Giulia: Ciao a tutti! Benvenuti a questo nuovo appuntamento con la rubrica Piccoli Lettori… come me!
Argo: Ciao Giulia! Di cosa parliamo oggi?
Giulia: Oggi continuiamo la nostra analisi della pentalogia di Dan Brown che ha come protagonista il professor Robert Langdon. Ricordi? Ne avevamo parlato qualche tempo fa.
Argo: Sì, ricordo. Ho già letto Angeli e Demoni, il primo volume: è stupendo! Non vedo l’ora di sapere cosa viene dopo!
Giulia: Avrai sicuramente sentito parlare de Il codice da Vinci, uno dei thriller più letti al mondo.
Argo: Sì, certo.
Giulia: Ecco, questo è il volume successivo.
Argo: Wow! Presentalo ai nostri amici.
Giulia: Il codice da Vinci (The Da Vinci Code)è il quarto romanzo thriller scritto da Dan Brown, la sua opera di maggior successo. Pubblicato nel 2003, vanta più di 80 milioni di copie vendute, classificandosi come best seller internazionale.
Tramite una scorrevole trama gialla, il romanzo richiama in chiave critica la condotta della Chiesa Cattolica. Robert Langdon, professore di storia dell’arte presso l’università di Harvard e esperto di simbologia religiosa, si ritrova per la seconda volta coinvolto in un caso di omicidio, attorno a cui ruotano oscuri misteri e antiche leggende. Inizia così un’intrigante caccia al Sacro Graal, il leggendario calice in cui Gesù, in occasione dell’ultima cena, avrebbe trasformato il vino in sangue, tra Parigi e Londra.
Argo: Da quanto hai detto, posso intuire che questo romanzo sia molto simile al suo prequel: Angeli e Demoni.
Giulia: Sì, hai detto bene: la struttura e l’intreccio sono pressoché gli stessi. Per fare un esempio, entrambe le storie si aprono con Robert Langdon che viene contattato nel cuore della notte con una richiesta urgente di recarsi sulla scena del delitto.
Argo: Vorrei specificare che quanto hai detto, la richiesta che arriva a Langdon, sotto varie forme, di recarsi sulla scena del delitto è tecnicamente chiamata inciting incident o trigger, ovvero “evento scatenante”. Si tratta, appunto, della chiamata all’azione verso il protagonista, l’evento che rompe l’equilibrio quotidiano e lo spinge ad entrare in azione, dando inizio alla narrazione. Ogni tipo di storia si apre con questo evento, che deve verificarsi il prima possibile, in modo da non annoiare il lettore.
Giulia: Ben detto! Se una storia si limita alle narrazioni quotidiane, in cui tutto è sempre tranquillo, è noiosa e non ha motivo di essere raccontata. Tornando al discorso di prima, un altro elemento caratterizzante dei due romanzi è il riferimento a fatti storici reali, che si intrecciano a leggende secolari. L’autore trae ispirazione dai miti e li plasma fino a incastrarli nella storia reale, rendendo il tutto verosimile. In questo caso, i soggetti sono Gesù Cristo, Maria Maddalena e il Priorato di Sion, organizzazione custode di pericolosi segreti che avrebbe dovuto proteggere la loro discendenza fino ai giorni nostri.
Argo: Tramite queste “manipolazioni” della storia, Dan Brown critica la Chiesa cattolica contemporanea e il suo modo di porsi nei confronti della società e del progresso scientifico.
Giulia: Esattamente. Anche il genere di narratore è lo stesso: in terza con focalizzazione interna variabile. Ricordo che la focalizzazione interna variabile è un tipo di narrazione che viene svolta, a turno, dal punto di vista di tutti i personaggi. In questo modo, il lettore può “entrare” nella mente di tutti e immedesimarsi nei loro pensieri e sentimenti, in modo da avere una visione più completa della storia.
Argo: Secondo me, questo tipo di narrazione è molto funzionale al genere del thriller, perché cambiando spesso punto di vista e addirittura scena è possibile formare molta suspense, anche attraverso espedienti narrativi quale il cliffhunger.
Giulia: Concordo. Amici, per oggi concludiamo qui. Non mancate al prossimo appuntamento!
Argo: Alla prossima!