Dopo aver lavorato e visitato la splendida Panama, ho preso un volo che mi ha portato a Ciudad de Guatemala (Città del Guatemala). Avevo letto dello splendore di questa terra, dei suoi vulcani, delle sue foreste e della sua gente. Il popolo Maya ha qui radici molto profonde.
In fase di atterraggio, ho guardato fuori dal finestrino e il panorama, con il lago e i vulcani, mi ha stregato. Una volta atterrato, sono stato accolto da quello che è il calore e la gentilezza dei Guatemaltechi. Come molte grandi città del Centro e Sud America, mi era stato detto di stare attento ai movimenti da solo e soprattutto serali. Infatti, una volta arrivato in hotel, ho come sempre lasciato tutto e sono corso a vedere la città. Per quanto si viaggi molto, o meglio, si viaggiasse molto, il sonno o la stanchezza non mi hanno mai fermato dallo schizzare fuori e vedere il mondo.
Ciudad de Guatemala (Guate) è la città più popolosa del Centro America, con più di 4 milioni di abitanti. Si trova in una valle (La Ermita), a 1500 metri, attorniata dai vulcani Fuego Agua e Pacaya.
È stata fondata dagli Spagnoli, sulle rovine di un antico insediamento Maya. Mi sono fatto portare dal mio primo amico della città, Carlos, l’autista di Uber (dato che non mi hanno lasciato prender i mezzi pubblici), nella piazza principale: Plaza Mayor (de la Constitucion) o più comunemente chiamata Parque Central. Nella Zona 1, è la piazza principale, da dove è partita la costruzione della città. Vieni subito impressionato dal “Palacio Verde”, Il Palazzo Nazionale, una volta sede del Presidente.
È il palazzo da cui partono tutte le strade, dove si trova anche un punto conosciuto come il Km zero. L’ampiezza della piazza è spettacolare, con la splendida Cattedrale che è sopravvissuta a incendi e terremoti devastanti, il Portal de Commercio, i portici dei Panettieri (dove mangiare qualche prelibatezza al volo) e, dietro la cattedrale, il coloratissimo Mercado Central.
Ora, io impazzisco per mercati e mercatini. Credo siano il cuore di qualsiasi città. Cosa c’è di più bello del passeggiare all’aria aperta, osservando prodotti tipici, annusando spezie e profumi magari nuovi. Già è bello farlo nella propria città, figuriamoci quando siamo all’estero e in un Paese come il Guatemala. Qui i colori e l’artigianato ti assalgono, ti ammaliano e ti fanno comprare un’altra valigia, perché quella con cui sei arrivato non basta.
Mi ricorda quella volta che in Messico, altro posto dove l’arte locale ti fa innamorare, ho comprato (oltre a tanti altri pezzi d’artigianato) sei arazzi e avevo solo il bagaglio a mano. Per cui, per montare in aereo, gli ultimi due, sono finiti sulle spalle, tipo venditore ambulante. Uno lo diedi a una collega e ancora oggi non so come ho fatto a far stare gli altri nel trolley. Sappiamo tutti, comunque, che magie si riescono a fare quando hai comprato troppe cose e devi portarle a casa.
Il Mercado Central è uno di quei posti dove ti dicono di stare sempre all’occhio ma i tuoi occhi sono avvolti in una magia di gente, colori e folclore, che ti portano in un’altra dimensione. Compreresti tutto.
Con il mio amico Carlos, in macchina, a un certo punto vedo in lontananza una torre che mi ricorda la Torre Eiffel. Una di quelle cose che ti portano a sgranare gli occhi perché non capisci se hai visto giusto.
È la Torre del Reformador, una mini Torre Eiffel, mi dice Carlos, che svetta nella Zona 9 della città. Nella Zona 10 trovate il Museo Ixchel del Traje Indigena, museo Maya. Nella mitologia, Ixchel era la moglie del Dio Maya del cielo, del sole, dei fulmini e lei stessa Dea (Dea giaguaro) della fertilità, della medicina e delle arti tessili. Definita anche Dea della Luna. Il suo nome significa “donna arcobaleno”. Vicino trovate anche il museo Popol Vuh, il museo con una delle più vaste collezioni d’arte Maya.
Ho fatto un pisolino nel pomeriggio, grazie al fuso orario, il mio corpo alle 17 credeva fosse l’una di notte e l’ho assecondato. Alle 8 ero pronto a uscire per mangiare un boccone e sebbene il mio hotel fosse in una zona tranquilla (secondo le indicazioni ricevute), alla reception mi hanno detto assolutamente di non uscire da solo, in passeggiata alle 8 di sera.
Io sarei andato lo stesso ma visto che mi ero appena svegliato, ho pensato che, nel caso, i riflessi non mi avrebbero proprio aiutato. Quindi ho chiamato un altro amico Uber e mi sono fatto portare in una zona della città dove non ero ancora stato. Nella Zona 4, al Cuarto Grados Norte, si può passeggiare in una zona di fabbriche in disuso, che è diventata il centro giovane e trendy della città con bar, ristoranti, locali, street art, centri culturali e gallerie d’arte.
