La lotteria degli scontrini in farmacia

La farmacia, per sua natura, è un luogo in cui convivono un animo medico-scientifico e uno prettamente commerciale.

Lo so, qualcuno sta già pensando che ce la siamo cercata, che i farmacisti sono stati i primi a snaturare la farmacia permettendo, con gli anni, l’introduzione di reparti via via tra i più disparati, dalla cosmesi ai prodotti per l’infanzia passando per l’alimentazione.

Permettetemi di dire che, a parte farmacie che sono veri e propri bazar ˗ e comunque, anche se io non ne condivido la politica, ognuno a casa propria fa quello che gli pare e che la legge, insieme al codice deontologico, gli consentono ˗ in paesini dimenticati dal mondo, o meglio dalla grande distribuzione, la certezza della presenza di una farmacia, con il suo piccolo o grande assortimento, ha consentito di risolvere non pochi problemi di ordinaria amministrazione.

Perché vi sto tediando con questo discorso?

Perché dal 1˚febbraio è partita la tanto pubblicizzata lotteria degli scontrini e anche la farmacia, come esercizio commerciale, è stata chiamata a adeguarsi.

L’obbligo al momento non c’è, ma il cliente può segnalare all’Agenzia delle entrate l’esercente che non accoglie la sua richiesta di partecipazione alla lotteria, quindi non lo chiamerò “obbligo” ma “calda raccomandazione” sì.

Come funziona la lotteria in farmacia?

La farmacia non è un negozio qualsiasi; in farmacia si va sia per acquistare farmaci sia prodotti non medicinali, pensiamo ai cosmetici, ai prodotti per l’igiene personale, agli alimenti per l’infanzia o per fini medici speciali.

Sappiamo che il cittadino ogni anno, in sede di dichiarazione dei redditi, ha la possibilità di detrarre dall’IRPEF il 19% delle spese sanitarie per la parte eccedente la franchigia, fissata nella somma di 129,11 euro ˗ mio marito è commercialista e lo ringrazio per il suo contributo nella stesura di questo articolo ˗ bene, in farmacia il cliente dovrà scegliere se beneficiare della detrazione fiscale o partecipare alla lotteria degli scontrini: il farmacista non ha la possibilità di inserire sia il codice fiscale sia il codice lotteria: quindi, delle due, l’una.

Inoltre, sono esclusi dalla partecipazione alla lotteria gli importi pagati per ticket e differenze regionali, le spese sostenute in contanti, tutti gli acquisti per cui il cliente richiede fattura.

Ora, io sono un operatore sanitario.

A parte il fatto che mi sento svilita dal punto di vista professionale dall’essere costretta a partecipare a questa situazione che con i miei studi e il mio lavoro non c’entrano niente, c’è un aspetto che mi fa imbestialire tanto come farmacista quanto come cittadina: durante questa pandemia, che sappiamo tutti essere ancora in corso, ho visto gente perdere il lavoro e reagire nei modi più diversi. Alcuni si sono dignitosamente rimboccati le maniche e hanno cercato di trovare una soluzione che gli permettesse di dare sostentamento alla propria famiglia, ma tanti, troppi, hanno cercato fortuna “facile” e si sono definitivamente affossati.

Mi riferisco a chi ha messo il proprio destino nelle mani della dea bendata, fino a dilapidare anche gli ultimi risparmi.

E che fa ora lo Stato italiano?

Pensa bene di arginare l’evasione fiscale incentivando la ludopatia e costringe gli esercenti a essere suoi complici.

Tra parentesi, vorrei vedere uno studio professionale dotarsi di registratore di cassa e partecipare alla lotteria degli scontrini.

Lo vorrei proprio vedere.

Scusate lo sfogo.

Dal mio angoletto è tutto, alla prossima settimana.

Dr.ssa Claudia Cocuzza