Stiamo affrontando i mesi più freddi dell’anno e anche quelli in cui, in condizioni “normali”, si concentra il picco dell’influenza stagionale.
L’inverno è infatti la stagione in cui risentiamo della sintomatologia respiratoria più frequentemente a causa delle sindromi influenzali, appunto, ma anche di quelle da raffreddamento.
Ma perché ci ammaliamo soprattutto in inverno?
Perché il freddo agisce sulla mucosa delle vie respiratorie provocando:
- Vasocostrizione;
- Rallentamento della clearence mucociliare.
Cerchiamo di capire cosa vuol dire in parole povere.
In condizioni fisiologiche l’aria che dall’esterno viene inspirata per giungere ai polmoni subisce un filtraggio ad opera del rivestimento ciliato presente a livello delle prime vie respiratorie, a partire dal naso fino ai bronchi. L’aria infatti può contenere germi (virus o batteri), pulviscolo atmosferico, inquinanti e allergeni e anche la sua temperatura o il grado di umidità possono essere inadatti ai nostri polmoni, quindi, attraversando cavità nasali, laringe, trachea e bronchi viene ripulita, riscaldata e umidificata correttamente affinché possa raggiungerli in condizioni ottimali.
Il compito dell’epitelio ciliato che riveste questi organi è quindi quello di espellere il muco, prodotto da cellule mucipare opportunamente collocate lungo questo percorso, la cui funzione è quella di inglobare eventuali agenti esterni da espellere, impedendo che raggiungano i polmoni. Le ciglia vibratili spingono infatti il muco in direzione caudo-craniale, ovvero dal basso verso l’alto, in modo che questo venga indirizzato, attraverso la laringe, allo stomaco e lì processato per essere definitivamente smaltito.
Quando fa freddo, il movimento delle ciglia vibratili viene rallentato, il muco non viene efficacemente dirottato verso lo stomaco e quindi eventuali patogeni finiscono per infettarci con la conseguenza delle varie manifestazioni patologiche, dalla tosse al mal di gola fino alla febbre e, nei casi più gravi, bronchiti e polmoniti.
Inoltre il freddo provoca vasocostrizione, quindi una minore circolazione locale di sangue, per cui la mucosa respiratoria risulta indebolita di anticorpi e più vulnerabile all’attacco di patogeni con cui, per quanto abbiamo visto, entra in contatto.
Come abbiamo più e più volte ribadito, il ricorso alla terapia antibiotica per il trattamento dei sintomi influenzali e parainfluenzali è nocivo, oltre che inopportuno, perché in genere alla base non c’è un’infezione di origine batterica ma virale. Diverso è il caso in cui il medico, in presenza di comorbilità o situazioni a rischio, decida di intervenire in prevenzione per scongiurare una sovra-infezione batterica.
Ve l’ho già detto e vorrei evitare di risultare ripetitiva, quindi vi ricordo che l’arma di cui il nostro organismo è dotato per difendersi dall’attacco di agenti patogeni è il sistema immunitario e il nostro obiettivo è prendercene cura e potenziarlo nel corso dell’anno tramite una corretta alimentazione e un’integrazione mirata affinché riesca a fare il suo dovere quando necessario.
Della tosse abbiamo già parlato, quindi oggi mi soffermo sul trattamento di un altro disturbo caratteristico della stagione invernale: il mal di gola.
In realtà non è neanche un sintomo tipicamente invernale, perché il mal di gola è provocato in genere da improvvisi sbalzi di temperatura, quindi dal passaggio da ambienti molto riscaldati/caldi ad altri molto raffreddati/freddi, quindi è un’evenienza che può presentarsi tanto in inverno quanto in estate.
Ovviamente riparare la gola evitando di esporla al freddo è un’accortezza che andrebbe sempre presa, ma se, nonostante la nostra prudenza, avvertiamo ugualmente bruciore e difficoltà a deglutire possiamo ricorrere innanzitutto alle nostre amiche piante.
Gli agrumi contengono Vitamina C, ad azione immunostimolante e citoriparatrice, lo sappiamo, ma vorrei parlarvi un po’ meglio di un agrume in particolare: il pompelmo. L’estratto dei semi di pompelmo presenta un’azione antimicrobica selettiva naturale ad ampio spettro e non interferisce con la flora batterica che compone il nostro microbiota, a differenza degli antiobiotici tradizionali. Esistono diversi farmaci fitoterapici in svariate formulazioni che lo contengono.
È l’ideale quando avvertiamo i primi sintomi dell’influenza o del raffreddore perché ci permette di intervenire evitandone l’esacerbazione.
L’Erisimo, nota anche come “erba dei cantori”, combatte l’infiammazione e gli stati irritativi della gola, oltre ad avere proprietà mucolitiche ed espettoranti.
L’ Echinacea angustifolia è uno stimolante del sistema immunitario, riduce la diffusione di agenti patogeni e accelera la riparazione dei tessuti danneggiati.
L’ Aloe vera ha un’azione lenitiva dovuta alla sua capacità mucoadesiva che gli permette di creare una barriera fisica aderendo alla mucosa, riducendo la sensazione di dolore.
Analoga funzione svolge l’Altea, che viene adoperata anche in formulazioni topiche per il trattamento della pelle secca o sulle ferite, come lenitivo.
L’effetto emolliente è dovuto all’elevato contenuto in mucopolisaccaridi che riescono ad aderire all’epidermide e alle mucose.
Azione antiinfiammatoria hanno infine la Liquirizia, lo Zenzero e il succo di Lampone, che possiamo assumere sotto forma di pastiglie o sciroppi, oltre che come tisane.
Introdurre la giusta quantità di acqua e di fibre e mangiare frutta e verdura di stagione restano il modo giusto per permettere al nostro organismo di essere in grado di affrontare gli attacchi esterni; non dimentichiamolo.
Dal mio angolino è tutto, alla prossima settimana.
Dr.ssa Claudia Cocuzza