Là, dove scorre il Nilo bianco

Lo dico sempre. Quando si viaggia in Africa le partenze sono all’alba o addirittura quando è ancora buio. Le ragioni sono diverse ma tutte da non trascurare. Ci si muove presto per avere 12 ore di luce che consentono di orientarsi meglio, di verificare lo stato delle piste e, se si è in cerca di animali, le prime ore del mattino e quelle del primo pomeriggio sono le migliori per osservarli in attività. Così, ancora una volta, riprendiamo il nostro viaggio che è buio. Il cielo stellato, l’aria tersa mette in mostra la Via Lattea che sembra aprirsi la strada fra milioni di stelle lucentissime.

Quasi all’orizzonte ecco l’inconfondibile aquilone, la straordinaria costellazione della Croce del Sud.

Il nostro viaggio in Uganda per raggiungere il Nilo comincia nel Parco Nazionale Queen Elisabeth a sud ovest della capitale Kampala. Ma vediamo meglio il percorso di questo straordinario fiume.

Uganda. Là dove scorre il Nilo bianco

Il Nilo Bianco nasce dal lago Vittoria [1]. E per questo, nel primo tratto, viene chiamato “Nilo Vittoria”. Il fiume prosegue la sua corsa a nord ovest, sempre in territorio ugandese, poi devia ad ovest poco prima di confluire nel lago Alberto[2]. Lasciato il lago, il Nilo prende il nome di Nilo Alberto, scorre a nord fino a raggiungere il Sudan da dove, con il nome locale di Bahar al Jabal, ovvero “il fiume della montagna”, raggiunge la capitale Khartum, unendosi al Nilo Azzurro proveniente dell’Etiopia. Il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro formano così il grande Nilo che, dopo aver bagnato le terre d’Egitto, sfocia nel mediterraneo generando uno dei delta fra i più grandi al mondo, che si estende per oltre 240 chilometri da Alessandria d’Egitto a Port Said. Un fiume che è un vero e proprio libro di storia!

“Il Nilo, oltre ad aver contribuito a dare vita, a partire dal IV millennio a.C., alla ben nota e giustamente famosa cultura egiziana, ha da sempre svolto un ruolo di raccordo tra l’entroterra africano, il Mediterraneo e, attraverso esso, l’Europa e il Vicino Oriente. La valle del Nilo è da sempre un lungo corridoio, utilizzato fin dalla preistoria dai primi uomini per dirigersi verso il Vicino Oriente e l’Europa. Con l’inaridimento delle regioni circostanti il Nilo, le interazioni tra le popolazioni di queste regioni ormai desertiche e quelle della valle si sono intensificate, rendendola un crogiolo di culture ed idee, che pure hanno contribuito alla stessa civiltà faraonica. In epoche più vicine, lungo il Nilo viaggiarono non solo merci e materiali (molti dei capolavori dell’arte egiziana sono stati realizzati con materiali provenienti dal Sud) ma ancora e sempre di più culture ed idee. E, fin dall’antichità, seguendo le merci, le idee sono arrivate molto lontano: il culto isiaco, ad esempio, si è così diffuso dal cuore dell’Africa, nell’alta valle del Nilo, fino alle regioni più settentrionali del mondo romano. Al di là dell’impostazione celebrativa e trionfale dei monumenti reali, lo stesso Egitto fu allora pronto ad accogliere idee e stimoli provenienti dal Nord e dal Sud e a inserirli organicamente nella sua cultura. I viaggi lungo il Nilo, giustificati inizialmente dagli intenti commerciali, si sono dunque da subito trasformati in un’occasione di incontro e confronto tra culture, di proficua ibridazione. A ciò si è precocemente aggiunta la naturale curiosità, prima di tutto degli stessi Egizi e poi, via via, dei Greci, dei Romani e degli esploratori ottocenteschi, per il grande fiume e la sua piena, mistero di rigenerazione annuale e perciò rivestita di simbolismi di speranza e rinascita per gli stessi uomini. [3]

Ma al di là dell’importanza del fiume sotto il profilo storico, gran parte delle terre che bagna e che lo circondano, specialmente in Uganda, sono davvero un paradiso terrestre, dove la natura dà il meglio di sé. È la stagione delle piogge e minacciose nubi si muovono mosse dal vento. Temporali si alternano ad ampie schiarite regalandoci meravigliosi giochi di luce sulla savana.

Poco dopo l’ingresso al parco cominciano a vedersi branchi di antilopi, giraffe, elefanti e bufali.

