Giulia: Ciao a tutti! Benvenuti a questo nuovo appuntamento con la rubrica Piccoli Lettori… come me!
Argo: Ciao, amici! Giulia, cosa hai letto in questa settimana?
Giulia: Ho approfondito la lettura di alcuni racconti di H.P. Lovecraft, leggendone anche l’adattamento manga del fumettista giapponese Gou Tanabe.
Argo: Mi piace questo metodo! Lo consigli ai nostri Piccoli Lettori? Perché?
Giulia: Sì, lo consiglio, se si vogliono conoscere meglio le opere di Lovecraft: il linguaggio può risultare complicato perché l’autore fa ricorso a termini tecnici o desueti per il lettore contemporaneo, il che non aiuta di certo la comprensione. Leggendo la versione a fumetto, tutto è più chiaro: la trama diventa lineare, perché non ci sono espedienti narrativi che alterano l’ordine cronologico; il linguaggio è più semplice e vediamo i paesaggi e i personaggi, invece di limitarci ad immaginarli; anche se il bello di leggere un romanzo è che il lettore può dare sfogo all’immaginazione.
Argo: Concordo pienamente: la lettura del manga tratto da Le Montagne della Follia mi ha aiutato a comprendere l’originale! Ora ci dici cos’hai intenzione di presentarci?
Giulia: Signore e signori, ecco a voi Il colore venuto dallo spazio, di Howard Philips Lovecraft!
Argo: Wow, grazie a Lovecraft mi sto appassionando all’horror e al fantascientifico!
Giulia: Ne sono felice! Anch’io ho scoperto un nuovo genere narrativo, che non credevo potesse piacermi.
Argo: Puoi raccontarci qualcosa sulla trama?
Giulia: Sì, certo! Un forestiero si reca nei dintorni di Arkham per lavoro. Subito viene colpito dalla caratteristica del luogo: una grande macchia di cenere grigia, su cui sorgono le rovine di una fattoria, ricopre la valle. È totalmente priva di vegetazione, come se lì vi fosse stato un incendio, e anche i raggi del sole che la raggiungono sembrano innaturali. Sul quel posto girano strane voci. Il forestiero, incuriosito, fa visita al vecchio Ammi Pierce, noto nel villaggio per i suoi racconti bizzarri, che gli narra la storia della famiglia che abitava quella fattoria.
Argo: Le storie di Lovecraft sono autentici incubi, il paradiso dei P.A.H (Piccoli Amanti dell’Horror), come noi!
Giulia: Ben detto! Evviva i P.A.H!
Argo: Prima hai menzionato “Arkham”. Dove si trova?
Giulia: È una città immaginaria collocata nel Massachusetts, negli Stati Uniti, apparsa in molte opere di questo autore e famosa soprattutto per essere sede della Miskatonic University.
Argo: Ecco perché mi è familiare! Come sono luoghi e come si adattano al genere?
Giulia: Le vicende si svolgono sia in spazi aperti che chiusi. Sono per lo più abbandonati, vecchi e decadenti o ricchi di elementi spettrali, così da incupire l’atmosfera. Le ambientazioni sono realistiche o verosimili: un fantascientifico non deve per forza svolgersi in scenari fantastici.
Argo: E i personaggi?
Giulia: Ci sono uomini e mostri. Gli uomini, essendo descritti superficialmente e non dialogando tra loro, sono piuttosto “piatti”; i mostri sono descritti molto accuratamente, tanto da materializzarsi quasi davanti agli occhi del lettore, come se non stesse leggendo ma guardando fotografie.
Argo: Approfondisci la parte delle descrizioni.
Giulia: Le descrizioni fanno sì che il lettore assista alla storia quasi in prima persona, poiché coinvolgono tutti i sensi. Quelle degli ambienti sono molto dettagliate, al contrario di quelle di alcuni personaggi. Contengono varie figure retoriche e molti attributi e sono spesso accompagnate dai commenti del narratore, che riporta esattamente le sue emozioni davanti a ogni elemento, in modo da rendere il racconto più realistico e suscitare ansia al lettore.
Argo: Tipico dello stile di Lovecraft; e suppongo che neanche i dialoghi siano presenti, come in quasi tutte le sue opere.
Giulia: I dialoghi, invece, ci sono, sebbene non siano predominanti. Spesso le parole dei personaggi sono riportate inizialmente sotto forma di discorso diretto, ma l’autore conclude utilizzando la forma indiretta. Questo può sembrare strano al lettore di oggi, abituato a vedere la scena attraverso i dialoghi piuttosto che a sentirsela raccontare.
Argo: E com’è il narratore?
Giulia: Il narratore è interno, quindi narra in prima persona.
Argo: Il linguaggio è adatto ai Piccoli Lettori?
Giulia: È poco scorrevole, formale e coerente al periodo in cui il racconto è stato scritto, ma un Piccolo Lettore amante della letteratura d’inizio novecento potrebbe leggerlo, pur con qualche difficoltà. Ad ogni modo lo consiglio, perché anche questo contribuisce ad arricchire il nostro bagaglio culturale.
Argo: Ecco perché vi consigliamo di leggere anche i manga: vi faciliterebbero lo studio e vi divertirebbero di più! Però, ricordate che è sempre bene leggere gli originali. A proposito, ci sono molte differenze tra la graphic novel e il romanzo?
Giulia: No: l’ordine cronologico della vicenda non viene modificato e tutto resta inalterato. Naturalmente, i dialoghi sostituiscono i discorsi indiretti e le immagini rimpiazzano le sequenze descrittive e d’azione. Il narratore resta interno e vengono riportate intere frasi dall’originale. Il linguaggio è contemporaneo e più scorrevole.
Argo: Che caldo! Mi è venuta voglia di andare a fare un riposino! Amici, io scappo!
Giulia: È sempre il solito Argo! Però, ha ragione: questa temperatura fa venire sonno! Lo raggiungo!