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Epatologia… spicciola

Abbiamo appena salutato il 2020, un anno che non dimenticheremo mai e non ci va di ripetere perché.

Cosa abbiamo fatto per accogliere il nuovo anno? Le restrizioni vigenti non ci hanno dato modo di sbizzarrirci come più ci sarebbe piaciuto, e non è stato possibile festeggiare come siamo sempre stati abituati a fare. E allora, se il concertone in piazza no, se il veglione neanche, se la tombolata con amici e parenti men che meno, una cosa sola ci è rimasta da fare e l’abbiamo fatta: mangiare. Ed è un eufemismo.

Il che non è il peggior dei mali, intendiamoci, ma, passata l’euforia dei giorni di festa, cerchiamo di ritornare alla normalità e, se la nostra normalità non era granché salutare, allora impegniamoci a migliorarla.

Quando abusiamo di cibi grassi, di zuccheri, di carne e di alcolici, ciò che notiamo immediatamente è che abbiamo preso qualche chilo; se lo facciamo occasionalmente, come durante le festività natalizie, allora ci basta metterci a pane e acqua per qualche giorno per depurarci e perdere i centimetri in più attorno al giro vita, ma se ogni giorno per noi è come se fosse festa, almeno a tavola, facciamo attenzione: il grasso non si accumula solo su fianchi, cosce e addome, ma può andare a rivestire anche i nostri organi interni (grasso viscerale) e comprometterne la funzionalità.

L’organo che in questi giorni merita di essere preso in particolare considerazione è il fegato.

Il fegato è una ghiandola situata nella cavità addominale, localizzato tra diaframma, stomaco e colon trasverso. La sua forma è ovoidale e pesa circa 1,5 kg. È a tutti gli effetti una centrale di reazioni chimiche, metaboliche e cataboliche: riceve il sangue proveniente dall’intestino, contenente i prodotti della digestione, e si occupa di processarli per renderli fruibili e poi distribuirli al resto dell’organismo. Attraverso la vena cava inferiore, infatti, i prodotti della trasformazione avvenuta dentro il fegato vengono riversati nell’atrio destro del cuore e da qui immessi nel circolo sanguigno. Dalla digestione originano anche prodotti di scarto (cataboliti) che il fegato ha il compito di trasformare in molecole il meno nocive possibile per l’organismo, in modo da favorirne l’espulsione attraverso la bile.

Il fegato svolge così tante funzioni che è difficile elencarle tutte:

  • Come abbiamo già visto, trasforma i prodotti della digestione affinché tutte le cellule del corpo possano essere nutrite;
  • È la sede della produzione della bile, un liquido di colore giallo-verde composto da acqua, lecitina, acidi biliari e pigmenti biliari, questi ultimi derivanti dal catabolismo dell’emoglobina. La bile ci permette di assorbire i lipidi introdotti con la dieta, tra cui alcune sostanze fondamentali per la vita, quali Vitamine lipofile (Vit. A, D, E, K) e il colesterolo; inoltre permette di eliminare i prodotti nocivi che, tramite la bile, vengono riversati nella cistifellea;
  • È sede di sintesi di proteine, come l’albumina, di fattori di coagulazione del sangue, come l’eparina e il fibrinogeno, del colesterolo e dei trigliceridi, fondamentali per la corretta funzionalità delle cellule;
  • Funge da sede di immagazzinamento: al suo interno avviene la gluconeogenesi, cioè la trasformazione del glucosio in eccesso nel sangue in una molecola di deposito detta glicogeno, e conserva inoltre Vitamina B12, Ferro e Rame.

Ci conviene trattarlo bene, il nostro fegato: se diventa cirrotico, ovvero il tessuto si tramuta in cicatriziale, l’unica possibilità di sopravvivenza è il trapianto. Come fa un fegato a diventare cirrotico? Una delle cause può essere un’infiammazione del tessuto epatico provocata da accumulo di grasso, dovuto all’abuso di alcool e a scorrette abitudini alimentari; la cirrosi può anche essere conseguenza di altre condizioni patologiche, quali tumori o infezioni.

Si è visto che il fegato segue il ritmo circadiano.

Spieghiamo brevemente cos’è.

L’orologio circadiano è un sistema di temporarizzazione biologico endogeno a struttura gerarchica che scandisce la nostra risposta fisiologica all’andamento cronologico giorno/notte.

L’orologio centrale si trova a livello cerebrale, nel nucleo ipotalamico soprachiasmatico, e risponde agli stimoli luminosi provenienti dai neuroni retinici; una volta attivato, invia segnali ormonali o nervosi agli orologi situati negli organi periferici. Anche il momento della nutrizione rappresenta un segnale di attivazione di questi orologi periferici, lasciando presupporre che questi siano suscettibili a fattori metabolici. Uno di questi orologi periferici è situato proprio a livello epatico.

