Ogni tanto vi faccio conoscere una pianta e vi parlo del suo utilizzo in campo medico.
Oggi vi presento la Salvia Officinalis L.
È una specie che fa parte della famiglia delle Laminaceae e a sua volta si suddivide in cinque sottospecie, tutte endemiche del bacino del Mediterraneo.
La droga è rappresentata dalle foglie e tracce storiche del suo impiego terapeutico si ritrovano in scritti attribuiti a Ippocrate (IV sec. a.C.), Dioscoride (I sec. d.C.), Paracelso (XVI sec.) e altri fino a epoche recenti, e tutti concordavano sulle sue proprietà diuretiche piuttosto che emostatiche o ancora afrodisiache.
La nostra salvia entrò di buon diritto a far parte dei rimedi tradizionali della medicina ayurvedica, di cui tutt’ora rimane un esponente importante.
Oggi l’uso della Salvia, quale componente di integratori alimentari, è approvato per il trattamento sintomatico della dispepsia ˗ con particolare riferimento a gonfiore e acidità di stomaco ˗, dell’ipersudorazione, dei disturbi legati alla menopausa, e come tonico per contrastare stanchezza fisica e mentale.
Per via topica, se ne consiglia l’applicazione come anti infiammatorio della mucosa orale, della gola e della cute.
In cosmetica, la troviamo come componente di detergenti per il cuoio capelluto e per la pelle, in virtù delle sue proprietà normalizzanti e purificanti della cute grassa, e di dentifrici, dove funge da sbiancante e disinfettante.
Quello che risulta interessante è lo studio che se ne sta facendo negli ultimi anni relativamente alle sue proprietà come neuroprotettore. In particolare facciamo riferimento all’acido carnosico quale principio attivo dotato di attività neuroprotettrice, come dimostrato da test sia in vitro che in vivo su modello animale. L’acido carnosico ha dimostrato di essere efficace nel migliorare il deficit cognitivo e motorio indotto nelle cavie.
L’olio essenziale di Salvia lavandulaefolia ˗ una specie priva di tujone, componente a cui si devono gli effetti neurotossici relativi all’uso delle altre specie e a causa del quale gli estratti di salvia non vanno somministrati a bambini, donne in gravidanza e pazienti affetti da epilessia o altri disturbi neurologici ˗ è stato somministrato per sei settimane anche a un gruppo pilota di pazienti affetti da malattia di Alzheimer, evidenziando un miglioramento di tutti i parametri comportamentali la cui alterazione è riconducibile alla patologia.
Estratti di Salvia officinalis sono stati testati su gruppi di volontari sani sottoposti a condizioni di stress fisico e/o mentale e a un gruppo di anziani sani, allo scopo di valutarne il miglioramento delle perfomances cognitive: in entrambi i casi i risultati sono stati incoraggianti.
Tutto questo ci indica che in un futuro non molto lontano l’uso terapeutico della salvia potrà verosimilmente essere esteso al campo della neuroprotezione e del trattamento del decadimento cognitivo.
Come dico sempre, la natura è dalla nostra parte; siamo noi che quasi mai siamo dalla sua.
Per questa settimana dal mio angoletto è tutto.
#prendetevicuradivoi
Dr.ssa Claudia Cocuzza