Le soste sono continue per ammirare questi straordinari animali. Ci accompagnano per tutto il viaggio fino a che raggiungiamo il Canale Kazinga che collega i laghi George ed Edouard a sud ovest di Kampala. Qui a bordo di una imbarcazione navighiamo lungo questo straordinario canale. 

La navigazione ha inizio con una pioggia battente ma non per questo lo spettacolo della natura che ci circonda è meno incantevole.  La guida è molto abile e ci permette di avvicinare un branco di ippopotami. Ci fermiamo ad osservarli in totale silenzio. Il branco ha un gran da fare. Diversi ippopotami escono dall’acqua per brucare la rigogliosa erba delle rive. Di tanto in tanto si fermano per osservarci ma poi riprendono la loro attività richiamandosi con continui versi simili a forti muggiti.  Presenti sulla terra da milioni di anni, questi animali raggiungono un metro e mezzo d’altezza e fino oltre 4 tonnellate di peso!  Gli antichi egizi li veneravano come creature benefiche e frequenti sono i bassorilievi di questi animali nelle tombe egizie. Goffi, direi anche buffi, simpatici, questi animali ispirano tenerezza ma non bisogna mai sottovalutarli perché sono fra i più pericolosi dell’Africa e quelli che hanno fatto registrare più attacchi all’uomo, spesso letali. Molto protettivi verso i loro piccoli e territoriali, non esitano ad attaccare imbarcazioni se si sentono minacciati. Benché molto grandi gli ippopotami sono estremamente agili e a terra, se caricano, possono raggiungere i 30 chilometri l’ora e, con altrettanta agilità, salire sulle rive o tuffarsi in acqua. Ma rispettando il loro habitat e avvicinandosi con cautela offrono degli autentici straordinari spettacoli nelle loro continue instancabili attività. Un maschio ed una femmina sulla riva stanno per guadagnare il fiume quando si fermano davanti ad un albero. Vogliono brucare ancora, ma la scena è straordinaria perché proprio su quell’albero numerosi uccelli tessitori dal piumaggio giallo intenso stanno volando freneticamente per completare i loro nidi. Poco distante un martin pescatore spicca il volo per poi atterrare su un ramo davanti a noi mettendo in mostra la sua preda, un piccolo pesce.

Dopo una grossa insenatura ecco un branco di bufali che ozia sulle rive del fiume mentre qualcuno si rotola nel fango per liberarsi dai fastidiosi parassiti. 

Poi, all’improvviso, non lontano dall’imbarcazione sbuca come per incanto un grosso elefante. Era sott’acqua e teneva fuori solo l’estremità della proboscide per respirare.

L’animale con un barrito si gira verso di noi, ci osserva, scuote violentemente la proboscide sull’acqua come fosse un avvertimento di non disturbarlo e guadagna la riva.

La pioggia adesso è battente. L’elefante afferra con la proboscide i teneri rami di grandi cespugli e comincia a mangiare.  La proboscide, composta da oltre centomila muscoli ha numerose funzioni fondamentali.  Quest’organo straordinario consente all’animale di bere, esplorare l’ambiente che lo circonda, emette suoni non percettibili all’uomo per restare in contatto con altri branchi, rompere rami o alzarli da terra per mangiare. Non di rado si vedono elefanti che si alzano sulle zampe posteriori e con la proboscide afferrano appetitosi rami sulle cime degli alberi. Ma l’elefante usa la proboscide anche per giocare, accarezzare i piccoli, intrecciarla con quelli di altri branchi per comunicare, raccogliere e spruzzare acqua sul corpo per rinfrescarsi.

Il viaggio prosegue verso nord. La pista è in ottime condizioni e la rigogliosa boscaglia di un verde abbagliante ai lati della strada, di tanto in tanto, lascia spazio ai bellissimi erythrina, gli alberi del corallo, dai fiori rosso sangue.

Bufali, antilopi, elefanti, giraffe, zebre ma anche qualche leone, ci accompagnano per un lungo tratto. Le ore sembrano volare. Circondati da tanta bellezza non ci rendiamo conto del tempo. 

Qualche ora e raggiungiamo le cascate, Murchison o Kabalega, del Nilo Bianco. Mi fa sempre effetto vedere questo grande fiume il cui percorso è un libro di storia! I primi a scrivere delle cascate furono i romani che, intorno al 62 d.C., sotto l’imperatore Nerone, organizzarono una spedizione per scoprire le sorgenti del Nilo Bianco… “Ibi, inquit, vidimus duas petras, ex quibus ingens vis fluminis excidebat”.[4] Testimonianza dell’importanza ed interesse che rivestiva nell’antica Roma il fiume Nilo è il bellissimo Mosaico del Nilo (II-I secolo a.C.), custodito nel Museo archeologico di Palestrina. Fu poi nel 1864 il grande esploratore Samuel Baker a dare il nome alle cascate in onore di Roderick Murchison, presidente della prestigiosa Royal Geographic Society.

