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Riccardo Pittis e la palla a spicchi olimpica

6.154 giorni dallo storico argento nella finale di Atene 2004. Quando l’Argentina, dopo aver eliminato gli Stati Uniti, infranse il sogno del gradino più alto del podio per gli Azzurri di coach Carlo Recalcati. Ventiquattro anni dopo i Giochi Olimpici di Mosca 1980, l’Italia tornava nel gotha del basket mondiale, nientemeno che davanti al Dream Team USA, finito al terzo posto.

(RI)NATI IL 4 LUGLIO. Passano 17 anni. Quando meno te l’aspetti, perché davanti hai la Serbia vice campione di Rio 2016 che gioca a casa sua, al Pionir di Belgrado, quel 102 a 95 nella finale del torneo Preolimpico stacca il biglietto azzurro per Tokyo. Si torna alle Olimpiadi.

E si torna con un gruppo di ragazzi che ricorda la nazionale di Mancini campione d’Europa. Parola d’ordine, umiltà.

Comunque vada, è già un successo. Lo sa bene Riccardo Pittis, icona del basket azzurro con 118 presenze in nazionale, idolo dei tifosi del Palaverde di Treviso, ad oggi il secondo giocatore più vincente della storia del basket italiano dietro a Dino Meneghin, team manager azzurro per tre anni. Oggi è formatore e mental coach certificato ICF, la più grande associazione di coach professionisti al mondo.

6.154 giorni dopo l’argento di Atene. Cosa vuol dire l’Italia del basket un’altra volta alle Olimpiadi, per te che sei stato anche team manager degli azzurri?

“Vuol dire soprattutto una grande spinta al movimento, che aveva, ha e avrà bisogno di imprese come questa della nazionale, perché i fari dell’attenzione pubblica vengano puntati anche sul basket e non solo sugli altri sport. Quindi è stata davvero un’impresa prima di tutto inaspettata e per certi versi imprevedibile. I Serbi sappiamo benissimo essere una squadra molto forte, e quando giocano in casa diventano ancora più forti. Diciamo che i nostri erano partiti contro ogni pronostico. Anche con le più rosee aspettative, nessuno probabilmente sperava di ottenere un risultato così incredibile”.

Infatti il sapore della vittoria è molto più dolce.

“Molto più dolce, proprio perché totalmente inaspettato. Quello che hanno fatto ha un duplice valore: aver riportato l’Italia nel gotha del basket mondiale con la partecipazione alle Olimpiadi e di averlo fatto con grande umiltà, grande lavoro, grande impegno, credendoci, crescendo assieme come una vera squadra”.

Soprattutto, con tutto il rispetto per i giocatori, senza i “grandi nomi” roboanti. È un po’ quello che è successo con la nazionale di calcio. Come ha detto un giocatore ‘sembravamo un gruppo di ragazzini delle medie in gita’. Lo spirito è stato bellissimo e ha regalato queste soddisfazioni.

“Verissimo, proprio perché hanno ricalcato un po’ quello che è successo con l’Italia del calcio e individualmente a Berrettini a Wimbledon: sono emerse delle doti che nemmeno gli stessi atleti pensavano di avere. E invece, proprio grazie a umiltà e gioco di squadra, hanno ottenuto risultati incredibili”.

È l’Olimpiade dei bravi ragazzi, come il Wembley e il Wimbledon dei bravi ragazzi. È bellissima quest’immagine: perché sono giovani, semplici, umili e senza tanti clamori e sceneggiate hanno portato risultati straordinari.

Direi che è azzeccata. A dimostrazione che il talento non è mai sufficiente per vincere, soprattutto nel gioco di squadra. Occorre l’umiltà di mettersi al servizio del team stesso, non solo del proprio successo”.

Quali sono secondo te le possibilità degli Azzurri? Gli avversari? Insomma, dove possiamo arrivare, fatto salvo che comunque vada è già un successo?

“Partiamo proprio da questo presupposto: non hanno nulla da perdere e tutto quello che verrà sarà in più. Detto questo, sono certo che loro stessi abbiano voglia di non fermarsi, di non essere appagati. Soddisfatti sì ma appagati no. Quindi faranno di tutto per continuare questa meravigliosa avventura. È la fame degli umili, di quelli che sanno che per mangiare bisogna sudare, bisogna guadagnarselo”.

Tu lo sai bene, visto che sei uno degli eroi della Benetton Treviso, ancora amatissimo dai tifosi.

“Grazie. Tecnicamente il girone non è dei più facili, anzi è molto impegnativo, però era molto difficile se non quasi impossibile battere la Serbia a Belgrado, eppure ce l’hanno fatta. Non mi sorprenderebbe se da qui in avanti accadessero cose che nessuno s’aspetta ma che loro invece sanno di essere in grado di poter realizzare”.

Tu ovviamente guarderai tutte le partite, invertendo il ciclo veglia-sonno.

“Per fortuna hanno inventato quella meravigliosa tecnologia che ti permette di rivedere le partite anche non in diretta. Non è la stessa cosa ma è molto meglio per il mio fisico che oltre le partite di basket ha molte cose da fare. In ogni caso non le guarderò da spettatore, bensì da tifoso”.

Vogliamo fare un augurio a questo dream team così bello, umile, giovane e simpatico?

“Gli auguro di avere ancora la voglia di stupire e di stupirsi e di avere la volontà di impegnarsi per farlo. Quindi gli auguro veramente di darci delle gioie, di darsi delle gioie. Per esperienza so che questi sono i momenti più belli di una vita e devono viverli fino in fondo e far sì che non abbiano nessun rimpianto nell’averli vissuti nel modo migliore e più impegnato possibile”.

Ti ringrazio. Credo di “sposare” il tuo sentire non chiedendoti di parlare dei singoli, visto che abbiamo parlato del gruppo ed è ciò che conta davvero, adesso.

E infatti non ne abbiamo proprio parlato.

cricol