Conversazioni di viaggio “ad alta voce”: per tutti quelli che…
Viaggiando s’impara. E anche se il viaggio è breve, una volta usciti di casa, anche solo per andare al lavoro, ci interfacciamo col mondo e i suoi abitanti.
Ognuno meravigliosamente diverso, ma con esperienze e sentimenti comuni. Un giorno qualsiasi, ho cominciato a scrivere quello che vedevo e sentivo.
E questa è un’ode per tutti quelli che:
Si scelgono il posto in treno, e matematicamente c’è sempre qualcuno che glielo prende chiedendo “Fa lo stesso?”
La mattina sono sempre in ritardo.
Quando sono in ritardo, è puntuale il treno o l’autobus e quando sono in anticipo, sono in ritardo i mezzi.
Scelgono sempre la coda sbagliata.
Quando hanno fretta, trovano sempre l’uomo col cappello al volante nella macchina davanti.
Non riescono a dire di “no”.
Fanno shopping e, quando tornano a casa, non si “vedono con niente”.
Beccano sempre col mignolo gli angoli del letto, della scrivania, del divano e del tavolo.
Organizzano le ferie per tutti, perché gli altri non hanno voglia, e poi c’è sempre qualcuno che si lamenta.
Dicono sempre “a me fa lo stesso” e non si decide mai dove andare.
Sempre pazienti e accomodanti: una volta che perdono la calma, viene detto loro che sono nervosi.
Non vogliono figli, ma in treno e in aereo si curano quelli degli altri.
Single, a cui ai matrimoni viene chiesto: “E tu, quando?”
Stanno ancora insieme, “perché ormai è così”.
Non hanno tempo, e per quelli che di tempo ne hanno (e tanto) ma si lamentano di più. Dedicato alle mamme.
“Non vanno mai in bagno” quando sono in viaggio ma quando finalmente succede, è sempre il posto e il momento sbagliato.
Aspettano l’estate, e poi in ufficio ci sono -20 gradi.
Hanno un capo che capisce meno di loro (cioè tutti).
A cui si apre la valigia per sbaglio, e dentro c’è una scatola di preservativi XXL. Dedicato alla ragazza incontrata in aeroporto.
Dicono con un sorriso “che si adattano”, e sbuffano.
Si fanno “un mazzo tanto” per raggiungere un minimo obiettivo e quelli a cui invece arriva tutto gratis.
Subiscono gli Yes Men… e anche per gli Yes Men, dai.
Per le donne che lavorano con altre donne. Supportatevi.
Si godono quei giorni di silenzio in casa, dopo aver portato moglie e figli in vacanza.
A cui non arriva mai la pizza, e quando arriva è quella sbagliata. Sono io, sono io! Ma sempre a me!
Si macchiano sempre quando mangiano.
Si chiedono perché le persone con l’alito pesante ti parlino sempre davanti alla faccia.
A cui offri una mentina e ti chiedono “Ho l’alito pesante?”.
Si chiedono come uno possa puzzare già alle sette del mattino nella metro.
I belli e le belle non convenzionali.
Sembra che ce l’abbiano solo loro.
Hanno l’inciucio in azienda, ma non lo sa nessuno (a parte tutti).
“Per quelli come noi”, cui serve una settimana per recuperare un sabato sera.
Usano la cyclette come porta abiti. Dedicato a mia sorella.
Servono un cliente per due ore, e poi ricevono un “ci penso”. Dedicato a quelli che ci pensano troppo.
In vacanza si portano via la casa e poi si mettono sempre le stesse cose.
In vacanza puliscono l’appartamento già pulito.
Prendono il sonno in divano e non vedono mai la fine del film e… a quelli che non arrivano nemmeno alla fine del primo tempo.
Hanno paura di una relazione stabile, quindi viaggiano tanto.
Piangono per amore, dicendo “non ci ricasco più”. Credeteci.
Non hanno voglia di parlare e trovano sempre qualcuno che comincia a chiacchierare.
Hanno la fortuna di viaggiare per lavoro e possono vedere stazioni aereoporti e alberghi, alberghi stazioni e aereoporti, aereoporti alberghi e stazioni.
Leggono il paragrafo e si accorgono che pensano ad altro o rileggono la stessa riga del libro almeno venti volte.
Credono che il treno passi sempre due volte, anche se è un regionale.
Non usano mai l’ombrello.
In treno dicono “Mollo tutto e vado a vivere su un’isola” e l’amico veneziano risponde “Varda che Venessia ze un’isoea, che no ve vegna in mente de venir a viver tuti qua!“. (trad. Guarda che Venezia è un’isola, che non vi venga in mente di venire a vivere tutti qui!).
Cui hanno chiesto in treno “Ti sei mai innamorata?” E ha risposto “Sì, di Giorgio, il mio cane”.
Una menzione speciale all’uomo che, a un “Ti amo”, ha risposto “Mi parte l’aereo”.
Andrea Colombera