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Svastica: simbolo e origini

Svastica: è una parola sanscrita che significa “Di buon augurio”. Niente a che vedere dunque con il simbolismo base del nazismo il quale peraltro si discosta non poco dal simbolo originale. Il simbolo originale di cui stiamo parlando esprime la potente dinamica della Terra.

Difficile a credersi, ma è davvero così. La svastica era davvero un segno di buon auspicio. Ora, riuscirete sicuramente tutti a immaginarvene una: una croce a quattro bracci di uguale lunghezza terminanti con uncini verso destra o sinistra. Ed è proprio da questa immagine mentale che dobbiamo partire per provare a rintracciare le origini di questo simbolo e del suo significato.

La potente dinamica della Terra

Il movimento delle eliche, raffigurate nel simbolo, riproduce la corsa solare, la rigenerazione permanente della Natura. Il numero 16 è il corrispondente grafico della svastica: benché pari, e costituisca un’eccezione alla regola che vuole che i numeri pari siano passivi, esprime uno straordinario dinamismo, uno dei simboli più diffusi.

Il Vaso di Susa (3500-3000 a. C.), conservato a Parigi al museo del Louvre, presenta due svastiche orientate in senso opposto. I due sensi di rotazione sono dunque ammessi. Nondimeno, la svastica induista è levogira (che ruota verso sinistra, dal latino “laevus”, sinistra), mentre il simbolo nazista inverte l’orientamento.

Anche Carlomagno aveva scelto la svastica per emblema, certo a causa della sua forza simbolica. Ma un altro personaggio tristemente celebre, Hitler, ne ha fatto il suo segno distintivo. L’inversione della rotazione fa della croce uncinata il simbolo del trionfo dell’uomo sulle leggi universali, cioè il contrario del significato originale, tratto dalla fantasia megalomane di affermare l’onnipotenza dell’uomo sulla natura: il simbolo dell’uomo che sottomette la natura alla sua legge, “creando” una razza “pura” che sottomette una razza “inferiore”.

Un articolo sul Corriere dell’UNESCO del 1996 riconosce la svastica quale simbolo rappresentante l’emanazione della realtà divinamente ordinata dal Dio supremo. Il 20 febbraio 2008, a coronamento di un solenne incontro a Gerusalemme, il Gran Rabbinato d’Israele (massimo organo dell’ebraismo) e la Hindu Dharma Acharya Sabha (massimo organo dell’induismo, costituito nel 2003) siglarono una dichiarazione comune in cui riconobbero le similarità tra le due tradizioni, innanzitutto la comune fede in un essere supremo sia nel suo aspetto immanifesto che nel suo aspetto manifesto, e al punto 7 diedero atto che la svastica è un antico simbolo religioso il cui utilizzo da parte del nazionalsocialismo tedesco fu assolutamente improprio.

Conclusioni

Rallegriamoci dunque: la svastica non è quel simbolo tabù da rinnegare e rifiutare a priori in quanto trasuda di un recente passato violento e totalitario, così come il crisantemo non è fiore di morte, ma in tutto il mondo indica gioia e convivialità (tranne che in Italia). Non è dunque simbolo di morte , né di sopruso: è sempre stato un simbolo di buon augurio, così come recita l’etimologia stessa: dal sanscrito svastika स्वस्तिक , “oggetto di buon auspicio”. Ma l’idolatria dei simboli è difficile da sradicare: non ci riuscì neppure Mosè! Ma questa è un’altra storia.

Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico

fonti: libro “Simboli, miti, credenze” di Corinne Morel, Wikipedia