Un po’ una Shoreditch o una Brooklyn Guatemalteca.
Mi sono mangiato tre tacos col pesce e una birra e dopo una chiacchierata col simpatico oste, è tornato l’abbiocco e via a dormire, perfino con l’acquazzone serale da paese tropicale, che ti fa dormire ancora più profondamente. Le zone da evitare come turista, anche atipico, mi dissero essere la 3, 6, 18, 21. Non le ho sperimentate, li ho presi in parola.
Domenica mattina, un sole splendido, destinazione verso un altro patrimonio dell’Unesco: Antigua Guatemala o La Ciudad de Santiago de los de Guatemala. È situata in una zona di montagna, nella valle di Panchoy, circondata dai vulcani. A un’ ora e mezza circa di auto (anche di più, occhio al traffico durante la settimana) da Guatemala City. Era la Capitale del Guatemala ed è stata quasi del tutto distrutta dal terremoto del 1773.
Tre anni dopo la nuova capitale venne spostata e diventò Guatemala City. Gli Spagnoli ordinarono a tutti di lasciare Antigua rasa al suolo ma non tutta la popolazione decise di andarsene. Palazzi coloniali spagnoli, chiese barocche e rovine, di quella che era prima del terribile terremoto, fanno di questo luogo circondato dai vulcani, con il vulcano de Agua che lo sovrasta, un “must” da visitare almeno una volta nella vita.
La mia amica Mirna, prima di arrivare nel centro di Antigua, mi ha portato al Cerro de la Cruz. Una croce di pietra enorme, posizionata su una collina che sovrasta la città. Di fronte il vulcano de Agua, al di sotto le vie, le strade, la Plaza Mayor e la vita attiva di questa città.
Antigua è uno di quei luoghi magici dove devi passeggiare e “perderti” tra le sue vie. Plaza Mayor o Parque Central è il centro della vita di Antigua, con la Cattedrale de San José de Santiago de los Caballeros, annientata dai terremoti, ricostruita nel 1680 e lì ancora oggi con il palazzo dell’Ayuntamiento.
La chiesa di San Francesco, la chiesa di la Merced e la casa Santo Domingo (un hotel museo molto bello da visitare) e il meraviglioso Arco de Santa Catalina, un po’ il punto di riferimento della città di Antigua. Permetteva alle suore di clausura di andare da una parte all’altra del palazzo, senza dover uscire. Una delle meraviglie più fotografate, soprattutto per il vulcano sullo sfondo.
Sulla 3° Avenida Norte, ai piedi delle rovine di una chiesa, c’è un mercato dove ho praticamente preso la residenza. Un mercato di colori, stoffe tessute a mano, coperte, prodotti artigianali, quadri. Non sapevo più dove guardare, tanto ero attratto dalla bellezza unica di questo posto.
La vita, per noi “fortunati”, non è costosa in Guatemala e il valore di questi prodotti fatti a mano è incredibile rispetto a quello che chiedono. Se passate di là, non potete non fermarvi e aiutare queste splendide persone, acquistando i loro prodotti. Anche qui, non so come sono tornato a casa. Il piacere di regalare un pezzettino di quel mondo, alle persone cui voglio bene, mi ha portato a dire: “scusate ma ho finito tutto il contante” e dal nulla, proprio quando pensi di aver finito e che (ignorantemente) la tecnologia non ci sia sotto delle rovine, è uscita Clara che ha detto “non c’è problema, la mia amica ha la macchinetta per la carta di credito” e io che pensavo…
Passeggiando per parecchie ore, colpito dagli abitanti di Antigua, dai discendenti dei Maya, dal panorama, dalle case, dai coloratissimi e particolari “bus di pollo” e visti i quasi 1600 metri di altitudine e il solito fuso orario, mi sentivo un po’ stanco e con un po’ di mal di testa. Parlando con il ragazzo indigeno, da cui stavo acquistando un flauto intagliato con rappresentazioni Maya, mi dice: “hai bisogno di un po’ di peperoncino”. Così, per pochi spiccioli, mi ha portato a comperare del mango fresco, che mi hanno condito con sale, pepe e una polvere di peperoncino finissimo, che mi ha portato a cantare la lirica fino a sera.
Ci sono 21 comunità Maya in Guatemala, più del 50 per cento della popolazione. I Maya del Guatemala sono gli unici che costituiscono, in una Repubblica del Centro America, la maggioranza della popolazione. Una visita non basta a questo splendido e unico popolo. Le nuove tecnologie hanno portato ultimamente alla scoperta di insediamenti Maya nascosti nella giungla, enormi piramidi mimetizzate tra la fitta vegetazione, città abitate da milioni di abitanti.
Alla ricerca di un mondo perduto e di una delle popolazioni più misteriose della storia. Aspettami Guatemala e mango al peperoncino, appena si riesce, torno ad assaporare il tuo splendido mondo parallelo.
Andrea Colombera