Raggiungiamo a piedi le rive del fiume che è in piena per le abbondanti piogge di questo periodo. Le acque scorrono veloci, impetuose, roboanti, incutono rispetto, timore, ma anche un grande fascino. Poi il fiume si restringe attraversando una stretta di rocce dalle forme bizzarre, levigate nei secoli dall’acqua, e si libera con un grande salto di oltre 40 metri formando le cascate Murchison per poi riprendere la sua corsa verso il lago Alberto. Poco a valle delle cascate il rombo delle acque diventa un rumore lontano, di sottofondo, lasciando lo spazio al canto dei tanti uccelli che popolano la rigogliosa e fitta boscaglia sulle rive del fiume.

Qualche ora dopo, finalmente siamo nuovamente a bordo di una piccola imbarcazione, navigando sul mitico Nilo Bianco! O meglio sul Nilo Alberto. È uno dei luoghi fra i più belli che abbia visto in Africa. La barca scorre lenta consentendoci di assaporare l’incontaminata straordinaria natura che ci circonda.

Sulle rive magnifiche gru coronate, ibis, antilopi, elefanti. È un susseguirsi di animali che ci circondano. Una magia.

Raggiungiamo dei banchi di sabbia al centro del letto del fiume letteralmente coperti da centinaia di strenne. Ad un impercettibile ma preciso comando gli uccelli prendono il volo tutti insieme. È cominciata la caccia. Devono aver individuato un branco di pesci. Così tutte in formazione le strenne si librano nel cielo prima isolandosi per scrutare il letto del fiume, poi compattandosi dando vita a complesse evoluzioni per poi planare repentinamente sul pelo dell’acqua ed afferrare i piccoli pesci che nuotano in superficie. Uno spettacolo emozionante. Le strenne continuano i loro voli acrobatici e sono indeciso se riprendere la scena o osservare senza distrazioni, lasciandomi trasportare dallo spettacolo a cui sto assistendo. Fare delle riprese dalla barca in movimento con pochissimo spazio per muoversi, con gli uccelli che sfrecciano da una parte all’altra non è cosa semplice. Ma il pensiero di poter “catturare” questo momento unico per poi poterlo rivedere e riviverlo, almeno in parte, prevale su tutto. 

La barca adesso costeggia la riva. I grandi frutti della kigelia africana (detti “alberi delle salsicce” per la forma delle loro grandi bacche) pendono sul pelo dell’acqua come fossero un ornamento del fiume, altri alberi, più grandi, ci regalano un po’ d’ombra mentre alcune scimmie guereza o colobo dal mantello bianco e nero appollaiate sui rami ci osservano curiose.

Davanti a me in lontananza vedo il luccichio dei vetri del fuoristrada che ci attende. L’avventura sul Nilo sta volgendo al termine ma non il nostro viaggio… ci aspettano i gorilla di montagna!

Caluma Carlo Franchini

[1] Il primo europeo a scoprire il lago fu John Hanning Speke, un esploratore britannico, che nel 1858 ne raggiunse la costa meridionale, durante un viaggio esplorativo intrapreso insieme a Richard Francis Burton  con lo scopo di trovare la sorgente del Nilo, … credendo di aver trovato la sorgente del Nilo (successive esplorazioni dimostrarono che aveva ragione), e vedendo questa ampia distesa d’acqua per la prima volta, Speke diede al lago il nome di Vittoria in onore dell’allora sovrana del Regno Unito. Fonte: https://www.wikiwand.com/it/Lago_Vittoria

[2] Il lago Alberto, o Alberto Nyanza, … è uno dei grandi laghi africani,…lungo circa 160 km e largo 30 km, Nel 1864 l’esploratore inglese Samuel Baker  con la moglie scoprì il lago, senza navigarlo, e gli diede il nome di Alberto in ricordo… del Principe Alberto di Sassonia consorte della Regina Vittoria … Nel 1875 l’esploratore italiano Romolo Gessi … fu il primo a circumnavigare per intero il lago. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Lago_Alberto

[3] Tratto dalla mostra presso l’Accademia d’Egitto in Roma: “L’Egitto ponte fra due mondi”, diario di un viaggio dalle sorgenti del Nilo ai lidi del Lazio”. Progetto a cura di Carlo Franchini, Università degli Studi di Napoli l’Orientale e Web Technet – 2017

[4]Lì vedemmo due rocce, dalle quali scrosciava con impeto una grossa vena” … Seneca: Questioni naturali, libro VI