzione politica: quando il re di un paese muore, la gente si riunisce vicino al fiume e cerca questa pietra, chi la trova per primo viene proclamato re.

Alcune leggende persiane raccontano della pietra “billur” una sorta di diamante fantastico che emette una luce insopportabile per l’occhio umano. Come la pietra filosofale, questa pietra poteva curare tutte le malattie e trasformare qualsiasi metallo in oro.

Maura Luperto