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Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde

Giulia: Ciao a tutti! Benvenuti a questo nuovo appuntamento con la rubrica Piccoli Lettori… come me!

Argo: Ciao! Giulia. Ora che hai concluso il ciclo di Lovecraft, di cosa ci parli?

Giulia: Ho scelto di rimanere sul genere horror e ho letto Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde di Robert Louis Stevenson.

Argo: Wow, ne ho molto sentito parlare, e avevo intenzione di chiederti qualcosa in proposito!

Giulia: Sì, è molto famoso.

Comincio parlandovi dell’autore. Stevenson nacque a Edimburgo nel 1850. Studiò legge e ingegneria e viaggiò molto tra Francia e America. Durante gli spostamenti si affermò la sua vocazione letteraria: compose molte opere, ispirate dai luoghi che visitava. Nel 1883 pubblicò il romanzo più conosciuto, Treasure island (L’isola del tesoro) e, pochi anni più tardi, dimostrò di essere un abile successore di Edgar Allan Poe con The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde (Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde). Spaziò in più generi, eccellendo in ognuno: horror, avventura e genere storico. Morì nel 1894 nelle Isole Samoa, dove si era recato per motivi di salute.

Argo: Wow! Voglio leggerli tutti!

Giulia: Anch’io! Comincerò al più presto L’isola del tesoro, mi piacciono i romanzi d’avventura.

Argo: Bau! Di cosa tratta l’horror di cui ci parli?

Giulia: L’avvocato Utterson è una persona molto buona, nonostante appaia freddo e taciturno. Una domenica, passeggiando per un quartiere benestante di Londra con un suo amico, viene a conoscenza di una storia assurda, svoltasi in quel luogo: una volta, un tale Edward Hyde pestò una bambina e ne risarcì la famiglia con un assegno firmato da Henri Jekyll, preso da un edificio vicino poco dopo aver commesso il crimine. All’avvocato il nome di Hyde non è nuovo, in quanto beneficiario del testamento di un suo cliente, proprio il dr. Jekyll. Per chiarire la faccenda, Utterson comincia a raccogliere testimonianze su Hyde, parlandone anche allo stesso Jekyll. Secondo l’opinione pubblica, Hyde è un tipo losco e deforme, che si muove sempre furtivamente. È uno stretto amico di Jekyll. Per Utterson, come per molti altri, la faccenda ha un nonsoché di strano. La malefica stravaganza di Hyde si manifesta ora più che mai, e quando supera la soglia dell’assurdo, Utterson riesce finalmente a far luce sull’orribile segreto che avvolge il legame tra Jekyll e Hyde.

Argo: Nonostante sia un horror, mi fa ridere!

Giulia: Sì, non è opprimente: le vicende sono al confine tra il bizzarro e il pauroso, ma allo stesso tempo intriganti, e fanno sì che venga letto tutto d’un fiato, divertendo il lettore.

Argo: Adoro questo stile! Mi sembra un romanzo molto sostanzioso. Con quali espedienti è scritto?

Giulia: Non sono molti. La “vicenda assurda”, che ho descritto prima, è ovviamente un flashback. Inoltre, l’autore interviene attraverso passaggi meta-narrativi.

Argo: Puoi spiegare a coloro che non hanno letto gli articoli precedenti cos’è una meta narrazione?

Giulia: Certo! È quando il narratore si rivolge direttamente al lettore, rompendo il separé che li divide.

 Argo: Bello! Parlaci delle ambientazioni, spaziali e temporali.

Giulia: Siamo nella Londra ottocentesca. Uomini vestiti con camicie, panciotti e lunghe giacche, con tanto di cilindri, papillon e bastoni da passeggio, gironzolano elegantemente alla luce dei lampioni ad olio della città. Le vie dei quartieri facoltosi, delimitate da botteghe, durante le ore diurne ospitano un intenso traffico di clienti e commercianti, mentre nella notte lasciano spazio ai suoni della natura, creando l’atmosfera perfetta per gli amanti dell’ordine e della quiete. Niente di meglio si adatta a quell’epoca. Sì, le descrizioni degli esterni sono povere di dettagli: non compaiono carrozze trainate da cavalli, strilloni che divulgano urlando le ultime notizie e donzelle che spettegolano sotto gli ombrellini; ma gli interni compensano abbondantemente questa carenza. I protagonisti si muovono in edifici lussuosamente arredati e confortevoli, frequentati da domestici e maggiordomi. Mangiano in compagnia e parlano comodamente, alla potente fiamma del camino. Nel complesso, la periodizzazione è resa bene: si capisce in fretta che la storia è ambientata a Londra, nel XVIII secolo.

Argo: Sono presenti i dialoghi, per completare le descrizioni?

Giulia: Sì, i dialoghi sono presenti, e formano una buona parte della narrazione. Ovviamente, i personaggi parlano con linguaggio coerente a quell’epoca: formale, nei giorni nostri, ma lineare e comprensibile. Arricchiscono le descrizioni e formano caratterialmente i personaggi, facendo sì che esprimano i loro sentimenti e le loro opinioni, non risultando “piatti”.

Argo: E cosa ci dici riguardo al narratore?

Giulia: È onnisciente. Così, il narratore descrive e trasmette le emozioni dei personaggi al lettore; ma, personalmente, io avrei preferito una narrazione in prima, dal punto di vista di Utterson. Ciò ci avrebbe permesso di immedesimarci meglio in lui e di vivere la storia come se fossimo nei suoi panni.

Argo: Anch’io preferisco il narratore in prima persona, soprattutto nei generi che tengono in suspense il lettore.

Giulia: Amici, per oggi ho detto tutto. Tenetevi pronti per la settimana prossima! Ciao!

Argo: Ciao a tutti!