 A cosa ci serve questa informazione? A prenderci cura consapevolmente del nostro fegato e a metterne in correlazione il mal funzionamento con sintomi che potrebbero farci pensare a tutto tranne che alla cattiva funzionalità epatica.

Sappiamo che tra le 13 e le 21 il fegato svolge funzioni di sintesi, mentre di notte, tra l’una e le tre, si occupa di depurare l’organismo dalle scorie.

Parlatene con il vostro farmacista, vi saprà consigliare prodotti di ultima generazione che tengono conto del ritmo di lavoro del fegato.

Come facciamo ad accorgerci che il nostro fegato è in sofferenza?

Ci sono diversi segnali che possono metterci in allarme tossiemia, segnali che spesso non mettiamo neanche in relazione con un possibile sovraccarico di lavoro del nostro fegato (lo stesso discorso vale anche per l’intestino, in quanto entrambi rappresentano i nostri principali organi emuntori).

Facciamo così, io sono al mio banco (virtuale) e voi entrate e mi dite:

«Dottoressa, la mattina mi sveglio e mi sento già stanco.»

Oppure

«Dormo male, mi addormento e poi mi sveglio, tra l’una e le tre.»

O ancora

«Mi sento ansioso, mi irrito facilmente.»

A tutte e tre queste situazioni potrei facilmente associare un sovraccarico epatico.

Voi direte: «Ma che c’entra?»

C’entra, c’entra: quando lavora il nostro fegato per depurarci dalle scorie? Di notte, all’incirca tra l’una e le tre, quindi, se dormiamo male, lamentiamo risvegli notturni, ci svegliamo stanchi e tutto questo influisce negativamente sulla qualità delle nostre relazioni sociali e sulla nostra produttività, potremmo ricondurlo a uno stato di tossiemia.

Ci sono altri sintomi che possono essere indicativi di uno stato tossico che grava sul fegato e anche sull’intestino: a livello cutaneo, ad esempio, con manifestazione di secchezza, irritazione o sfoghi quali dermatiti o eczemi; ritenzione idrica, con gonfiore particolarmente concentrato a livello delle estremità; difficoltà digestive, con gonfiore e pesantezza post-prandiali e irregolarità intestinale.

Come diciamo sempre, la natura può venirci in soccorso, anche e soprattutto a tavola.

Vediamo quali sono gli alimenti amici del fegato.

Ci sono sostanze ad azione detossificante, quali il glutatione, la clorofilla e lo zolfo:

  • Avocado, pompelmi, arance, pesche, anguria, mirtilli, fragole, carote, asparagi, senape e rafano contengono glutatione quindi sono disintossicanti per eccellenza;
  • Bietola, radicchio, broccolo, cavolo nero, cavolo verza, cicoria, cime di rapa, crescione, indivia, rucola, spinaci, carciofi e cetrioli sono ricchi in clorofilla;
  • Aglio, cipolla, rape, ortaggi appartenenti alla famiglia delle crucifere (cavolfiore, cavoletti di Bruxelles, cavolo cappuccio, cavolo viola, rucola, ecc.) sono una buona fonte di zinco, che sappiamo essere inoltre importante per la sua attività a sostegno del sistema immunitario.

L’inositolo (vitamina B7) contrasta l’accumulo di grasso epatico; lo troviamo in cereali integrali, frutta secca oleosa (noci), arance, carne (prediligere carne bianca BIO e limitarne il consumo).

Infine, Vitamina C e bioflavonoidi possono supportare la funzionalità epatica tramite la loro azione antiossidante e antiinfiammatoria; si trovano in agrumi, ciliegie, frutti di bosco (fragole, lamponi, more, ribes, mirtilli), limone, carote, prezzemolo, rucola, curcuma, zenzero.

Poi ci sono dei trucchetti che possiamo mettere in pratica a beneficio della nostra salute, come evitare di fare carico di zuccheri dopo le 16, bere i canonici due litri di acqua il giorno, evitare gli zuccheri raffinati prediligendo quelli integrali e limitare il consumo di carne rossa a una volta la settimana, preferendo le proteine del pesce o dei sostituti di origine vegetale.

Ora, sembra una cosa che si dice così, per dire, ma l’espressione: «Mi fa male il fegato» non è poi così campata in aria: dunque, prendiamoci del tempo per noi, per ciò o per chi ci fa stare bene e, vedrete, anche il nostro fegato ne beneficerà.

Anche per questa settimana dal mio angoletto è tutto.

Vi auguro un 2021 ricco di salute.

Dr.ssa Claudia Cocuzza